CASTELLO: Nella chiesetta il dipinto di San Giuseppe.

Un unico pezzo di tavola  raffigura il santo cui questo luogo è dedicato da secoli.
L'opera è stata realizzata da Alfio Emanuele di San Fratello, il Sindaco di Acquedolci Alvaro Riolo ha donato l'acquisto dei colori.  
L'idea vuole valorizzare i riferimenti storici. Chi entra nella chiesetta rimane senza parole. 
Ecco San Giuseppe alla Torre.
Acquisito al patrimonio del Comune con una nota al Protocollo. Si tratta di un olio su tavola,omaggio alla memoria storica del territorio.
Trasporto, interventi di illuminazione, lavorazione, colori,tavola... doni di cittadini di Acquedolci.
E' probabilmente una delle donazioni artistiche più significative degli ultimi anni.
di Acquedolci Politica
Una nuova iniziativa valorizza la memoria storica della Comunità di Acquedolci ed è rivolta a dare lustro ad un importante punto di riferimento artistico. Attraverso l'arte la cultura vive, si rinnova,si apre a nuove idee. Le idee che si concretizzano risvegliano l'affetto ed il sentimento di attaccamento ai luoghi. Piccolo e affascinante, questo locale della ex Chiesetta ubicata all'interno del Castello di Acquedolci,è sicuramente un luogo che da oggi rappresenta una vera attrattiva per i visitatori e si presta bene ad ospitare iniziative culturali e promozionali. Già lo scorso anno il dono di un lampadario aveva portato nel locale la luce  durante le ore notturne, il dono di una preziosa statua del Bambinello aveva riempito di curiosità i visitatori. Arriva adesso però qualcosa di più, un' opera che impreziosisce notevolmente l'ambiente già di per se carico di fascino. Si tratta del riferimento al santo venerato nel Borgo della Vecchia Marina.  Anche in questo caso si tratta di un dono che vede il contributo generoso di più persone. Ci troviamo nella "culla" della storia della Vecchia Marina, all'interno di un locale antico che racconta le vicende degli ultimi 500 anni del territorio. Qui la storia ed il mistero si fondono con la bellezza. Sicuramente non sussiste alcun intento di realizzare opere che abbiano finalità di ripristino del luogo di culto. 
Il quadro vuole essere riferimento alla storia del luogo, e nulla viene  stravolto. L'opera, pensata e realizzata per il Castello di Acquedolci, è stata appena acquisita al patrimonio  del Comune e i donatori hanno ufficializzato il regalo con una nota appena depositata al Protocollo. Vengono finalmente nascosti alla vista i graffiti di generazioni di vandali che avevano inciso con nomi, scarabocchi e oscenità l'interno della vecchia nicchia posticcia realizzata per ospitare una "statua presa in prestito" (cfr.Benedetto Rubino). Ma andiamo con ordine e parliamo di questa novità che richiamerà senz'altro numerosi visitatori e promuoverà il nostro territorio. D'ora in avanti alla voce "monumenti da visitare", può essere inserita a buon titolo la Chiesetta di San Giuseppe alla Torre. Un edificio risalente al XV secolo e sicuramente,assieme alla chiesa di Sant'Aniceto in c.da Nicetta ed alla Chiesa di San Giacomo il Maggiore, una delle strutture religiose più antiche del territorio restituita da qualche tempo al decoro e alla pulizia. L'edificio risale al Medioevo tardo e l'obiettivo di questa idea appena realizzata è quello di restituire ad un luogo l'identità di una memoria storica che non va assolutamente smarrita.
L'OPERA:
Un quadro che si ispira ad un dipinto seicentesco del grande artista spagnolo Bartolomé Esteban Murillo.
Il giovane San Giuseppe e raffigurato nella sua quotidianità di padre che segue "premuroso" la vivacità del figlio.. Di fortissimo impatto emotivo,si trova collocato presso l'altare barocco già dal mese di gennaio. Giunto nel più assoluto riserbo, per evitare fenomeni vandalici, il piccolo capolavoro viene mostrato al pubblico solo adesso dopo che sono stati posti in essere da parte dell' Amministrazione Comunale tutti gli accorgimenti di sicurezza con l'apposizione di telecamere e cancelli che limitano gli accessi incontrollati e ostacolano l'azione dei vandali. A fini precauzionali si è provveduto anche a rinforzare le serrature della Chiesa. La realizzazione e l'istallazione del dipinto è frutto di un insieme di donazioni, un vero e proprio spontaneo lavoro di squadra. C'è chi ha donato l'opera e chi si è messo a disposizione come Benedetto Cassarà che ha donato il trasporto, Carmelo Fiocco ha invece donato l'impianto di illuminazione per dare luce all'immagine durante tutta la notte. Una disponibilità da parte di tanti cittadini che hanno offerto il proprio lavoro per un'opera che unisce e che, si spera possa suscitare sentimenti di amore per il proprio territorio e la propria storia. La chiesa è dedicata a San Giuseppe da oltre cinquecento anni e sappiamo con buona dose di certezza che negli scorsi secoli  non c'era la statua ma un dipinto del santo. La statua giunse solamente  ad inizio ottocento.
