“Je ne suis pas Charlie”

Dopo "sisma all'italiana" con la satira indecente sulle vittime del terremoto, arriva l'ennesima vignetta choc che prende di mira le vittime della slavina del "Rigopiano". 

Migliaia i commenti di indignazione, ci sono anche tantissimi francesi che chiedono scusa. Polemiche anche in Francia per una satira che è sempre più inopportuna e offensiva "stanno lucrando con le disgrazie". 
"vous êtes la honte de la France".
La vignetta di Charlie Hebdo ha scatenato le prevedibili polemiche sui social network, come già accaduto nei mesi scorsi in occasione dei due devastanti terremoti in Centro Italia
Professionisti ed esperti giornalisti francesi avvertono gli italiani circa la impopolarità del fenomeno Charlie in Francia "quella rivista-spiegano- stava fallendo, e tenta adesso di risollevarsi facendo leva sulle tragedie..dovremmo tutti assieme ignorarla". C'è chi definisce quella di Charlie come "satira immondizia" e chi accusa di razzismo e volgarità. mentre alcuni Comuni del Centro-Italia denunciano i vignettisti, la rivista rimuove sulla pagina ufficiale centinaia di commenti..e così il diritto di satira,tenta di imbavagliare i ben più importanti diritti di libertà di espressione e di critica. Interviene nella vicenda anche padre Jean-Louis Giordan, curato Basilica di Notre Dame Nizza che all'uscita dalla chiesa ha posto un cartello con la scritta “Je ne suis pas Charlie”.


Le reazioni a questo modo di esprimere la satira, arrivano sopratutto dai vignettisti italiani Marione e Ghisberto che hanno divulgato alcune "contro-vignette". 
Il primo a "colpire" con ironia è il vignettista Marione che fa atterrare  la morte sciatrice sullo sterco, che con una matita in mano simboleggia  la satira spazzatura. Il sindaco di Amatrice ha pubblicato una vignetta di Ghisberto nella quale  un soccorritore  dà una palata in faccia alla morte sugli sci. Sempre  Ghisberto pubblica sul proprio profilo la contro-vignetta con uno sciatore del soccorso alpino che prende in giro la morte e le fa un gestaccio.  

Una contro-vignetta per rispondere a Charlie Hebdo. 
Il disegnatore Ghisberto, sulla propria pagina Facebook, ha pubblicato un’immagine che fa il verso a quella che del settimanale francese. C’è sempre la Morte sugli sci, ma questa volta è attonita, superata a tutta velocità da un soccorritore alpino. Dito medio alzato e bandiera impugnata con orgoglio, l’obiettivo è arrivare per primo sul luogo del disastro, così da estrarre il maggior numero di persone possibile. Nonostante l'aumentare del numero delle vittime, il merito per i superstiti "strappati" alla morte va  riconosciuto a questi soccorritori eroi.
-L'approfondimento-
Le reazioni dalla Francia.
Testate giornalistiche, che, a fini di lucro, speculano sul dolore altrui.

Cerchiamo di approfondire le reazioni in Francia. L'approfondimento di Federica Mancuso ci racconta come si vive in Francia l'imbarazzante situazione creatasi in seguito alle vignette  di Charlie.             

