Alla mezzanotte del 28 Novembre 1969 Acquedolci non era più frazione ma diveniva Comune Autonomo.
"E suonino le campane, suonino a distesa festanti le campane del nostro campanile.."
Nel pronunciare il suo storico e appassionato discorso, nel dicembre del 1969, don Antonino Di Paci parroco di Acquedolci si soffermò sul significato dell'Autonomia."Con l'avvenuta Autonomia- disse padre Di Paci- Acquedolci è divenuta LIBERA, quindi è divenuta vostra, miei cari concittadini, tutta vostra, senza più ingerenza di alcuno, quindi spetta ora a voi forgiare la sua storia ed il suo avvenire, spetta a voi svilupparla in tutte le sue strutture, spetta a voi curare i suoi interessi e la sua economia." L'appello del sacerdote voleva essere uno stimolo per i cittadini,sia per quelli che avrebbero ricoperto incarichi pubblici, sia per tutti gli altri che nella storia sarebbero arrivati dopo..L'auspicio era che ciascuno,con le proprie capacità ed idee, nel rispetto del proprio ruolo, fosse chiamato ad interessarsi seriamente alla cosa pubblica o più semplicemente a svolgere bene il proprio dovere nei diversi ambiti della vita della Comunità, per il bene di essa. Il tentativo era quello di isolare qualsiasi tendenza alla divisione che scaturisce da interessi economici e affari tornacontisti, una tendenza già manifestatasi nell'antica San Fratello ed i cui pericoli era già ipotizzabile che si ripetessero nel nuovo Comune e questo l'anziano presidente del Comitato dell'Autonomia lo sapeva bene.
Nella Foto: don Antonino Di Paci-fu presidente del Comitato per l'Autonomia |
Probabilmente questa aspettativa di buona e proba gestione, troppo spesso è stata dimenticata, alla luce delle vicende storiche che non hanno risparmiato al giovane Ente speculazioni e affarismi che hanno danneggiato e diviso il tessuto sociale. Di Paci credeva nello spirito di coesione della nuova Comunità,sicuramente simile per cultura e affinità ma diversa dalla litigiosissima realtà sanfratellana. Per il parroco sarebbe stata questa utopica concordia la carta vincente che avrebbe saputo rendere coesa la realtà comunitaria acquedolciana ancora fragile poichè di nuova formazione e già minacciata all'orizzonte dai tanti e troppi interessi legati ad una imminente espansione urbanistica. Parecchi erano stati anche i rallentamenti nel processo autonomistico, le "invidie e gelosie" della peggiore politica sanfratellana che sin dagli anni '30 avevano ingolfato la ricostruzione del post-frana,illuso tanti sanfratellani e ferito gli abitanti della Marina con gestioni amministrative che avevano trascurato fino ad abbandonarla un'intera e popolosissima frazione.
Interessi localistici privati e speculazioni in montagna,avevano danneggiato perciò lo sviluppo del nuovo paese, la cui espansione venne spesso ostacolata e rallentata, addirittura ridicolizzata e non compresa nella sua positività da chi doveva curarsi di favorire la crescita e le opportunità nell'ottica di uno sviluppo di tutto il territorio che avrebbe sicuramente favorito le nuove generazioni e ridotto il fenomeno migratorio.
Ed è il profitto personale che sin dal giorno dell'Autonomia ha cominciato ad insinuarsi e dividere il nuovo Comune non consentendo che la prima amministrazione fosse frutto di una elezione plebiscitaria, che il primo sindaco della storia fosse eletto cioè da un'unica coalizione, ipotesi quest'ultima abbastanza sostenuta dai sacerdoti della ex frazione e definitivamente accantonata nell'aprile del '70. Da subito si delineava perciò una Maggioranza che faceva riferimento al sindaco Salvatore Mazzullo ed una Opposizione storica che faceva riferimento al consigliere provinciale Mariano Terranova. Da queste due realtà deriveranno i vari schieramenti che nei successivi decenni si alterneranno al potere. Di Paci lo aveva detto chiaramente "E se per poco,tra i vostri eletti e fuori si manifestasse qualche pecora nera che col suo stridente belato, tentasse avanzare proposte tornacontiste, di favoritismi, di occupazione arbitraria del Sacro suolo del Comune, gridate, protestate, squalificatelo, mettetelo a tacere!! E' dovere di tutti tutelare gli interessi della comunità, perchè il favorire uno reca danno agli interessi di altri, porta discordie, sveglia gli appetiti, tarpa l'entusiasmo, sconvolge la concordia degli animi.." parole attuali ieri come oggi, ma solo pochi hanno "gridato e squalificato" con coraggio le varie "pecore nere" che in maniera incredibilmente famelica hanno spesso portato a termine mirate operazioni di "occupazione arbitraria del sacro suolo del Comune", piuttosto che con umiltà e amore fare semplicemente il bene della Comunità.
