ROMA: Cei, mons.Galantino "Politica harem di furbi, i populismi sono un crimine".

Doveva tenere una lectio magistralis su Alcide De Gasperi, ma il segretario della Cei ha optato per il passo indietro.
Politica di De Gasperi "non è quella che siamo stati abituati a vedere oggi, vale a dire un puzzle di ambizioni personali all'interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi".
(nell'immagine mons. Nunzio Galantino-segretario della Conferenza Episcopale Italiana)
fonte: Repubblica.it 
http://www.repubblica.it/politica/2015/08/19/news/cei_galantino_accusa_tutti_politica_harem_di_furbi_i_populismi_un_crimine_-121211782/
ROMA. Monsignor Nunzio Galantino ha pensato, soppesato, valutato, e alla fine, per evitare nuove polemiche con il mondo politico, ha deciso di disertare l'appuntamento trentino di Pieve Tesino. Doveva tenere una lectio magistralis su Alcide De Gasperi, ma il segretario della Cei ha optato per il passo indietro.
Ha spiegato agli organizzatori di volere evitare "con la mia sola presenza, di contribuire a rafforzare polemiche o anche semplicemente di allontanare il momento del rasserenamento di un clima invano esasperato". Così ha deciso di affidare l'intervento che aveva preparato alla lettura del professore Giuseppe Tognon. Ma quando in sala si è ascoltato il passo dove monsignor Galantino scrive che politica di De Gasperi "non è quella che siamo stati abituati a vedere oggi, vale a dire un puzzle di ambizioni personali all'interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi", la strategia della distensione è andata in frantumi.
Ancor di più quando il prelato ha spiegato che "il popolo da solo sbanda e i populismi sono un crimine di lesa maestà di pochi capi spregiudicati nei confronti di un popolo che freme e che chiede di essere portato a comprendere meglio la complessità dei passaggi della storia". Il vivace eurodeputato leghista Gianluca Buonanno commenta subito che "alla fine Galantino si pone come il Giuda degli anni 2000. Un traditore dell'Italia".
Ma naturalmente la reazione politicamente più pesante è quella di Matteo Salvini, il politico con cui il segretario della Cei ha incrociato i guantoni negli ultimi giorni. "Non so da quale uovo di Pasqua sia uscito Galantino", dice il leader della Lega. E a chi gli chiede se il vescovo sia l'interprete della linea di Papa Francesco, Salvini risponde: "Galantino ha sproloquiato, non mettiamo sullo stesso piano la cioccolata con qualcos'altro". Salvini affonda i colpi. "Non è un problema Salvini contro i vescovi, è un problema di questo Galantino e pochi altri che sono più a sinistra di Rifondazione comunista. Non ce l'ho con la Chiesa. Ce l'ho con due o tre vescovi che dovrebbero andare in giro con la bandiera rossa, invece che mettere la tonaca" .
Salvini incassa l'appoggio di Daniela Santanché: "In quanto a cooptati, harem e furbi, evidentemente Galantino in quanto capo dei vescovi se ne intende assai", dice la deputata forzista. Ma questa volta prende le distanza da Galantino anche Fabrizio Cicchitto che nei giorni scorsi lo aveva difeso. "Non possiamo fare a meno di marcare il nostro dissenso.Ci aspettiamo da Galantino analisi più serie, culturalmente più fondate, e più capaci di comprendere la realtà nella sua complessità e nelle sue contraddizioni e non battute a effetto" dice il deputato del Nuovo centrodestra.
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l'approfondimento
Un partito cattolico "non serve", "la chiesa non è un partito politico", ma "un cattolico deve fare politica". 
Lo aveva detto nei mesi scorsi proprio Papa Francesco rispondendo alle domande delle Comunità di vita cristiana e LMS (Lega missionaria studenti), organizzazioni laicali dei gesuiti, che ha incontrato in aula Paolo VI in Vaticano.
"La politica è il martirio quotidiano di cercare il bene comune senza lasciarti corrompere"
Molti cattolici "hanno fatto una politica pulita, senza sporcarsi",aveva detto il Papa "Pensiamo a De Gasperi e Schuman".

