ARTE SPIRITUALE: Ad Acquedolci i mosaici di Rupnik.

Il Centro Aletti di Roma ha installato nuove opere in Sicilia. 
La materia diventa arte e offre all'osservatore una catechesi di teologia nella prospettiva della Fede Cristiana.
In Chiesa Madre la grande bellezza.
Il ciclo musivo di Acquedolci è unico nella sicilia nord occidentale e raduna in un unico luogo quattro opere di enorme valore artistico e spirituale.
Si tratta di donazioni dei fedeli.
di Enrico Caiola
Opere di straordinaria bellezza, tripudio di oro e colori ma soprattutto espressione della teologia cristiana. L'arte spirituale di Marko Ivan Rupnik è apprezzata in tutto il pianeta ed ha la finalità non semplice di accompagnare l'osservatore ad una crescita spirituale. Chi visita la chiesa madre di Acquedolci non può che rimanere affascinato dalla grande bellezza di opere uniche al mondo ma ha anche la possibilità di intraprendere un interessante e coinvolgente percorso di fede nella prospettiva della spiritualità cristiana. La comunità del Centro Aletti di Roma ha messo in posa gli ultimi capolavori che sono tra i pochi presenti in Sicilia. Il Centro è una comunità che studia l’impatto tra la fede cristiana e le dinamiche culturali del nostro tempo, tenendo conto della tradizione cristiana dell’oriente e dell’occidente, in modo da poter indicare insieme il Cristo vivente. Incontrandosi tra persone e Chiese, trovando ispirazione nelle tradizioni, facendosi interpellare dalla contemporaneità, prende corpo una teologia che si traduce nella pastorale e una pastorale che confluisce nella riflessione. La creazione artistica contribuisce a dar forma e stimolare una precisa metodologia, di modo che la teologia, la spiritualità, la liturgia, la cultura costituiscano un organismo vivo.
Le dimensioni delle tre opere sono tutto sommato modeste, se paragonate ai grandi capolavori che l'artista ha disseminato in tutto il mondo. Il contenuto teologico è però altissimo, come per tutte le opere del Centro Aletti.
La prima delle nuove istallazioni si trova presso l'Altare della Confessione, nella prima campata della navata ovest , dove ritroviamo la scena del "Padre Misericordioso" che raffigura la conclusione della parabola del Figliol Prodigo. Qui il padre buono accoglie il figlio riconciliato sotto il suo mantello ed è raffigurato nell'atto di mettere l'anello. I grandi piedi dei protagonisti simboleggiano il lungo e difficile cammino intrapreso per raggiungere la meta della riconcilizione; I volti dei due protagonisti sono carichi di tenerezza e si fondono in un unico suggestivo e amorevole sguardo. L'opera è un tripudio di marmi pregiati provenienti dall'Egitto e dalla Libia, dall'Italia e dalla Turchia.
Le altre opere sono state inserite nelle due lune poste ai lati dell'Altare Maggiore. Anche qui ritroviamo le stesse tecniche compositive con marmi pregiati, tasselli in oro e pietre grezze. La lunetta est raffigura il momento della lavanda dei piedi. Gesù cinto da un asciugatoio, preso un catino, si inchina per lavare i piedi al discepolo dimostrando come Lui, che era il Maestro, si fosse reso umile. Nella scena, assieme al Cristo è raffigurato l'apostolo Pietro che, con il dito alzato, tenta di fermare il gesto del Maestro. Questa scena è un tripudio di marmi policromi e tasselli oro e color cobalto.
Tutt'altro tenore assume invece la scena raffigurata sulla lunetta ovest. 
Qui ci viene mostrato l'inedito tema del "Rifiuto di Giuda". Una raffigurazione tra le più rare e drammatiche di Rupnik. Da una parte della mensa è raffigurato Cristo che offre all'apostolo traditore il Pane ed il Vino e sembra quasi esortarlo insistentemente a seguirlo, a ritornare da lui. Dall'altro lato della mensa la scena si fa buia, drammatica, i marmi sono neri e grigi e lo stesso volto di Giuda diventa tetro, con il suo sguardo incattivito ormai perso nella incomprensione del messaggio di amore offerto da Gesù. Giuda rifiuta con la mano l'offerta salvifica del Signore ed è raffigurato mentre si alza precipitosamente dal tavolo per correre via con un sacco pieno di monete che sono il prezzo del suo tradimento. Il sacco, nero come la pece, non ha più nessun valore al confronto del calice in oro sorretto da Gesù ed è più grande della testa dell'apostolo che si allontana e che diventa emblema dell'Umanità del nostro tempo, un'umanità che rifiuta il messaggio di Cristo.
Queste opere d'arte arricchiscono immensamente il patrimonio artistico di Acquedolci e completano quanto era stato realizzato in passato dallo stesso Rupnik per il Battistero della Chiesa Madre (nella foto in basso), con l'opera "Cristo in Gloria" che raffigura il trionfo dell'Agnello con Maria e il Battista nella piazza della Gerusalemme celeste alla fine della storia.




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