Disse Di Paci che Acquedolci era "come una sposina, che esce dalla casa paterna e non porta con se una vistosa dote, nè tantomeno trova la casa ammobiliata, con tutti i conforti che esige la civiltà moderna, ma purtroppo ci è stata consegnata ed è venuta tra le nostre braccia carica di debiti."
Libera ma..sola e povera!Acquedolci è in ginocchio e con i danni bellici ancora visibili.
Nella storia si sono avvicendati 7 sindaci.
Nella storia si sono avvicendati 7 sindaci.
Gazzetta Ufficiale con la legge che istituisce il Comune |
Il 28 novembre 1969, l' Autonomia concretizza incognite e difficoltà..
L'ex Frazione ha mosso i suoi primi passi da Comune, tra strade piene di fango,gli edifici bombardati,gli uffici da organizzare ed attivare ex novo. Torrenti adibiti a immondezzai,casse comunali vuote e identità da costruire..Non manca solamente l'orologio della Chiesa e le scalinate degli edifici istituzionali, ma manca l'acqua, la luce pubblica,le fognature sono fuori uso in alcune strade a causa dei danni dei bombardamenti. Un enorme numero di acquedolcesi nati ad Acquedolci rivendica la cancellazione della dicitura "nato a San Fratello", l'ufficio Anagrafico di San Fratello è nella confusione più totale perchè deve procedere al trasferimento di circa 4.500 residenti. Ci sono difficoltà legate agli indirizzi, alle omonimie, errori nelle notifiche delle lettere. Il sistema comincerà ad assestarsi entro qualche anno tra enormi difficoltà organizzative ed economiche. A tal proposito va menzionato il lavoro eccezionalmente valido e preciso del dipendente comunale Giuseppe Artale che si occupò della ricognizione e ricostruzione dell'archivio anagrafico. Al momento dell'Autonomia il paese è povero e scarsamente sviluppato,mancano i servizi, il reddito medio è sotto la soglia della povertà. Le famiglie sono numerose e vivono le piaghe di disoccupazione ed emigrazione.
Nel Dicembre del 1969 non c'era ancora un sindaco ad Acquedolci e sopravviveva la Delegazione, cioè un gruppetto di Consiglieri Comunali rappresentanti le esigenze della Frazione al Consiglio di San Fratello. La Delegazione aveva però i mesi contati, dato che sarebbe rimasta in carica fino a giugno. Tra uffici disorganizzati, assenza di liquidità, incognite e povertà, il nuovo Comune siciliano viveva un momento storico di difficilissima transizione che avrebbe portato alle elezioni di giugno, con la vittoria del sindaco Salvatore Mazzullo. Fino a giugno però tutte le spese vennero affrontate da San Fratello e da questo momento prendeva avvio la complicata ed a tutt'oggi irrisolta Divisione Patrimoniale, questione che da quasi mezzo secolo caratterizza e anima le discussioni delle dodici amministrazioni acquedolcesi che si sono susseguite, vicenda ingarbugliata e spesso causa di incomprensioni e strascichi polemici tra le amministrazioni dei due paesi.
Tra dubbi ed incertezze, si misero di mezzo anche le divisioni interne e naufragava il tentativo di "organizzare" un'unica lista inaugurale per il nuovo Comune in vista delle elezioni del giugno del 1970. Saranno elezioni serene ma le due componenti di Maggioranza ed Opposizione daranno origine ai due schieramenti storici che agiteranno nei decenni la politica paesana.
La prima Amministrazione è guidata dall'anziano Salvatore Mazzullo e si trova innanzi una Acquedolci in ginocchio, dopo decenni di abbandono e degrado...Il primo acquisto è il nuovo Orologio meccanico del Campanile, simbolo identitario del paese.
Nell'immagine: il sindaco Salvatore Mazzullo e signora |
Ma i soldi erano pochi e non bastarono a sistemare le prime strade del centro. Salvatore Mazzullo, spesso, finì col fare quello che solo un buon papà sa fare: mise le mani al proprio portafoglio e dotò le ville di piante, fiori, acquistò gli alberelli della via Armando Diaz., pagò alcuni operai e trovò il modo per acquistare il materiale per la riparazione delle strade. Solo alla sua morte si scoprì che aveva addirittura acceso un mutuo per pagare le spese. L'Autonomia era fatta, ma l'identità era tutta da costeuire. Si sarebbe ad esempio dovuto lavorare di più per costruire meglio l'identità degli Acquedolcesi e per formare le nuove generazioni di amministratori. Si deve a Mazzullo e Di Paci il forte incoraggiamento nella organizzazione delle prime edizioni del moderno Carnevale.