L'intervento di mons.Galantino irrompe nel mondo della politica ed è scomodo anche all'interno della Chiesa dove spesso i sacerdoti scelgono di non assumere posizioni nette per non scatenare reazioni scomode da parte di chi detiene il potere. Non importa se politici o amministratori della cosa pubblica operino male e agiscano con ingiustizia, silenzi, favoritismi, spregiudicato egoismo.. l'importante è non alterare l'equilibrio delicato che garantisce quel "quieto vivere" tra potere politico e potere religioso, conquistato a fatica nell'ultimo secolo. Chi assume una posizione chiaramente critica viene sovente scoraggiato, richiamato, elegantemente invitato ad astenersi dal fare politica o, peggio, neppure ascoltato perchè la politica meglio non farla mai apertamente e comunque non rientra tra le finalità principali cui tende solitamente un determinato programma pastorale. Eppure, in quanto espressione e fenomeno col quale il credente tende ad entrare immediatamente in contatto nel quotidiano, proprio la politica andrebbe aiutata a livello pastorale a crescere anche sotto il profilo cristiano, per scrollarsi di dosso ideologie e logiche corrotte, per rivestirsi di valori condivisi ed evitare in questo modo di inciampare continuamente in meschine convenienze e compromessi dannosi che rischiano di degenerare in fenomeni imprevedibili. Il democratico contrapporsi tra idee non è una minaccia al bene comune, ma in qualche modo cozza col potere costituito che utilizza spesso silenzi, affari e tornaconti che poco hanno di "politico" ma sporcano il mondo istituzionale e umiliano il credente che vuole contribuire nel proprio piccolo alla costruzione del bene comune. Dire quello che si pensa, parlarne, combattere un sistema organizzato di potere che agisce con scorrettezza e arroganza, è atteggiamento coraggioso che si scontra in maniera rivoluzionaria con una mentalità che pervade la società civile a partire proprio dalla popolazione che subisce ma non si espone, che si lamenta delle cose che non vanno ma demanda la gestione della cosa pubblica a politici scorretti, arroganti e affaristi. Proprio il Santo Padre manifesta a tal proposito un'idea chiara e ricorda continuamente ai cattolici che ai fini della promozione del bene comune, è un obbligo "dire ciò che si pensa". "Ognuno non solo ha la libertà e il diritto -ricorda il Papa- ma ha anche l’obbligo di dire quello che pensa per aiutare il bene comune. Ha l’obbligo. Pensiamo ad un deputato, ad un senatore: se non dice quello che pensa che sia la vera strada, non collabora al bene comune. E non solo questi, tanti altri. Abbiamo l’obbligo di dire apertamente, avere questa libertà, ma senza offendere."
Nella vicenda delle dichiarazioni di mons. Galantino, la decisione di non prendere parte alla lectio magistralis su Alcide De Gasperi, arriva dopo le critiche ricevute da più parti, ma in particolare dalla Lega Nord, per le posizioni dei vescovi in materia di immigrazione.
L’intervento che avrebbe dovuto leggere Galantino: «Non cercate voti sulla pelle degli altri»
«Un popolo -scrive il segretario della Conferenza Episcopale- non è soltanto un gregge, da guidare e da tosare». «Il popolo è il soggetto più nobile della democrazia e va servito con intelligenza e impegno, perché ha bisogno di riconoscersi in una guida. Solo sbanda ed i populismi sono un crimine di lesa maestà di pochi capi spregiudicati nei confronti di un popolo che freme e che chiede di essere portato a comprendere meglio la complessità dei passaggi della storia». «Pensiamo spesso che il buon cattolico sia un uomo a metà, una via di mezzo tra gli ambiziosi e i disperati e non è vero. Pensiamo che un cattolico - scrive Galantino - sia un uomo con il freno a mano, che non possa godere del successo della scienza o dei frutti della ricchezza, ma sono bestemmie perché non c’è nessun motivo che ci spinga a rinunciare ad offrire al Signore il meglio dell’intelligenza e dello sviluppo economico e tecnologico».
(E.C.)

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