28 Novembre: 54 anni fa Acquedolci diveniva Autonoma da San Fratello

Commemorazione in Comune alle ore 10:30.
"Amatela Acquedolci, io non vi dico altro! AMATELA come io l'ho amata"(padre Di Paci)
Il docente universitario prof. Dario Caroniti interverrà sul tema "Autonomia è Responsabilità".
AcquedolciPolitica
La legge n. 42 del 28 Novembre 1969, conosciuta come Legge “De Pasquale-Messina” dal nome dei firmatari del disegno di legge e rubricata “Erezione in Comune Autonomo della Frazione Acquedolci di San Fratello”, diveniva efficace con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dopo la votazione avvenuta nella Sala D'Ercole quindici giorni prima il 12 novembre.
Il 28 novembre si concludeva perciò una lunga fase iniziata nel 1941. La legge dell'Autonomia fa un' analisi minuziosa dell' assetto territoriale e ci fornisce una istantanea dettagliata della situazione dei due centri. Acquedolci, frazione popolosissima con un proprio Municipio, una Chiesa Madre sede di arcipretura, le Scuole Elementari e un Asilo Infantile affidato alle Suore Riparatrici, si sganciava da San Fratello. La Divisione determinò di fatto un crollo demografico del Comune di San Fratello che fino a quel momento era Capoluogo. Le conseguenze investivano anche gli altri enti dalla Parrocchia che si sganciava dal clero sanfratellano alle scuole che divennero anch'esse autonome con una propria direzione scolastica e persino l'Istituto delle Suore decise di abbandonare San Fratello inaugurando la nuova casa Filiale ad Acquedolci. Tutto il territorio uscì burocraticamente stravolto: il nuovo Comune assorbiva 15 contrade sanfratellane da Nicetta a Vetrana, il Furiano, il Piano Telegrafo e la Barranca (all'epoca contrada rurale), il Buffone, Oliveto, Sant'Anna che era sede di una piccola scuola rurale. Il territorio del nuovo Comune spaziava dalla riva del mare alla località "il Monte" nei pressi della Sugherita, luoghi straordinari attraversati dalla strada panoramica per Cesarò che divide i due territori comunali. Da queste località, affacciandosi lungo il belvedere stradale, la vista offre uno spettacolo straordinaro che sembra evocare il discorso di padre Antonino Di Paci, appassionato protagonista di questa pagina di storia che oggi commemoriamo: "Acquedolcidirà nel suo storico discorso- placida siede sulla riva del mare, coronata da ubertosa campagna, dal verde perenne del pacifico ulivo e degli olezzanti agrumi che coi loro fiori virginali e delicati, sembra vogliano adornarla come sposa novella nel dì delle sue nozze....."
L'augurio, nonostante siano trascorsi 54 anni da quel momento, è sempre lo stesso ed è quello che lo stesso Di Paci rivolse a tutti i cittadini di allora ma sopratutto alle generazioni future, cioè noi e quelli che verranno dopo di noi:
"Amate Acquedolci, bisogna avere il sacro proposito di operare con efficacia per il bene di Acquedolci e dei suoi abitanti...mettetelo bene in mente: il bene che voi fate ad Acquedolci non è un bene a se stante, ma un bene che si espande, si irradia, si riflette su voi stessi! E' un bene che agevola il benessere e la vitalità delle vostre famiglie, lo sviluppo dei vostri figli, il progredire delle generazioni avvenire! .."

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