Comuni: Accorpare quelli al di sotto dei 5 mila abitanti. La proposta di legge non piace all' ANCI Sicilia

Nella nostra regione sono 205 i Comuni che "rischiano" la propria Autonomia.
La proposta di legge prevede una spending review che dovrebbe fare risparmiare milioni di euro.
Solo in sicilia ogni anno  si risparmierebbero 2,5 milioni di euro di indennità dei sindaci dei paesi sotto i 5 mila residenti. Ma la  proposta non tiene conto delle identità e della storia. Non si può cambiare a tavolino in pochi mesi quello che è il risultato di secoli di storia.
I comuni al di sotto dei 5.000 abitanti devono necessariamente unirsi e fondersi tra loro per gestire insieme quelle che sono le funzioni fondamentali dell’attività amministrativa. 
La legge che prevede questa modifica nell'assetto istituzionale italiano è la numero 56 del 7 aprile 2014, conosciuta come Legge Del RioDi cose importanti, innovative e per certi versi rivoluzionarie quel decreto,poi convertito in legge,ne ha sancite:ha istituito le Città Metropolitane, ha cancellato le province ha definito il passaggio dalla volontarietà all’obbligatorietà della cogestione delle funzioni fondamentali dei Comuni al di sotto della soglia dei 5.000 abitanti. Adesso però si va a toccare una cosa più delicata: l'Autonomia Cittadina. Spesso conquistata a caro prezzo, dopo  decenni di polemiche e litigi, l'Autonomia Comunale è per la stragrande maggioranza degli italiani un elemento fondamentale e irrinunciabile. Il più grande problema di questa legge è spiegarla agli italiani che sicuramente non sono disposti ad assistere alla "fine" dell'Autonomia del proprio piccolo paesello, che spesso da secoli è custode della propria "indipendenza cittadina". Il problema più grande  è quello di garantire che, se pure  si dovesse giungere ad eliminare i Comuni sotto i 5 mila residenti, si possa potenziare seriamente la qualità dei servizi che ad oggi sono decisamente inadeguati, nonostante la tanto declamata revisione della spesa che comportando  risparmi dovrebbe garantire maggiori  risorse per  gli enti  più  prossimi al  cittadino. 
(nell'immagine:la Corona per il Titolo di Comune. La Corona sovrasta lo stemma del Comune.Ciascun Comune ha uno stemma che rappresenta l'Autonomia Cittadina.Solo le Città, sono fregiate della Corona d'oro per il Titolo di città, che deve essere riconosciuto con Decreto del Presidente della Repubblica).

Il Comune: nell'ordinamento della Repubblica Italiana è un ente locale territoriale,autonomo ed indipendente. Formatosi secondo i princìpi consolidatisi nel Medioevo, è previsto dall'art. 114 della Costituzione della Repubblica Italiana. Può essere suddiviso in frazioni, le quali possono a loro volta avere un limitato potere consultivo grazie alle Consulte di Frazione. Ha come organi politici il Consiglio Comunale, la Giunta Comunale e il Sindaco.
In questo momento i Comuni italiani dovrebbero essere circa 8092, si usa il condizionale perchè ogni anno alcuni Comuni "muoiono" poichè soppressi a causa dell'esiguità della popolazione, altri "nascono" con una legge che ne riconosce l'Autonomia (come avvenne ad Acquedolci il 12 Novembre 1969, allorquando l'ARS approvò la nascita del nuovo Comune che si staccava da San Fratello). Poi ci sono Comuni che si Accorpano dando vita ad un unico Ente locale o confluendo in Enti già esistenti e altri ancora che per vari motivi si Disgregano in più Comuni.Ogni anno perciò il numero dei comuni cambia. Nell'Italia dei Comuni, la stragrande maggioranza dei circa 60 milioni di Italiani, abita nei piccoli paesi, ricchi di tradizioni, storia,monumenti e pervasi di quel sentimento tutto italiano che mette spesso al primo posto l'amore per il proprio paese prima che per la propria nazione. Una caratteristica tutta italiana che però è contrastata da una disorganizzazione nella gestione dei servizi a livello comunale ed intercomunale. Nel 2011 il 70,5% dei Comuni aveva meno di cinquemila abitanti.
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Se dovesse passare in Parlamento, la proposta di legge che impone la soppressione dei Comuni che non raggiungono la soglia dei 5 mila abitanti... 
..la cartina politica italiana dovrebbe essere ridisegnata. 
L'ANCI SICILIA parla di "Oltraggio alla storia". 
La proposta di legge nazionale, sottoscritta da 19 parlamentari,prevede la soppressione e la conseguente Fusione dei Comuni che non raggiungano la soglia minima 5 mila abitanti. 
Anche nel nostro territorio si verificherebbero conseguenze precedute e seguite da giustificabili polemiche.
(Nell'immagine:Il Palazzo del Comune di Capo d'Orlando. Diventerebbe la sede del Comune più grande del comprensorio. A Capo D'Orlando verrebbe accorpato il Comune di Naso. I due paesi si separarono tra le polemiche il 27 settembre1925.)