L'autore scelto per eseguire la copia del San Giuseppe del Castello è l'artista spagnolo Bartolomé Esteban Murillo, che visse all'epoca della dominazione spagnola della Sicilia, allorquando il feudo di San Fratello e di Acquedolci era amministrato dalla famiglia dei nobili Gravina,da poco imparentatisi con i Larcan. La volontà era proprio quella di ispirarsi ad un autore vissuto nella stessa epoca nella quale la chiesetta di Acquedolci divenne il riferimento religioso per il piccolo Borgo e per quanti vivevano nel Castello. Anche la tecnica utilizzata, quella del dipinto su tavola (e non su tela), è tipica del periodo Barocco. Realizzare un dipinto su tavola è operazione abbastanza complicata perchè la tavola, prima di ospitare il dipinto, deve essere trattata per resistere alle umidità ed ai segni del tempo e resa perfettamente liscia. In questo caso il pezzo di legno,sagomato dal falegname Sirna di Acquedolci, è stato intagliato seguendo le linee della nicchia, in modo tale da inserirsi perfettamente nell'altare. Il lavoro eseguito in questa fase è stato eccezionale e praticamente perfetto, perchè il quadro si è incastrato senza particolari difficoltà. Per i prossimi decenni e, chissà forse secoli, questa immagine e questi volti accoglieranno i visitatori. L'opera farà da sfondo ad iniziative future ed a momenti di promozione del territorio. Il quadro rimarrà illuminato tutta la notte, ogni notte, anche quando le porte saranno chiuse dalle finestre si vedrà sempre una luce, bagliore di quella che sembra una inedita rinascita, una luce che incoraggia e conforta il senso del bello, spesso offeso dagli scempi della nostra epoca. Presto si organizzeranno eventi e ci saranno orari che consentiranno di visitare questo luogo. Negli ultimi sette mesi l'intero paese si è accorto di quello che il Castello rappresenta e tutto questo anche grazie ad iniziative organizzate in economia, senza costi per il Comune. Idee poste in essere con enorme fatica e sacrificio, che hanno spesso sfidato scetticismi e incredulità ma che hanno trovato il sostegno del Sindaco di Acquedolci che ha spesso finanziato personalmente parecchi interventi. Si auspica adesso che da questo locale ormai pulito e accogliente, possa riaccendersi l'interesse e l'attenzione per il Castello di Acquedolci, un gioiello architettonico importantissimo per la ricostruzione delle vicende storiche siciliane. La speranza è che possano un giorno giungere, grazie a progetti validi e finanziamenti consistenti, interventi concreti di ricostruzione e salvaguardia dell'intero Maniero.
Il video promozionale è realizzato da Carmelo Emanuele, responsabile del Blog Sottolapietra. E' possibile in questo modo visitare virtualmente il locale per ammirare il quadro di San Giuseppe ed il bellissimo altare tardo-barocco.


Entrati nel suggestivo ambiente della chiesetta, ecco apparire, solenne e maestosa, l'immagine del santo. Un giovanissimo San Giuseppe ci guarda con il suo volto tipicamente mediterraneo. La frase in latino si trova in basso a sinistra dell'osservatore e può essere tradotta come "San Giuseppe, premuroso difensore di Cristo". Giuseppe è ritratto forte e nel pieno del vigore fisico mentre svolge il suo compito di padre e "custode", un padre premuroso e delicato, una delicatezza che si osserva in quel gesto con il quale il santo viene raffigurato mentre  conduce per mano il Bambino. Indicazione del committente è stata quella di fare particolare cura ai volti. La richiesta è stata anche quella di dare connotati identitari alla scena, inserendola all'interno del Castello, una scena che sarebbe dovuta essere pertanto contestualizzata. Ci sono volute alcune settimane per trovare la fotografia giusta e l'immagine d'autore dalla quale prendere spunto. L'idea è maturata nel mese di luglio 2018, mentre nella Chiesetta era ancora in corso la Mostra Iconografica dedicata a San Benedetto il Moro. Il Sindaco Alvaro Riolo ha manifestato la disponibilità a donare l'acquisto di tutti i colori necessari, offrendo generosamente 200,00 euro. La Tavola del dipinto è stata invece donata dal responsabile di questo blog e lavorata nelle misure e forme desiderate dal falegname Sirna che ha donato il proprio lavoro. 
Il 15 settembre la base in legno, di dimensioni cm 100X179 era pronta e già in viaggio per San Fratello veniva consegnata all'artista che metteva a disposizione gratuitamente il proprio talento. La lavorazione è durata poco più di tre mesi, la notizia del completamento è giunta poco prima di Natale mentre al Castello si allestiva il Presepe. La sera dell' 8 gennaio 2019, nel 97° anniversario dalla frana del '22, l'arrivo del quadro nella chiesetta nel più assoluto riserbo. Grazie alla disponibilità di Benedetto Cassarà, il trasporto è stato effettuato con professionalità e massima cura. Durante le operazioni di montaggio,alla presenza dell'autore, la Pala d'Altare si è incastrata perfettamente nella nicchia. Sono passati altri 70 giorni,un lasso di tempo necessario per dotare il Castello di adeguati sistemi di sorveglianza. Adesso l'immagine viene mostrata al pubblico per la prima volta.
