ACQUEDOLCI: La FIERA di Maggio è una delle più antiche del meridione d'Italia.

Speciale
Un appuntamento fieristico tra i più antichi di Sicilia.
Una tradizione antica di secoli che merita di essere difesa e incentivata.
La Fiera storica del 14 maggio per antica tradizione precede i festeggiamenti in onore del patrono San Giuseppe, santo che da tempo immemorabile è venerato nel Borgo della Marina.
Una volta la festa si svolgeva in contemporanea con l'appuntamento  fieristico ed una partecipata "passeggiata a cavallo".
(nell'immagine:il vecchio Borgo della Vecchia Marina, cuore antico di Acquedolci)

-di Enrico Caiola-
Gli Acquedolcesi, anche coloro i quali si trovano lontani in tutto il mondo, associano il 14 Maggio alla Fiera Paesana e si ricordano che nella loro terra natia da sempre " la Fiera di Maggio" precede di pochi giorni la festa in onore di San Giuseppe.Una volta era questa l'unica grande festa del piccolo Borgo che a metà maggio si animava ed i visitatori erano migliaia.

Quest'anno il 14 maggio coincide con la vigilia della festa di San Giuseppe.
Il paese è già addobbato a festa grazie al contributo della cittadinanza.
Il programma dei festeggiamenti prevede il 14 Maggio il tradizionale  "Gioco delle Pignatte" nello spiazzale tra le vie Archimede e Delle Mimose e la "Sagra del Pani Cunzatu"alle spalle della Chiesa Madre,serata allietata dal Corpo Bandistico "Acquedolci". La processione si svolgerà il 15 maggio e sarà preceduta in mattinata dal secondo turno delle Prime Comunioni.
Il "Mercato delle Cose" si svolge da secoli e segna l'inizio della bella stagione e della Festa. La Fiera di Maggio è una delle fiere storiche di sicilia tra le più antiche. L'appuntamento fieristico si svolge da secoli. Abbiamo un documento ufficiale che attesta questa notizia, si tratta della"Collezione Delle Leggi e de' Decreti Reali del Regno Delle Due Sicilie" a cura di Domenicantonio Vacca risalente al 1841. Il documento elenca le disposizioni normative e le concessioni vigenti nel Regno in materia di Fiere e Mercati. E' una delle fonti più importanti per chi studia l'ordinamento giuridico dell' Ottocento nel Mezzogiorno d'Italia. Il complesso normativo interessa perchè parla delle autorizzazioni per lo svolgimento della Fiera annuale nel Villaggio delle Acque Dolci, appartenente all'epoca al Comune di San Fratello, facente parte della Val Demone ricadente nella Provincia di Messina del regno delle Due Sicilie. Ma questo documento è doppiamente importante perchè a proposito della fiera di Acquedolci vengono richiamate disposizioni ancora più antiche emanate nel luglio del 1813 da Ferdinando I di Borbone. Nel Villaggio di Acquedolci nei gironi 14 e 15 maggio già 200 anni fa si svolgeva una grande fiera del bestiame al quale gradualmente si affiancò un grande mercato delle cose che si snodava lungo l'attuale via del Carricatore,la via Vecchia Marina nei pressi della Chiesa di San Giuseppe alla Torre e fino alla contrada Buonriposo. La fiera di Acquedolci è perciò a pieno diritto una delle fiere più antiche del Meridionale d'Italia e di questo è giusto prenderne atto.
(nell'immagine il documento tratto dalla "Collezione Delle Leggi e de' Decreti Reali del Regno Delle Due Sicilie")
La Storia
Un tempo Acquedolci e San Fratello erano un unico territorio e su questo territorio l'appuntamento si ripeteva due volte l'anno.
In maggio la Fiera del Bestiame e il Mercato si allestivano in Marina, in settembre la Fiera si svolgeva nel paese di San Fratello.

