Monumenti: Castello di Acquedolci sulla pagina Facebook "Sicilia"

L'immagine mostra la cinta muraria con i suoi merli Ghibellini e la Chiesa di San Giuseppe alla Torre.
La pagina del sito siciliafan.it ha dato spazio al Castello "Larcan-Gravina" di Acquedolci.
Da qui è passata una storia affascinante.
di Enrico Caiola
Il Castello di Acquedolci ha una storia di oltre 600 anni. Sulla pagina facebook SICILIA, seguita da oltre un milione 241mila fan, ecco comparire il monumento che appartiene alla storia non solamente di Acquedolci, ma di tutto il territorio. La Torre Atàlia e la piccola Chiesetta di San Giuseppe, rappresentano il primo nucleo di questa costruzione che durante i secoli ha ospitato cavalieri, dominatori, schiavi, principi, generali e rivoluzionari. Il cavaliere crociato Ugerotto Larcan, nel 1398, ricevette il feudo "di San Filadelfio e Delle Acque Dolci" dal principe Martino e avviò la costruzione dell'originaria Torre che fungeva da difesa per le preziose piantagioni e per i mulini. L'acquisto da parte del Comune di Acquedolci, risale solamente al 2001. Prima di allora ci sono sei secoli di storia, un arco temporale notevole che annovera il passaggio di personaggi molto famosi come l'imperatore Carlo V del Sacro Romano Impero che, intorno al 1530, sconfisse i saraceni che minacciavano le coste siciliane. E’ l’anno 1524 quando il geografo messinese,Francesco Maurolico, passa da Acquedolci e vi pernotta in una locanda. Annota qualche riga..”l’Acquae Dulci fundaco”.. 
In questo luogo ha inizio la storia di Benedetto il Moro, un santo figlio di schiavi la cui madre era al servizio dei Larcan signori e padroni del castello. Nei primi anni del '600 sarà proprio donna Alfonsa Larcan a finanziare la costruzione del Convento a San Fratello, per una grazia ricevuta da San Benedetto. Dopo i catalani Larcan De Soto e la famiglia dei Gravina che ottenne il titolo di principi di Palagonìa e arricchì ulteriormente la struttura, il Castello fu di proprietà dei baroni Cupane. Ed è durante questo periodo che la struttura venne ampliata a sud, con una serie di costruzioni per la servitù e gli animali. Intorno al 10 luglio dell'anno 1860, Giuseppe Garibaldi, affacciatosi alla scalinata, tenne un discorso al popolo sanfratellano convenuto per l'occasione. Il 6 maggio del 1924 Benito Mussolini ed il Ministro Antonino Di Giorgio visitavano il Castello e la piccola chiesa di San Giuseppe, prima di recarsi ad inaugurare una casa popolare in via Gorizia.
Di questo luogo carico di fascino e della Torre Atalia ne parlano nel 1540 Tommaso Fazello, che viene ospitato da Vincenzo Larcan e nel 1610 Antonio Filoteo che scrive che in questo luogo si trova “una bella Torre con osteria..”. Il primo ad immaginare la delocalizzazione di san Fratello non è il gen.Di Giorgio ma il principe Francesco Ferdinando di Palagonia, che governò il feudo durante la frana del 1754. Il principe ipotizzò la ricorstuzione del paese collinare attorno al castello di Acquedolci, ormai divenuto sede amministrativa del feudo dopo la distruzione del castello collinare di San Filadelfio. La popolazione però si ribellò a questa scelta e scoppiò una sommossa che convinse Francesco Ferdinando ad abbandonare l’ipotesi della delocalizzazione in riva al mare. Si optò al contrario per la ricostruzione del paese in collina. Il Principe permise a chi era rimasto senza casa, di rientrare in possesso della stessa dopo un certo numero di anni col pagamento di una somma rateizzata. 
Con il '900 ha inizio il declino per il Castello. I bombardamenti alleati non risparmiano la Torre e le strutture vicine. Negli anni '60 si decise di procedere alla demolizione, a causa dei danni strutturali che avevano pericolosamente destabilizzato la Torre che minacciava di crollare sulla ferrovia. Gli ultimi cinquant'anni sono purtroppo segnati dal degrado e dall'abbandono di locali e pertinenze. Alcuni interventi abbastanza discutibili sono stati posti in essere nei primi anni Duemila per il recupero di parti della costruzione interessate da crolli. Durante l'amministrazione Gallo non sono state realizzate  migliorie e si sono verificati ulteriori crolli. L'attuale amministrazione guidata dal sindaco Riolo sta, a più riprese, tentando di intervenire con pulizia dei locali interni ed illuminazione delle mura del prospetto nord e dei locali del Baglio della servitù. L'antica chiesetta, grazie alla donazione di un prezioso lampadario in ottone di proprietà della famiglia Giordano di Messina, è oggi illuminata ed è sede di appuntamenti culturali, come la Mostra Iconografica su San Benedetto svoltasi  nell'agosto del 2018. Il Castello, grazie al suo fascino antico,  richiama negli ultimi tempi numerosi fotografi che scelgono questa location suggestiva come set per servizi fotografici dei matrimoni.

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Il Castello è un luogo storico che è inserito nel censimento dei Luoghi Italiani da non dimenticare. Per Votare il Castello di Acquedolci sul sito del FAI visita Castello di Acquedolci .

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