CASTELLO "Larcan-Gravina": Illuminati i ruderi della Torre Atàlia.

Cancelli e misure imponenti contro i vandali.
Nei prossimi giorni una sorpresa? Il Castello di Acquedolci è un monumento che incanta i visitatori.
Per la prima volta nella storia l'intero complesso architettonico è illuminato.
Una sfida ai vandali: Illuminata anche una piccola statua in ceramica del Sacro Cuore.
di Enrico Caiola
Giungendo ad Acquedolci dalla litoranea che corre parallela alla linea ferroviaria, appaiono nella notte le suggestive mura e la struttura con le caratteristiche torri del Castello "Larcan-Gravina". La nuova illuminazione in led valorizza il rudere della quattrocentesca Torre Atàlia e del Torrino della Guardia che si affaccia sui resti dell'antico Mulino. Si tratta dell' ultimo intervento fortemente  voluto dal sindaco Alvaro Riolo che completa di fatto l'illuminazione realizzata nel maggio 2018 per dare lustro al bellissimo prospetto nord del Palazzo del Principe Francesco Ferdinando Gravina. A fine 2018 era stata portata la luce nell'area della Corte e nelle finestre del palazzo che si affaccia sull'antico Baglio. In febbraio si è proceduto ad installare i cancelli che, di fatto, sbarrano l'accesso incontrollato dei vandali. Ma le misure adottate per tutelare uno dei monumenti identitari più importanti per gli acquedolciani, non si limitano solamente ai cancelli e all'illuminazione. Un elaborato sistema di videosorveglianza proietterà le immagini del Castello, registrando tutto quello che accade e identificando immediatamente eventuali malintenzionati e ladri che potrebbero danneggiare la struttura. In passato tantissimi danni sono stati arrecati proprio dai ladri che hanno agito indisturbati, si pensi al furto di pietre, alla sottrazione delle preziose maioliche ed  al furto dei cancelli in ferro battuto. Il sistema di illuminazione, in larga misura acquistato a spese del Sindaco, ha la funzione di illuminare suggestivamente il bene monumentale e accogliere il visitatore in un ambiente affascinante, ma serve soprattutto a rendere visibile tutto quello che accade nella struttura durante le ore notturne. La novità riguarda anche l'introduzione nel Castello di un sistema elettrico disponibile anche nelle ore del giorno e utilissimo nel caso  vengano organizzati eventi. Fino ad oggi la possibilità di fruire della luce, in particolare nel locale della Chiesa di San Giuseppe da pochi mesi illuminata da un prezioso lampadario dono della famiglia Giordano, era limitata alle ore notturne. Adesso l'impianto di videosorveglianza ha comportato l'attivazione della rete elettrica continua. Il Sindaco commenta:"si tratta di un altro piccolo passo in avanti" ma al contempo annuncia sorprese, "il bello-precisa- deve ancora venire". A tal proposito è notevole la curiosità su cosa sarà reso pubblico nei prossimi giorni. Le telecamere appena istallate puntano in particolare sull'edificio della piccola e antichissima chiesetta di San Giuseppe, un edificio risalente ai primi anni del XV secolo e oggi non più officiato, ben adatto pertanto ad ospitare eventi ed iniziative come convegni e mostre,come avvenuto la scorsa estate con la Mostra iconografica su San Benedetto il Moro. La Chiesa sarà pulita nei prossimi giorni e sarà pronta per aprire le porte, anch'esse rinforzate con istallazione di ulteriori saliscendi donati dal signor Giuseppe Iannaci.
Il Castello di Acquedolci: ha una storia di circa 600 anni.
La sua struttura è frutto di trasformazioni urbanistiche che attraversano dal Medioevo al secondo dopoguerra tutte le epoche della storia siciliana.