Entrambi gli appuntamenti annuali erano occasione importante per concludere ottimi affari, specialmente nel settore della compravendita di animali. In Maggio la Fiera in Marina consentiva gli scambi con i paesi e le borgate rivierasche, in settembre la Fiera in Montagna era destinata al commercio con i paesi dell'entroterra. 

La fiera del Bestiame si è svolta fino agli anni novanta, quando entrò in crisi,e venne sospesa dal 2005. Allo stesso modo è venuta meno la Passeggiata a Cavallo in onore di San Giuseppe, una elegantissimo corso equestre durante il quale i cavalieri mostravano l'animale che possedevano ed elegantemente vestiti ricevevano la solenne benedizione dal sacerdote del luogo, solitamente l'arciprete della Matrice sanfratellana di Santa Maria.

“Caura caura la calia bedda, mezza lira mezzu litru….Accatativi la calia bella e bona, caura caura…”.
Lungo le strade affollate di visitatori, caliari e bancarelle, il nitrire dei cavalli ed il rumore delle mandrie interrompevano la quiete del vecchio Borgo. Acquedolci si animava già all'imbrunire del 13 maggio di ogni anno quando arrivavano i venditori da mezza sicilia e da tutti i paesi dei nebrodi. Per i più piccoli un evento festoso e atteso, per gli adulti l'occasione per vendere e comprare animali, scambiare prodotti con gli allevatori dell'entroterra e dei borghi costieri . La Fiera di Acquedolci è stata un evento economico importante nei decenni passati ma anche un momento identitario legato alla tradizione agricola e religiosa del territorio.
(nell'immagine: la Passeggiata a Cavallo in occasione dell'evento.)

Le origini di questo appuntamento storico sono incerte.

Anticamente le bancarelle venivano allestite in via Vecchia Marina ed i visitatori attraversavano la fiera per recarsi in visita alla chiesa del Castello, per rendere omaggio al simulacro del santo che viene festeggiato proprio in questi giorni di maggio. La Vecchia Marina si trova infatti lungo la Via Francigena. Durante il XIX secolo la Fiera degli animali e la sfilata dei cavalli (oggi entrambe scomparse), si svolgevano nei giorni precedenti alla festa che per antica tradizione si svolge la "domenica successiva alla Fiera di Maggio",ma che verosimilmente un tempo si svolgeva il 14 maggio in concomitanza con la fiera che si sviluppò simultaneamente a questa antica festa. La Processione era preceduta da una "passeggiata a Cavallo", usanza che secondo alcuni risalirebbe al fatto che gli acquirenti degli equini chiedevano la benedizione dell'animale acquistato alla Fiera. 

Non è documentata la nascita di questo appuntamento antichissimo, tra le più antiche Fiere di Sicilia. Si tratta di appuntamenti commerciali da ricollegare al periodo della dominazione araba. Ricordiamo che proprio gli arabi ad Acquedolci avevano introdotto la coltivazione della canna da zucchero. L'antica borgata, già nota durante l’epoca Romana, fu dinamico e laborioso centro di locande dove avveniva il cambio della posta. Località attraversata dalla via Francigena a partire dal IX secolo, è stata sempre conosciuta dai pellegrini e fu sempre uno snodo importante per lo scambio dei prodotti locali provenienti dall’entroterra nebroideo. Tutte le attività artigianali (la Gualchiera ad esempio) e industriali (Fondaco e Trappeto oggi rasi al suolo),dopo il 1500, cominciarono a svilupparsi attorno ad un Castello edificato attorno ad una Torre di avvistamento fatta costruire dal sovrano spagnolo Carlo V a difesa della costa.L'edificio diventò ben presto dimora del signore del Feudo di San Fratello e la piccola borgata, dopo il crollo del castello di San Filadelfio durante la frana del 1754,divenne il centro amministrativo dell'intrero territorio fino all'Unità d'Italia. In questo contesto si inserisce la nascita della Fiera degli animali per come la ricordiamo prima della sua scomparsa. La Fiera del Bestiame si affiancò alla festa del santo venerato nella Chiesa di San Giuseppe alla Torre. Il "Mercato delle Cose" si è solo successivamente affiancato alla Fiera degli animali ed ha finito con il sostituirla.
Il 14 maggio si colloca tra due grandi feste patronali
Il 10 maggio a San Fratello si svolge la festa dei Tre Santi, la Terza Domenica di maggio per Acquedolci è sinonimo di Festa di San Giuseppe. In Primavera inoltrata questo appuntamento rappresentava un momento importantissimo per la nostra realtà contadina e di allevatori. La fiera era occasione per entrare in contatto con realtà diverse.

