Il Monte di San Filadelfio, la contrada BuonRiposo e la leggenda dei TreSanti.
"..E fecero porto ad Acquedolci.."
Un bellissimo racconto dello scrittore e antropologo Benedetto Rubino.
di Enrico Caiola
Fonte: Benedetto Rubino
Nato a San Fratello nel gennaio del 1881 è morto ad Acquedolci nel luglio del 1955 fu farmacista di professione, ma dedicò la sua vita allo studio delle espressioni materiali della cultura popolare del territorio dei Monti Nebrodi. Il Rubino documentò con scritti e fotografie i tragici eventi della Frana del '22 e, da corrispondente del Giornale di Sicilia, tratteggiò meticolosamente il processo di progressiva inurbazione del Borgo Acquedolci fornendo interessanti dettagli sulla costruzione del nuovo abitato e dei suoi edifici pubblici. Compose importanti saggi sulla storia locale e sulla festa dei Giudei di San Fratello, collaborò con il prestigioso supplemento del Corriere della Sera, La Lettura, dove pubblicò gran parte dei propri lavori. E' considerato uno dei più attendibili biografi di San Benedetto il Moro, perchè nel suo libro Folklore di San Fratello (A. Reber, Palermo 1914) traccia una delle più interessanti biografie del santo sanfratellano, in occasione del centenario della canonizzazione.
Nel racconto che il blog Acquedolci Furiano oggi propone ai lettori, si parla di una leggenda, riferita all'arrivo delle reliquie dei Tre Santi Martiri Alfio, Filadelfio e Cirino. E' una storia che il Rubino sostiene essergli stata raccontata da un'anziana donna sanfratellana ad inizio '900. Secondo questo racconto leggendario, l'arrivo delle reliquie durante una tempesta,avrebbe dato il nome ad una contrada tutt'oggi esistente e ricadente nel territorio del Comune di Acquedolci. Secondo la storia ufficiale,dopo il martirio avvenuto a Lentini il 10 maggio dell'anno 253 d.C., i corpi dei tre fratelli vennero buttati in un pozzo secco. In seguito vennero sepolti a Lentini e alcune reliquie disseminate per la sicilia nelle località che presero i nomi di Sant'Alfio e San Filadelfio ( San Fratello). Ma esistono anche tanti racconti e leggende. Secondo una di queste storie, mentre infuriavano le persecuzioni dell'impero contro il cristianesimo propagatosi velocemente in Sicilia, un gruppo di cristiani guidato da Santa Tecla da Lentini dissotterrò le ossa dei santi per non farle cadere in mano ai paganii. Il piccolo gruppo di cristiani si recò perciò a Catania dove si imbarcarono verso nord. A questo punto ha inizio il racconto leggendario narrato da Benedetto Rubino. Durante la fuga la nave con a bordo le reliquie dirigendosi verso ovest (probabilmente per raggiungere il nord Africa, avrebbe perso la rotta ed i cristiani, inseguiti da Decio si sarebbero ritrovati nel bel mezzo di una tempesta a largo di un grande Monte.
Nell'immagine: il Monte di San Filadelfio |
Il racconto è ambientato intorno all'anno 260 d.C. e Benedetto Rubino scrive quello che un'anziana gli avrebbe raccontato...
"Or avvenne che, continua la leggenda,le reliquie dei Tre Santi, chiuse in unica cassa, dopo aver passato lo Stretto di Messina, e raggiunta la costa settentrionale della Sicilia, si trovassero a passare da Acquedolci, dove si sollevò una grande tempesta. I marinai facevano sforzi per continuare il viaggio: ma che? La tempesta infuriava sempre più e la nave non voleva andare nè avanti né indietro.
S’accorsero perciò che il cielo non dovesse essere estraneo a questo fatto; ond'è che domandato a Tecla che cosa portasse in quella cassa che durante il viaggio aveva tenuto sempre vicina a se e saputo che ivi si trovavano le ossa dei Tre Santi Martiri Alfio, Filadelfio e Cirino,presi da religioso timore, esclamavano: Santuzzi Gluriusi faciti portu unni vuliti.
E fecero porto (sbarcarono) ad Acquedolci e fermatisi appena tanto quanto bastò a Tecla, per riposarsi in quella località detta appunto di Buon Riposo, si diressero, sempre per il timore dei Saraceni, al Monte ricordato sopra, dove sorge ora in loro memoria, un devoto Santuario. Fin qui la leggenda: ora un pò di storia. E la storia ci dice che queste povere ossa non hanno riposato mai. Che scoperte dai Longobardi , commilitoni del conte Ruggiero,nel luogo ove le aveva nascoste Tecla per salvarle dall'ira dei Saraceni, cioè sul Monte, furono da questi portate nella nuova vicina Terra, da essi fondata, la quale si chiamò d'allora Terra dei Santi Fratelli (Terra Sanctorum Fratrum o San Fratello); che in questa terra dovettero subire un'altra specie di martirio, quello di essere due volte seppellite dalla frana e due volte dissotterrate;...".
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