di Federica Mancuso

E’ ormai passata una settimana dalla drammatica mattina del 18 gennaio, quando una slavina, che ha ricoperto una superficie di circa 200 mq, è piombata sull’hotel 4 stelle “Rigopiano”, nel comune di Farindola, segnando o fatalmente cancellando –loro malgrado- ben 34 vite, tra cui 4 bambini. Tragedia preannunciata o evento naturale eccezionale, sommato alle continue, inarrestabili, scosse di terremoto che hanno causato tutto questo immane tragedia?
Sono questi gli interrogativi che si pongono ormai da giorni tutti gli italiani e per cui la magistratura inquirente della Procura di Pescara ha aperto un fascicolo per disastro colposo, al fine di cercare risposte precise ed univoche, in primis, per colmare, almeno in parte, quel vuoto che lascia nei cuori e nelle teste dei familiari delle vittime la domanda “perché?”.
Ma se, da una parte, si cerca di ricostruire l’evento e le ore precedenti il disastro, anche servendosi dei ricordi dei sopravvissuti, e si piangono tutte le 29 vittime innocenti, dall’altra, proprio queste ultime sono oggetto di denigrazione da parte di testate giornalistiche, che, a fini di lucro, speculano sul dolore altrui. Ritorna, ancora una volta, prepotente il gioco e lavoro macabro e beffardo portato avanti dal settimanale satirico Charlie Hebdo.
E’, infatti, di queste ore la notizia secondo la quale gli avvocati, già incaricati dal comune di Amatrice di querelare il giornale francese per le caricature aventi ad oggetto la cittadina abruzzese distrutta dal sisma del 24 agosto 2016, dovranno (nuovamente) intraprendere un’azione per diffamazione nei confronti dello stesso settimanale per la vignetta rappresentante la morte, personificata da uno scheletro vestito di un manto nero, su un paio di sci che grida inarrestabile: “Non ce ne sarà (ndr, di neve) per tutti”, con l’esplicito intento di invitare ad affrettarsi quanti volessero partecipare allo sport invernale. 
La rivista, saltata agli onori della cronaca (e agli òneri finanziari di quanti per seguito, seppur esiguo, o per curiosità l’hanno letta o anche semplicemente acquistata) per l’attentato terroristico subìto nella sua sede parigina nel gennaio del 2015, ha avuto modo di vedersi notificata nei mesi scorsi una denuncia per diffamazione, a seguito della rappresentazione di cittadini di Amatrice come penne al sugo di pomodoro (sangue), gratinate (con macerie in volto) e lasagne (uomini ammassati l’uno sull’altro).
Ma se questi sono gli accadimenti degli ultimi sei mesi, bisogna risalire a quasi un anno fa quando i belgi, nel marzo del 2016, vengono sconvolti dall’attentato all’aeroporto Nazionale di Bruxelles. In quell’occasione Charlie Hebdo pensa bene di mettere in prima pagina un dubbioso Stromea che, quasi ignaro delle braccia e delle gambe fatte a pezzi e sanguinanti che lo circondano, si domanda “Papà, dove sei?”, frase che foneticamente richiama la celebre canzone del compositore ruandese (“Papaoutai”).
E’, poi, del 7 ottobre 2015 il vero e proprio caso giudiziario che vede il giornale, sostenitore della sua linea editoriale, intento a prendersi beffa della figlia nata da un’azzardata relazione tra l’eurodeputata, Nadine Moreno, e lo storico generale francese, Charles de Gaulle, neonata dipinta con le sembianze di una bambina affetta da trisomia21, contro l’associazione Lejeune, e diverse altre contro la discriminazione. Per questo particolare, la redazione si vide recapitare una denuncia per diffamazione nei confronti dei portatori di handicap, oltre che per ingiurie ed incitazione all’odio. La 17° sezione del Tribunale correzionale di Parigi, tuttavia, assolve la testata giornalistica sulla base del fatto che, pur essendo un giornale satirico e che lo stesso svolge un’attività deliberatamente provocante, che a tal titolo partecipa alla libertà d’espressione e di comunicazione del pensiero e delle opinioni, “con la vignetta in questione non sono stati oltrepassati i limiti imposti dalla libertà d’espressione” e che “la caricatura sia di buono o cattivo gusto, che possa o non possa ferire (ndr, il sentimento di una certa categoria di persone), questo non è il criterio”.
Ma senza dover risalire troppo nel tempo, è sufficiente fermarsi al numero del 14 gennaio 2015 quando, in risposta all’attacco dei fratelli Kouachi, che aveva decimato la redazione dello stesso giornale sette giorni prima, viene mostrato una prima pagina con un incredulo quanto impotente Maometto che mostra, anch’egli come molti, tanti… altri comuni uomini in quei giorni, un cartello con su scritto: “Je suis Charlie”, sormontato dalla scritta “Tutto è perdonato”.
Ebbene, quella vignetta non prendeva in alcun modo - esplicitamente o implicitamente - in giro nessuna delle vittime dell’attentato del 7 gennaio 2015… Ecco, dunque, l’uguaglianza e l’obiettività sarcastica di cui si fregia il giornale: la derisione altrui e non l’autoironia con i propri cadaveri in bella mostra!
Testimonianze:

Padre Jean-Louis Giordan, curato Basilica di Notre Dame Nizza. "Conosco il giornale ma non l’ho mai acquistato, né letto. Infatti non sapevo nemmeno che avesse fatto anche una vignetta sulle vittime del terremoto! Assolutamente contrario a questo genere di satira sprezzante ad ogni livello ed in ogni caso delle regole del buon gusto e del rispetto della sensibilità altrui. All’epoca dell’attentato alla redazione, mentre tutti erano intenti a gridare “Je suis Charlie”, io feci affiggere “Je ne suis pas Charlie”."
Christelle, 34 anni, assistente all’infanzia. "Conosco il giornale, ma non l’ho mai acquistato. Non ha molto seguito in Francia… Ah, ha preso in giro le vittime della valanga? So che in Italia c’è stato il terremoto la settimana scorsa e una valanga ha causato diversi morti, ma non sapevo che Charlie Hebdo avesse preso in giro le vittime. Beh, sono per la libertà d’espressione, ma con i dovuti limiti: non si può lucrare su persone morte innocentemente."

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