Nel 2019 edizione numero 178 per questo importante appuntamento fieristico.
E'antica tradizione legata alla festa di San Giuseppe.
Nata come Fiera del Bestiame, la Grande Fiera della "Marina" divenne solo in seguito Mercato delle Cose, quando a metà ottocento la località cominciò ad essere più popolosa.
di Enrico Caiola
Gli acquedolciani, anche coloro i quali si trovano lontani in tutto il mondo, associano il 14 Maggio alla Fiera Paesana e si ricordano che nella loro terra natia, da sempre, "la Fiera di Maggio" anticipa di pochi giorni l'a festa di San Giuseppe, antico patrono del Borgo e patrono dei lavoratori. Una volta era questa l'unica grande festa della piccola frazione. A metà maggio la Vecchia Marina si animava ed i visitatori erano migliaia. Ad Acquedolci venditori e acquirenti giungevano da San Fratello e Cesarò, da Capizzi, Naso e Mistretta... era un appuntamento atteso tra i più importanti della Sicilia tirrenica, tanto che la Fiera di Acquedolci si ritrova annoverata oggi tra le "fiere storiche di Sicilia", un vero riconoscimento prestigioso per questo appuntamento della tradizione acquedolciana. Il 14 maggio si colloca tra due grandi feste patronali che caratterizzano il periodo e la Fiera del 14 Maggio era la prima delle due fiere sul territorio sanfratellano, l'altra fiera si svolgeva il 14 settembre a San Fratello.
La Terza Domenica di maggio, per antica tradizione da epoca immemorabile ad Acquedolci si festeggiava e si festeggia San Giuseppe. In Primavera inoltrata era questo l'appuntamento religioso più atteso dalla piccola comunità contadina e di allevatori. La fiera anticipava la grande festa ed era occasione per entrare in contatto con realtà diverse provenienti dai paesi vicini. A metà ottocento la popolazione del Borgo cominciava a crescere passando da circa 300 abitanti al momento dell' Unità d'Italia ai circa 700 individui di fine secolo. Nel 1921 gli abitanti "marinoti" erano oltre 800 e pur risultando sulla carta "sanfratellani" rifiutavano questa loro appartenenza perchè avevano da tempo cominciato a maturare una propria identità. Nel 1911 nasceva ad Acquedolci la Società Operaia di Mutuo Soccorso"La Marina" Principe di Piemonte, una realtà mutualistica assai importante poichè riferimento per centinaia di lavoratori. Intorno agli anni '20 veniva costituito un Pio Sodalizio, confraternita religiosa dedicata al culto del santo patrono dei lavoratori, venerato da secoli nell'antica e omonima chiesetta del Castello di Acquedolci. Pochi anni prima della Frana la dinamica frazione era già un polmone dell'economia sanfratellana e offriva lavoro a tantissimi forestieri. La costruzione di una ferrovia, che all'epoca era efficiente e funzionale, agevolò i collegamenti con le grandi città siciliane e se San Fratello continuava a rimanere chiusa e danneggiata dalle sue divisioni interne, la piccola Marina cominciò ad aprirsi ai contatti con altre realtà costiere ed entrare così in contatto con i viandanti provenienti da Palermo e Messina.