L'Autonomia rappresenta una pagina affascinante della storia di Acquedolci.
La data è importante e la ricorrenza non dovrebbe essere dimenticata.
Prima Amministrazione di Acquedolci (7 giugno 1970 - 15 giugno 1975) |
Fino all'ultimo la "civica indipendenza" rischiò di non essere riconosciuta. Fino all'ultimo istante polemiche, pressioni, ostruzionismi, minacce.. Alcuni influenti politici locali hanno ostacolato fino alla fine la nascita del nuovo Comune.
La prima seduta dell'Assemblea Regionale di giorno 12 Novembre era stata rinviata a causa della mancanza del numero legale. L'ottimismo iniziale fece presto spazio al più diffuso pessimismo. Ma qualcuno non si arrese mai. Don Antonino Di Paci diede seguito ad insistenti telefonate per contattare decine di deputati, anche grazie all'intervento degli onorevoli Celi e Rizzo.
Alla fine tanti furono presenti rispetto alla volta precedente, garantendo il numero legale in Aula. Poco dopo le 20,30 di quel 12 Novembre di 47 anni fa, all'unanimità dei presenti il Parlamento Siciliano deliberava l'approvazione della legge n.42 che concretizzava la nascita del nuovo Ente siciliano. Ancora 15 giorni di attesa e l'Autonomia diveniva realtà a decorrere dal 28 novembre. Un lungo applauso, rivolto alla delegazione degli Acquedolcesi presenti tra il pubblico e capeggiati dall'agguerrito e anziano parroco, salutava la nascita del nuovo Comune siciliano e di fatto riconosceva da quel momento la possibilità di autodeterminazione ai cittadini acquedolciani che avrebbero avuto da quel momento una gestione più vicina alle loro esigenze.
Le 23,00 circa e le grandi campane della Chiesa Madre iniziavano a suonare a festa per quasi 20 minuti annunciando al paese la lieta notizia..
Il suono insolito e prolungato, le angosce di un popolo perseguitato da frane e guerre, le tensioni internazionali al confine con la Jugoslavia, la macchina del giovane Nino Catania che suonava il clacson lungo le strade e le urla alla Società Operaia.. tutte queste cose assieme scatenarono preoccupazione tra la popolazione che non comprese immediatamente quello che era appena accaduto. In pochi minuti tutta Acquedolci era in strada, alcuni addirittura con le valige credettero di dover abbandonare ancora una volta la propria casa..
Il testo di legge detta le condizioni per la separazione dei due Comuni..
E' la prima volta nella storia millenaria di San Fratello che il paese si "spacca" a metà. Inizia una nuova epoca. La legge stabilisce minuziosamente il nuovo assetto territoriale e analizza dettagliatamente la situazione dei due centri. San Fratello perde Acquedolci, frazione popolosissima, ma vengono meno anche altre 15 contrade sanfratellane che improvvisamente diventano Comune di Acquedolci. Il territorio del nuovo Comune spazia dalla riva del mare al Monte e vengono accatastate a nome del nuovo Comune parti di alcune importanti località boschive ricche di acqua che sono Caprino, Fossa del Lupo e Pizzo degli Angeli. San Fratello perde di colpo l'affaccio a mare e crolla nella popolazione passando da oltre 12 mila a poco più di 8 mila residenti. E' un pesante colpo, il più grave crollo demografico dalla frana del '22.
La legge 42 del 28 novembre 1969 ha regolato in parte gli aspetti patrimoniali della divisione, affidandone il completamento a futuri accordi tra le parti che però non si metteranno d'accordo per i successivi 47 anni fino ad oggi..
Si stabilisce che nei primi 6 mesi di vita del nuovo Ente, il Comune di San Fratello avrebbe dovuto garantire l'efficienza degli uffici, gli arredi e il materiale di cancelleria necessario per il funzionamento dell'apparato burocratico completamente impreparato.
Si racconta però che Mazzullo e Di Paci acquistarono a proprie spese registri, carta, penne, qualche tavolo, alcune somme vennero donate dalle benefattrici sig.ne Scaglione.
Ecco i sindaci che si sono succeduti dal 1970 ad oggi..
(E.C.)
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