Rispetto all'originale spagnolo, ci sono notevoli differenze nel San Giuseppe alla Torre di Acquedolci. 
Quello che colpisce di questa opera sono i colori vivaci e l'ambientazione: la raffigurazione non è quella di un arido paesaggio della Galilea e neppure di un anonimo spazio privo di riferimenti e tempo. La scena è ambientata proprio qui, nella Sicilia nebroidea, più precisamente nel cuore del feudo di San Fratello e Acquedolci in una bella giornata di primavera. Il riferimento è proprio al Castello ed al "nostro" tempo. San Giuseppe è raffigurato proprio li,nei pressi della Torre e nel bel mezzo del Cortile del Castello di Acquedolci riconoscibile a motivo della raffigurazione della Residenza Fortificata del Principe Gravina, con le sue caratteristiche scalinate. Sullo sfondo, alle spalle del santo, si erge l'inconfondibile sagoma del Monte di San Filadelfio,"'U Munti", la grande montagna che sovrasta Acquedolci. 
E' la prima volta nella storia delle opere artistiche di Acquedolci che l'immagine di un santo viene ambientata in una località del paese.  Lo sguardo di San Giuseppe segue da ogni punto di osservazione il visitatore. Espressione sicura e fiera, mentre accenna un sorriso. In alto, a sinistra, si intravede Roccaforte, richiamo all'antica storia del feudo di San Fratello e, a fianco del braccio destro del santo, ci sono tre Canne da Zucchero in fiore. Sono i simboli del paese di Acquedolci,riferimento storico alle coltivazioni di Bietola da Zucchero che in epoca araba e spagnola produssero abbondanza di lavoro e ricchezza per il feudo. Una delle tre infiorescenze è però sferzata da un fortissimo vento di scirocco, piegata dal turbine non si spezza, metafora della resistenza alle avversità che durante la storica questo fertile territorio ha dovuto affrontare, in ultimo la cementificazione selvaggia che aggredisce gli antichi edifici. La pianta sferzata dallo Scirocco, sembra anche ricordare  il racconto del miracolo che viene narrato da Salvatore Emanuele e che si sarebbe verificato negli anni '30 dello scorso secolo. 
La storia del Miracolo di san Giuseppe: "Vento di Scirocco"-di Salvatore Emanuele
Questa infiorescenza,apparentemente sopraffatta da questo scirocco violento, non riesce a sbocciare. E' anche il riferimento storico a Francesco Ferdinando Gravina, che decise di interrompere la prospera coltivazione della Canna da Zucchero, trasformando la dimora di Acquedolci da piccolo casino a vera e propria residenza del signore,cuore amministrativo dell'intero feudo di San Fratello. In quegli anni il principe provvide a restaurare e far costruire lo splendido altare barocco della chiesa dove, probabilmente parecchie volte, si recò a pregare. 
Nel quadro un messaggio quasi invisibile è impresso sul Monte dove,un gioco di vegetazione, traccia la scritta "NOI". Quel "NOI" che esprime inconfondibile la nostra epoca e il nostro paese e che invia alle future generazioni il messaggio di appartenenza ad un territorio che racconta una storia affascinante, fatta di accoglienza ed integrazione, una storia che appartiene agli acquedolciani di tutte le epoche, perchè la storia è scritta anche da noi che stiamo vivendo in questo tempo. Le generazioni del futuro, fra tanti decenni, avranno probabilmente un riferimento artistico che trasmette la percezione che nella nostra epoca abbiamo avuto circa la nostra storia. Probabilmente criticheranno le scelte sbagliate dei nostri anni, sicuramente ci guarderanno e ci giudicheranno con oggettività. Noi non li conosciamo, non sappiamo cosa penseranno e come ci descriveranno. Tuttavia il dipinto rappresenta una traccia, un'istantanea che vuole esprimere la bellezza. Cosa dire a questi nostri discendenti? "Abbiatene cura",non commettete i nostri errori, difendete con "premurosa attenzione" la bellezza  dei luoghi e le rovinate tracce della storia. Rispetto all'originale del Murillo, l'immagine del Castello è volutamente più luminosa e la scena è ambientata in una bellissima mattinata di tarda primavera, il cielo è terso, i colori vivi.. metafora di un avvenire ancora tutto da scrivere e pieno della speranza per una rinascita concreta.Trasmettiamo con esempi buoni il senso luminoso della fiducia nel futuro. Una visita al Castello offrirà occasione per completare la descrizione  e, chissà, risvegliare sentimenti positivi e costruttivi per un paese che non ha bisogno di grandi uomini straordinari, ma semplicemente di uomini di buon senso, di gente comune piena di grande amore, mossa dal senso del rispetto per questa terra. 

Commenti