Oggi le bancarelle si accalcano in via Cadorna,Garibaldi,Duomo,Cascino,Mercato.. le musiche e "i caliari" richiamano tantissimi visitatori, mentre i venditori di articoli per la campagna e per la casa sono riforniti di oggetti tradizionali spesso introvabili. Ben poca cosa rispetto al passato quando lungo tutto il litorale erano centinaia gli allevatori che vendevano i propri animali, specialmente asini e cavalli e le bancarelle si susseguivano dalla costa fino a tutto il Borgo antico.Lungo la Vecchia Marina c'erano fabbri per la ferratura e la marchiatura degli animali, calzolai, rivenditori di attrezzi per l'allevamento. Ad inizio '900 giunsero in gran numero i "caliari" quasi tutti provenienti dal paese di Naso. Da Capizzi giungevano i rivenditori di formaggi e da Nicosia i rivenditori di manufatti per l'allevamento. La Fiera sanciva l'inizio della bella stagione e dei primi bagni a mare, rappresentava un'occasione per concludere ottimi affari e col tempo alla Fiera del Bestiame (sospesa da circa 15 anni), si affiancò il rumoroso e affollato "Mercato delle Cose", dove si potevano acquistare formaggi appena prodotti e stagionati, produzioni casearie, cereali, verdure, legumi e farina, ma anche dolciumi, gelati e caramellati, stoffe, vestiti, articoli artigianali per la casa, ceste in vimini. Rivenditori di stoffe affluivano Catania e dal Palermitano giungevano i "banniatura" che vendevano frutta. Erano santagatesi i venditori di pesce secco e sarde sott'olio..Lungo la Vecchia Marina c'erano addirittura venditori di stampe ad olio da incorniciare. Il borgo si animava e in Marina scendeva tutta San Fratello. Ai primi del '900 la Fiera di Acquedolci divenne sopratutto un grande Mercato, una Fiera degna di reggere il confronto con l'analogo appuntamento che si teneva il 14 e 15 Aprile nella vicinissima S. Agata. Un documento attesta l'importanza commerciale della Fiera e sopratutto ne attesta l'esistenza nella prima metà dell'800, si tratta della"Collezione Delle Leggi e de' Decreti Reali del Regno Delle Due Sicilie" a cura di Domenicantonio Vacca risalente al 1841. Il documento elenca le disposizioni normative e le concessioni vigenti nel Regno in materia di Fiere e Mercati. E' una delle fonti più importanti per chi studia l'ordinamento giuridico dell' Ottocento nel Mezzogiorno d'Italia. Il complesso normativo interessa perchè parla delle autorizzazioni per lo svolgimento della Fiera annuale nel Villaggio delle Acque Dolci, appartenente all'epoca al Comune di San Fratello, facente parte della Val Demone ricadente nella Provincia di Messina del Regno delle Due Sicilie. Ma questo documento è doppiamente importante perchè a proposito della fiera di Acquedolci vengono richiamate disposizioni ancora più antiche emanate nel luglio del 1813 da Ferdinando I di Borbone. E' perciò probabile che nel Villaggio di Acquedolci nei gironi 14 e 15 maggio, già 200 anni fa, si svolgesse una grande fiera del bestiame al quale gradualmente si affiancò il grande mercato delle cose che si snodava lungo l'attuale via del Carricatore,la via Vecchia Marina nei pressi della Chiesa di San Giuseppe alla Torre e fino alla contrada Buonriposo. La fiera di Acquedolci è perciò a pieno diritto una delle fiere più antiche del Meridionale d'Italia e di questo è giusto prenderne atto. Nel 2019 il grande Mercato delle Cose continua a sopravvivere tra mille difficoltà, in un epoca di grandi centri commerciali che vendono merce economica all'ingrosso, sotto i colpi dei rivenditori cinesi a basso costo e dei prodotti preconfezionati acquistati online. Il Comune, dopo anni di disinteressamento, sembra avere intenzione di promuovere e rilanciare (anche con il ripristino del Mercato degli Animali) questo grande appuntamento che fa parte della storia ed appartiene all'identità del paese di Acquedolci costituendone una tradizione importante che merita di essere difesa e valorizzata. A tutti rinnoviamo l'appello a non astenersi dal fare quei piccoli acquisti che consentiranno agli espositori di poter ritornare ad Acquedolci il prossimo anno.