Quello di Acquedolci è uno dei Castelli più affascinanti della costa tirrenica siciliana. Il primo nucleo della Torre venne edificato su antiche strutture difensive  nei pressi di una "stationes" di epoca romana,che accoglieva i viandanti che percorrevano la strada Consolare. L'epoca nella quale è stato edificato il primo nucleo del Castello è l'epoca del Regno di Trinacria, un regno precursore al dominio imperiale spagnolo e riconducibile alla Corona della Catalogna, nei decenni immediatamente precedenti alla unificazione con la Corona di Castiglia. La storia della Torre di Acquedolci si intreccia inscindibilmente con le vicende di una potente famiglia di origine catalana, i Larcan De Soto, il cui capostipite conte Augerotto giunse sul territorio al seguito del principe Martino. I tradimenti e le congiure che contrappongono le famiglie spagnole, si ripercuotono sul Feudo. Nel 1392, il territorio di San Filadelfio era amministrato dal principe di Trinacria Federico II d'Aragona. Ma Federico, almeno secondo la versione ufficiale, si ribellò alle ambiziose pretese del principe Martino. Dopo uno scontro che vide soccombere Federico,il feudo gli venne revocato e consegnato provvisoriamente agli Oliveri di Messina. Tuttavia Federico d'Aragona provò a stipulare un'alleanza con Martino, e riottiene il feudo di San Filadelfio. Qualche anno dopo, però, lo perse nuovamente e di li a poco morì in circostanze misteriose. 
Martino a questo punto non ha più avversari e affida il Feudo di Acquedolci ai fedeli Larcan DeSoto, famiglia catalana di cavalieri crociati che divengono signori del feudo di San Filadelfio per i successivi duecento anni. Furono proprio i Larcan a ricostruire quella che fino a quel tempo era una piccola Torretta di avvistamento e difesa nella Marina delle Acque Dolci. E', secondo alcune cronache, l'anno 1405. Dovranno passare altri 90 anni quando, il nipote di Augerotto, Antonio Giacomo Larcan, divenuto signore del feudo,per difendere le terra dagli attacchi pirateschi,chiede e ottiene il permesso dal governo spagnolo di rinforzare la Torre, di ampliarne la grandezza con l'edificazione di ulteriori strutture del Baglio e delle Torri di Avvistamento difensive (fonte: Faranda 2000). La Torre Atàlia delle Acque Dolci diventa un avamposto militare di prim'ordine, mentre cantine e magazzini di epoca medievale, assieme ai due Mulini ed alla Gualchiera, vengono nel frattempo ricostruiti e ampliati. Il complesso difensivo viene anche dotato di una piccola Tonnara. Ad inizio '500 è edificata la piccola chiesa in un luogo nel quale, secondo la leggenda, avrebbe pernottato Sant'Antonio. In questo luogo si recano a pregare anche gli schiavi come Diana, madre di San Benedetto il Moro. All'epoca di Carlo V (1535 circa) è riconducibile la costruzione del Bastione, con modalità e linee architettoniche tipiche delle fortezze militari che in più punti costellano le coste di Sicilia. Il Bastione, la Torre, le Torrette di guardia (oggi se ne contano almeno tre) avrebbero agevolato le manovre difensive durante gli attacchi provenienti dalla costa. L'Imperatore, giunto nell'Isola, sconfisse i Saraceni le cui flotte piratesche terrorizzavano gli abitanti di queste terre. Con la vittoria sui Turchi venne messa al sicuro la preziosa produzione di prodotti come lo zucchero ed il liquore che si estraeva dalla Cannamela. Ma il territorio di Acquedolci è anche fertile di olio, vino e frumento e la presenza di piantagioni di gelso ha sviluppato sul territorio la raccolta del baco da seta e la produzione del prezioso tessuto. E’ l’anno 1524 quando il geografo messinese Francesco Maurolico passa da Acquedolci e vi pernotta in una locanda che si trova nei pressi della Chiesa. Annota qualche riga..”l’Acquae Dulci fundaco”. Anche lo storico siciliano Tommaso Fazello registra l'esistenza di una osteria nella località delle Acque Dolci. Nel 1610 , Antonio Filoteo scrive che in questo luogo si trova “una bella Torre con osteria..”. Il Castello in questa epoca è costantemente sorvegliato da almeno due guardiani armati posti agli ingressi principali. Sulla Torre i "Torrari" hanno il compito di lanciare l'allarme a tutte le Torri di avvistamento ed i Borghi del territorio in caso di attacco nemico, di giorno con segnali di fumo e di notte attraverso i fuochi. La Torre Atalia è ben difesa da sette cannoni, la località viene segnata sulla grande carta della sicilia redatta dal cartografo prussiano Samuel Schmettau.

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