28 Novembre: si ricorda l’anniversario dell’Autonomia Amministrativa di Acquedolci, approvata dal Parlamento Siciliano il 12 Novembre del 1969 ed entrata in vigore alla mezzanotte di 44 anni fa
Acquedolci Politica - Quando le campane del
Campanile iniziano a suonare ininterrottamente per 15 minuti,e quando questo
avviene di notte, certamente qualche cosa di storico sta succedendo. E’ quello che accadde alle 22,10 circa del 12 Novembre del 1969,
quando i giovani collaboratori del
parroco del tempo, nonché presidente del Comitato per l’Autonomia,Antonino Di
Paci, appartenente ad una delle più ricche
famiglie sanfratellane,cominciarono a far suonare le campane del grande Campanile Acquedolcese. La gente non
comprense subito quello che a 130 chilometri di distanza, nella bellissima Sala
D'Ercole all'interno del Palazzo dei Normanni nella sede del Parlamento
Siciliano, era appena accaduto.
Adesso, nel 1969 il mondo viveva la
grave tensione e la nuova
minaccia della Guerra Fredda con la pressione dell’URSS sul confine italiano. Le Campane a distesa di fatto scatenarono panico e confusione,in
una Acquedolci priva di televisioni e
telefoni,dove le macchine si contano sul palmo della mano. E’ l’epoca dell’Autonomia, Acquedolci Frazione popolosissima è agitata da quel sentimento di indipendenza che da vent’anni circa anima discussioni di Circoli e Società, comizi in piazze
e litigi nei marciapiedi .
In realtà fino all’ultimo minuto la delegazione
Acquedolcese recatasi a Palermo continuò a lottare per raggiungere la Civica Indipendenza. Dopo una giornata convulsa la decisione del
Parlamento Siciliano rischiava di
arenarsi a causa della mancanza del Numero Legale necessario per la validità
della seduta. Si cominciò a telefonare a casa degli onorevoli per pregarli di recarsi in Aula e fu
decisivo in questo l’on. Giuseppe
Celi che aiutò il Presidente del
Comitato Pro Autonomia a vincere questa battaglia. Grazie a Di Paci che
finanziò viaggi e spese e grazie alla sua incredibile e agguerrita passione per il paese,ricordiamolo, Acquedolci
ha avuto l’Autonomia, un’autonomia che ha garantito crescita e
autodeterminazione ad un popolo dimenticato
fino a quel momento dalla gestione sanfratellana distratta e poco
lungimirante.
Acquedolci povera,arrabbiata e tristemente SOLA, dimenticata proprio da San Fratello, paese che avrebbe dovuto
scommettere sulla frazione potenzialmente “strategica”. Un’occasione
mancata e una potenzialità quella di Acquedolci, che forse la politica sanfratellana non seppe cogliere. Subito dopo la frana,
infatti, il progetto di delocalizzazione che avrebbe potuto costituire la grande occasione di sviluppo
per l’intero paese collinare, venne ostacolato e in parte
affossato proprio per le beghe
della politica sanfratellana e le invidie e gelosie tra gli opposti
schieramenti che facevano riferimento ai due
grandi ceppi sanfratellani,
mentre a S. Agata di Militello si spostavano Pretura,Stazione e ospedale,
originariamente progettati ad Acquedolci
per servire la “nuova San Fratello”.
Le
resistenze e le avversità cominciarono
ad aumentare negli anni ’40, poco prima
della guerra, quando venne elaborato un
progetto (il documento 104 del 4 aprile del 1941) con il quale si
definiva l’assetto amministrativo dei
due centri abitati, con la previsione
dello spostamento in marina della
sede istituzionale del Comune. Negli
stessi mesi la Diocesi di Patti e il vescovo del tempo istituivano la quarta parrocchia
sanfratellana, col titolo di Arcipretura con sede in Acquedolci, ponendola di
fatto alla pari delle potenti parrocchie
sanfratellane che si contendevano da secoli a rotazione il titolo che Acquedolci aveva invece ottenuto in pochi anni. Non mancarono le
polemiche,che trascinarono persino il clero locale. La guerra e la caduta della
Monarchia bloccarono il progetto per lo
spostamento in Acquedolci della sede istituzionale del Comune e si arrestò il progetto di
edificazione pianificato nel 1922 grazie al gen.Di Giorgio.