(nella foto: Fiera del Bestiame in  contrada Pianelle. La foto, scattata da Benedetto  Rubino, risale al  14 maggio  1928.)
Nata come Fiera del Bestiame, la Grande Fiera della "Marina" divenne solo in seguito Mercato delle Cose, quando a metà ottocento la località cominciò ad essere più popolosa.
A metà ottocento la popolazione del Borgo cominciava a crescere passando da circa 300 abitanti al momento dell' Unità d'Italia ai circa 700 individui di fine secolo. Nel 1921 gli abitanti "marinoti" erano oltre 800 e pur risultando sulla carta "sanfratellani" avevano da tempo cominciato a maturare una propria identità. Nel 1911 nasceva la Società Operaia "La Marina" Principe di Piemonte, intorno agli anni '20 veniva costituito un Pio Sodalizio, confraternita religiosa dedicata al culto del santo protettore del piccolo Borgo. Pochi anni prima della Frana la dinamica frazione era già un polmone dell'economia sanfratellana e offriva lavoro a tantissimi forestieri. La costruzione di una ferrovia, che all'epoca era efficiente e funzionale, agevolò i collegamenti con le grandi città siciliane e se San Fratello continuava a rimanere chiusa e danneggiata dalle sue divisioni interne, la piccola Marina cominciò ad entrare in contatto con viandanti provenienti da Palermo e Messina.
(nell'immagine: i fedeli prelevano l'antica statua di san Giuseppe durante la festa di Maggio)
 
La Fiera si trasforma durante il secolo scorso..
Oggi le bancarelle si accalcano in via Cadorna,Garibaldi,Duomo,Cascino,Mercato.. le musiche e "i caliari" richiamano tantissimi visitatori, i venditori di articoli per la campagna e per la casa sono riforniti di oggetti spesso introvabili. Ben poca cosa rispetto al passato quando lungo tutto il litorale erano centinaia gli allevatori che vendevano i propri animali, specialmente asini e cavalli e le bancarelle si susseguivano dalla costa fino a tutto il Borgo antico.Lungo la Vecchia Marina c'erano fabbri per la ferratura e la marchiatura degli animali, calzolai, rivenditori di attrezzi per l'allevamento. Ad inizio '900 giunsero in gran numero i "caliari" quasi tutti provenienti dal paese di Naso. La Fiera sanciva l'inizio della bella stagione, dei bagni a mare, rappresentava un'occasione utile per entrare in contatto con i dinamici centri della costa tirrenica. Col tempo alla Fiera del Bestiame (scomparsa da 10 anni), si affiancò il rumoroso "Mercato delle Cose", dove si potevano acquistare formaggi appena prodotti e stagionati, produzioni casearie, cereali, verdure, legumi e farina, ma anche dolciumi, gelati e caramellati, stoffe, vestiti, articoli artigianali per la casa, ceste in vimini..
(nella foto di Benedetto Rubino: la Vecchia Marina)
A fine ottocento la Fiera divenne imponente
Il mercato che percorreva la Vecchia Marina si estese, arrivando ad occupare la via Di Giorgio e parte della contrada Buonriposo.
Utensili per gli allevatori, formaggi e alimenti, carne fresca, articoli per la casa e indumenti, ma anche giocattoli e dolciumi. Nella piccola Acquedolci arrivavano in poche ore migliaia di forestieri da ogni parte della sicilia.Rivenditori di stoffe da Catania e di frutta dal Palermitano, da S.Agata giungevano venditore di pesce secco e sarde sott'olio..Il borgo si animava e in Marina scendeva tutta San Fratello. 
A fine '800 la Fiera di Acquedolci divenne davvero una grande Fiera, degna di reggere il confronto con l'analogo appuntamento che si teneva il 14 e15 Aprile nella vicinissima S. Agata.

