Suggestive riprese realizzate da Romualdo Nalli, pilota e operatore di Droni.
Ecco il Castello che racconta la nostra storia affascinante.
Vi mostriamo uno dei gioielli di Acquedolci nella speranza che qualcuno ci aiuti a salvarlo.
di Enrico Caiola
Dal Medioevo tardo al secondo dopoguerra il Castello Cupane di Acquedolci , noto anche come Castello “Larcan-Gravina” (dal nome dei signori che ne furono proprietari tra il XV ed il XVIII secolo) racconta tutte le epoche della storia siciliana, con particolare riferimento al periodo spagnolo. Il nucleo più antico è costituito dalla Torre Atàlia e venne edificato a fine '300 su antiche strutture difensive nei pressi di una "stationes" di epoca romana,che accoglieva i viandanti in cammino lungo la strada Consolare. L'epoca nella quale è stata edificata la Torre (gravemente danneggiata dai bombardamenti e per questo motivo demolita negli anni '60 dello scorso secolo) è l'epoca del Regno di Trinacria, un regno precursore al dominio imperiale spagnolo e riconducibile alla Corona della Catalogna.
La storia della Torre di Acquedolci si intreccia inscindibilmente con le vicende di una potente famiglia di origine catalana, i Larcan DeSoto, il cui capostipite conte Augerotto, un cavaliere reduce dalla Crociata Berbera del 1390 contro i Turchi, giunse in questo fertile territorio al seguito del principe Martino che aveva da poco ottenuto il Regno di Sicilia grazie al matrimonio con l'ultima discendente normanna ed erede al trono di Sicilia, Maria De Luna.
Furono proprio i Larcan a ricostruire intorno al 1400 quella che fino a quel tempo era una piccola Torretta di avvistamento, probabilmente in legno, posta a difesa della Marina delle Acque Dolci. 90 anni dopo Antonio Giacomo Larcan per difendere meglio le terra dagli attacchi pirateschi dei Saraceni,chiese e ottenne il permesso dal governo spagnolo di rinforzare la Torre, di ampliarne la grandezza con l'edificazione di ulteriori strutture del Baglio e delle Torri di Avvistamento difensive (fonte: Faranda 2000). La Torre Atàlia delle Acque Dolci diventava così un avamposto militare di prim'ordine, mentre cantine e magazzini di epoca medievale, assieme ai due Mulini ed alla Gualchiera, venivano nel frattempo ampliati.
Ad inizio '500 è edificata la piccola chiesa in un luogo nel quale, secondo la leggenda, avrebbe pernottato Sant'Antonio. In questo luogo si recavano a recare i nobili e gli schiavi come Diana, madre di San Benedetto il Moro da San Fratello. Oggi la piccola Chiesa ormai sconsacrata rimane un luogo della memoria che custodisce nella sua cripta i resti degli antichi abitanti del Borgo della Vecchia Marina.
All'epoca di Carlo V (1535 circa) è riconducibile la costruzione del Bastione, con modalità e linee architettoniche tipiche delle fortezze militari che in più punti costellano le coste di Sicilia. L'Imperatore Carlo V, giunse in questo luogo intorno al 1531 e qui sconfisse i Saraceni le cui flotte piratesche terrorizzavano gli abitanti di queste terre. Con la vittoria sui Turchi venne messa al sicuro la preziosa produzione di prodotti come lo zucchero ed il liquore che si estraeva dalla Cannamela. Ma il territorio di Acquedolci era anche prezioso per la produzione di olio, vino e frumento e la presenza di piantagioni di gelso fece fiorire sul territorio la raccolta del baco da seta per la produzione del prezioso tessuto. Nel 1524 il geografo messinese Francesco Maurolico passa da Acquedolci e vi pernotta in una locanda che si trovava nei pressi della Chiesa. Annota qualche riga..”l’Acquae Dulci fundaco”. Anche lo storico siciliano Tommaso Fazello registra l'esistenza di una osteria nella località delle Acque Dolci vicino alla chiesa. Nel 1610 , Antonio Filoteo scrive che in questo luogo si trova “una bella Torre con osteria..”. Nel '700 Il Castello è al culmine del proprio splendore. L'ultima discendente dei Larcan sposa Francesco Ferdinando Gravina che trasferisce ad Acquedolci la propria dimora durante la permanenza nel Feudo. Sulla Torre i "Torrari" avevano il compito di lanciare l'allarme a tutte le Torri di avvistamento e Borghi del territorio in caso di attacco nemico, di giorno con segnali di fumo e di notte attraverso i fuochi. La Torre Atalia è ben difesa da sette cannoni, la località viene segnata sulla grande carta della Sicilia redatta dal cartografo prussiano Samuel Schmettau.
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