La Frazione Acquedolci
era adesso sola, con le ferite dei
bombardamenti ancora aperte e lottava contro tutti per ricevere servizi e assistenza dall’amministrazione
sanfratellana che sembrava sorda e disinteressata nei confronti dei
circa 4500 cittadini sanfratellani
della frazione.
A fare esplodere la polemica in maniera eclatante furono i finanziamenti per i Danni Bellici destinati
in parte alla riparazione della Matrice pesantemente danneggiata nell’agosto del ’43. I soldi arrivarono nei
primissimi anni ’50 da Roma ma
vennero distratti in altre opere e finirono con l’agevolare la
grande speculazione edilizia dello Stazzone. Padre di Paci estromesso dagli aiuti che lui stesso aveva richiesto,e rimase solo nella sua chiesa priva di tetto e di orologio, in un paese
privo di strade e pieno di opere incompiute. La sua discesa in campo a capo del Comitato pro Autonomia fu per lui
una sorta di missione non più rinviabile e al suo fianco paradossalmente
si schierarono tantissime famiglie
sanfratellane trasferitesi ad
Acquedolci dopo il ’22.
Nei primi anni ’50 l’idea dell’Autonomia aveva cominciato a coinvolgere le
associazioni “Società Operaia” e
“Circolo dei Nobili”, fu decisiva l’azione del Capo delegazione Salvatore Mazzullo,futuro primo
sindaco e dei collaboratori e futuri sindaci di Acquedoci benedetto Di Giorgio
e Antonino Galati. Dobbiamo anche ricordare la figura dell’ing. Scaglione,
sindaco sanfratellano eletto grazie al voto plebiscitario della frazione acquedolcese che fu l’unico
sindaco a dedicare attenzione al popolo
acquedolcese che chiedeva servizi e aiuti e che per questo fu costretto a
dimettersi negli anni ’50. Trasferitosi
ad Acquedolci, fu proprio lui , quasi morente,ad esortare la popolazione a lottare per l’indipendenza contro la “madre
snaturata, san Fratello” che aveva abbandonato a se stessa la frazione e la sua
gente e che subiva una politica cattiva che aveva fatto naufragare la sua
amministrazione.
Le teorie Autonomistiche sono state ispirate da un
altro illustre figlio della nostra terra e artefice dell’Autonomia Siciliana,
il prof. Paolo Ricca Salerno
sostenitorie della teoria economica dell’autosussistenza economica e
della finanza solidale con un “capitalismo etico” concetti
decisamente rivoluzionari persino nel mondo attuale.
Anniversario dell'Autonomia: ripartire dal cittadino per riportare la politica vicina alle reali esigenze, a difesa della Popolazione . Cooperazione con il popolo sanfratellano, con il quale va ridisegnata una relazione fruttuosa interrotta da errori e torti che gli Acquedolcesi abbiamo subito per decenni e che ci hanno fatto indignare negli anni '60. Lavorare instancabilmente per il superamento delle difficoltà quotidiane,delle invidie, delle arroganze, specialmente delle speculazioni economiche. Attenzione alle politiche occupazionali che sono carenti e questa è la più grave minaccia per i nostri paesi.
Cooperazione tra cittadini significa pace sociale e prosperità. Innanzi al Paese, affari e ritorsioni si interrompano per il bene di tutti!
Auguri a tutti gli Acquedolcesi, sentitevi ORGOGLIOSI del Nostro paese bellissimo e solare, delle sue piazze, delle sue strade, di quello che tutti assieme abbiamo costruito continuando l'opera iniziata dai nostri padri.!
Auguri a tutti gli acquedolcesi, vicini ed ai suoi figli lontani.
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