Con la frana del '22 e la costruzione della moderna Acquedolci il grande Mercato si estese e dopo la Guerra traslocò dalla "Marina Vecchia" alla "Marina Nuova". Dagli anni '50 la Fiera occupava la via Risorgimento,la via Zara, la Piazza del Municipio,la via Messina (oggi via Scaglione) e la via Palermo fino all'incrocio con la via Cascino. Mentre in c.da Pianelle si continuava a svolgere l'imponente Fiera del Bestiame, numerose bancarelle venivano installate anche in via Ricca Salerno e li vi rimanevano anche dopo il 14 maggio,perchè nel paese c'era attesa per la grande festa del patrono preceduta da una partecipata passeggiata a cavallo. Negli anni '70 del secolo scorso, nella Piazza Libertà (alle spalle della Chiesa Madre) cominciarono ad arrivare anche le giostre per la gioia dei ragazzi e in occasione della Festa giunsero in paese cantanti famosi. Alcune bancarelle spesso rimanevano fino alla festa che si concludeva con lo spettacolo pirotecnico. 
Negli anni'80 la decisione di far traslocare nuovamente la Fiera nel Viale Cadorna, fu scelta criticata e criticabile, probabilmente dettata da motivi di ordine pubblico a causa del fatto che l'evento era diventato un momento di notevole afflusso di visitatori e si creava molta confusione per la concomitanza con la festa di san Giuseppe che venne spostata in Giugno. 
Cominciò da questo momento il periodo di declino dell'importante appuntamento tradizionale, fino alla soppressione della Fiera del Bestiame nell'anno 2005.
Oggi, in un epoca di grandi centri commerciali che vendono merce economica all'ingrosso, rivenditori cinesi a basso costo e prodotti preconfezionati, il grande Mercato delle Cose continua a sopravvivere tra mille difficoltà, minacciato in ultimo dalla scarsa valorizzazione da parte del Comune stesso che dovrebbe promuovere e rilanciare (anche con il ripristino del Mercato degli Animali) questo grande appuntamento che fa parte della storia ed appartiene all'identità del paese di Acquedolci e dell'intero territorio.

(nelle foto di Innocenzo Gerbino: la via Cadorna e la via Cascino il  giorno  della Fiera)
La Fiera di Maggio sopravvive ancora dopo secoli, come tutti gli altri analoghi appuntamenti fieristici minacciata da una cultura ormai distaccata dalle antiche tradizioni, basata su esigenze mutate rispetto al passato. Mentre in paese si montano le luminarie per la festa di domenica, questo appuntamento è in forte difficoltà, perchè i costi stabiliti dal Comune per il suolo pubblico sono esagerati per i venditori che a questa spesa devono sommare non indifferenti costi per lo spostamento dai propri paesi di origine.
Ricordiamo a tal proposito che ogni acquisto, anche il più banale, è un sostegno che diamo al perdurare di questa nostra antica consuetudine, la nostra Fiera è la nostra tradizione più antica.

(questa ricerca è interamente dedicata al nostro compaesano Salvatore Emanuele che sino all'ultimo ha condiviso con noi l'amore per il paese e i ricordi che ricostruiscono la nostra storia. A Salvatore con stima questo ricordo deferente)

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