Oggi le bancarelle si accalcano in via Cadorna,Garibaldi,Duomo,Cascino,Mercato.. le musiche e "i caliari" richiamano tantissimi visitatori, mentre i venditori di articoli per la campagna e per la casa sono riforniti di oggetti tradizionali spesso introvabili. Ben poca cosa rispetto al passato quando lungo tutto il litorale erano centinaia gli allevatori che vendevano i propri animali, specialmente asini e cavalli e le bancarelle si susseguivano dalla costa fino a tutto il Borgo antico.Lungo la Vecchia Marina c'erano fabbri per la ferratura e la marchiatura degli animali, calzolai, rivenditori di attrezzi per l'allevamento. Ad inizio '900 giunsero in gran numero i "caliari" quasi tutti provenienti dal paese di Naso. Da Capizzi giungevano i rivenditori di formaggi e da Nicosia i rivenditori di manufatti per l'allevamento. La Fiera sanciva l'inizio della bella stagione e dei primi bagni a mare, rappresentava un'occasione per concludere ottimi affari e col tempo alla Fiera del Bestiame (sospesa da circa 15 anni), si affiancò il rumoroso e affollato "Mercato delle Cose", dove si potevano acquistare formaggi appena prodotti e stagionati, produzioni casearie, cereali, verdure, legumi e farina, ma anche dolciumi, gelati e caramellati, stoffe, vestiti, articoli artigianali per la casa, ceste in vimini. Rivenditori di stoffe affluivano Catania e dal Palermitano giungevano i "banniatura" che vendevano frutta. Erano santagatesi i venditori di pesce secco e sarde sott'olio..Lungo la Vecchia Marina c'erano addirittura venditori di stampe ad olio da incorniciare. Il borgo si animava e in Marina scendeva tutta San Fratello. Ai primi del '900 la Fiera di Acquedolci divenne sopratutto un grande Mercato, una Fiera degna di reggere il confronto con l'analogo appuntamento che si teneva il 14 e 15 Aprile nella vicinissima S. Agata. Un documento attesta l'importanza commerciale della Fiera e sopratutto ne attesta l'esistenza nella prima metà dell'800, si tratta della"Collezione Delle Leggi e de' Decreti Reali del Regno Delle Due Sicilie" a cura di Domenicantonio Vacca risalente al 1841. Il documento elenca le disposizioni normative e le concessioni vigenti nel Regno in materia di Fiere e Mercati. E' una delle fonti più importanti per chi studia l'ordinamento giuridico dell' Ottocento nel Mezzogiorno d'Italia. Il complesso normativo interessa perchè parla delle autorizzazioni per lo svolgimento della Fiera annuale nel Villaggio delle Acque Dolci, appartenente all'epoca al Comune di San Fratello, facente parte della Val Demone ricadente nella Provincia di Messina del Regno delle Due Sicilie. Ma questo documento è doppiamente importante perchè a proposito della fiera di Acquedolci vengono richiamate disposizioni ancora più antiche emanate nel luglio del 1813 da Ferdinando I di Borbone. E' perciò probabile che nel Villaggio di Acquedolci nei gironi 14 e 15 maggio, già 200 anni fa, si svolgesse una grande fiera del bestiame al quale gradualmente si affiancò il grande mercato delle cose che si snodava lungo l'attuale via del Carricatore,la via Vecchia Marina nei pressi della Chiesa di San Giuseppe alla Torre e fino alla contrada Buonriposo. La fiera di Acquedolci è perciò a pieno diritto una delle fiere più antiche del Meridionale d'Italia e di questo è giusto prenderne atto. Nel 2019 il grande Mercato delle Cose continua a sopravvivere tra mille difficoltà, in un epoca di grandi centri commerciali che vendono merce economica all'ingrosso, sotto i colpi dei rivenditori cinesi a basso costo e dei prodotti preconfezionati acquistati online. Il Comune, dopo anni di disinteressamento, sembra avere intenzione di promuovere e rilanciare (anche con il ripristino del Mercato degli Animali) questo grande appuntamento che fa parte della storia ed appartiene all'identità del paese di Acquedolci costituendone una tradizione importante che merita di essere difesa e valorizzata. A tutti rinnoviamo l'appello a non astenersi dal fare quei piccoli acquisti che consentiranno agli espositori di poter ritornare ad Acquedolci il prossimo anno.
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