Stando alla proposta di legge, Acquedolci e San Fratello tornerebbero ad essere,dopo quasi  mezzo secolo, un unico Comune allo stesso modo di Capo D'Orlando e Naso che si riunirebbero dopo 90 anni . 
Si tratta di comunità dove le recenti battaglie autonomistiche hanno scatenato grosse polemiche attualmente non del tutto sopite. 
E poi ci sarebbero  grossissime difficoltà politiche legate al  cambio di regime  elettorale per l'elezione del  sindaco. Acquedolci  passerebbe di colpo dal Maggioritario al Proporzionale e il sindaco dovrebbe essere eletto anche dai sanfratellani che avrebbero diritto ad un a"delegazione".
(Nell'immagine: Il Palazzo del Comune di Acquedolci,diventerebbe la sede Comunale di due paesi separatisi nel 1969.Il nuovo Ente conterebbe  circa 10 mila abitanti. L'accorpamento realizzerebbe quanto era stato già previsto  con la delibera prefettizia n.29 datata 4 aprile 1941 e mai firmata dal re Vittorio Emanuele III)
La delegazione siciliana dell'ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) è fortemente critica su questa proposta di legge che cancella 205 Comuni siciliani. Orlando, sindaco di Palermo, critica la scelta del Governo Nazionale.
"Accorpare i Comuni con popolazione fino a 5000 abitanti sarebbe un vero e proprio oltraggio alla storia e alle tradizioni che hanno caratterizzato e caratterizzano, ancora oggi, le diverse identità territoriali e rischierebbe di compromettere il valore derivante dalle diverse specificità culturali che costituiscono una delle principali ricchezze della Sicilia” ha dichiarato Leoluca Orlando, presidente di Anci Sicilia intervenendo in merito alla proposta di legge finalizzata all’accorpamento o cancellazione dei piccoli comuni. Dai sindaci una reazione del genere c'era da aspettarsela dato che dovrebbero scomparire solamente in sicilia 205 "primi cittadini", un enorme risparmio in termini di cassa,perchè solamente per i sindaci siciliani i contribuenti risparmierebbero almeno 2,5 milioni di euro, e poi ci sono assessori,Presidenti del Consiglio,esperti, consulenti e dirigenti comunali.. il risparmio in definitiva ammonta ad oltre 20 milioni di euro annui, una cifra enorme per la sicilia che non ce la fa più a pagare gli stipendi e rischia il default. Nei Consigli Comunali sarebbero previste solo delle "delegazioni" dei Comuni Soppressi.Gli Enti che scompaiono manterrebbero comunque un minimo apparato ma perderebbero di fatto la propria Autonomia. 
(Nell'immagine: il Palazzo del Comune di San Fratello. Diventerebbe sede della delegazione sanfratellana.)
“L’idea, più volte riproposta in ambito nazionale e regionale, di incidere sull’assetto di governo del territorio attraverso la cancellazione o l’accorpamento di comuni con meno di 5.000abitanti– continua Leoluca Orlando congiuntamente al Segretario Generale dell’Associazione dei Comuni siciliani – è il frutto di una visione semplicistica di ‘ingegneria legislativa’ che non coglie le tante specificità territoriali che vanno ben oltre la dimensione demografica di una comunità. Per ottenere risparmi alla spesa della pubblica amministrazione locale e per garantire la qualità e l’efficienza dei servizi erogati al cittadino non basta fissare rigidi limiti di carattere legislativo, ma occorre occuparsi concretamente di come incentivare gestioni associate di servizi tra i diversi enti. Ogni scelta che incide sull’aspetto di governo del territorio non può essere imposta dall’alto, ma deve essere necessariamente condivisa da quelle autonomie locali, che in base All’art. 5 della Costituzione, la Repubblica “riconosce e promuove” e che sono capaci di garantire quotidianamente servizi ai cittadini”.
(nell'immagine: Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo e presidente dell'ANCI Sicilia, non è d'accordo con la riforma proposta dalla legge Del Rio)
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Secondo alcuni la proposta sarebbe da bocciare e sarebbero invece da valorizzare incentivi alle gestioni associate tra comuni, da realizzare attraverso unioni e convenzioni e mediante processi volontari di fusione, che "prescindano da qualsivoglia quantificazione di carattere demografico”
Il provvedimento di riforma “consentirà – si legge nella proposta di legge – una dimensione ottimale per il cittadino perché, da un lato, favorisce il mantenimento di una dimensione a misura d'uomo, di un ambiente nel quale ci si conosce e dove è anche bello vivere e, dall'altro, coniuga questo aspetto con la capacità dell'ente comunale di offrire buoni servizi, realizzando economie di scala che consentono l'ottimizzazione delle risorse”. 
Come avverrà la fine dei Comuni sotto i cinque mila abitanti? 
Lo strumento previsto è la Fusione per accorpamento o aggregazione. 
Ecco come si prevede che scompariranno 205 Autonomie siciliane. Nessun rispetto per  l'identità e per la storia. Sono elementi che economia e spendig review non prendono in considerazione. Tutto è molto triste, perchè i piccoli e antichi paesi dell'entroterra, con il proprio bagaglio di tradizioni e identità secolari,con gli anni  si spopoleranno ad un ritmo  più  elevato. La popolazione che non andrà in città tenderà a trasferirsi più velocemente nei paesi "capoluogo" lungo la costa. 
(nell'immagine: Un antico e caratteristico vicolo della bellissima San Fratello. Con la legge Del Rio, non si tiene conto delle identità e della storia antica dei piccoli paesi che dovrebbero essere aiutati con una attenta legislazione e idee lungimiranti e non "accorpati" a causa di semplici logiche di  risparmio. E' gravissimo che non si coinvolgano le  popolazioni locali che  subiranno le conseguenze di questa legge)
Lo strumento con cui si avvierà la soppressione dei comuni, stando alla proposta di legge sottoscritta l’11 novembre 2015 a Roma, è la FUSIONE dei Comuni. Infatti, si legge nel provvedimento: “la fusione dei comuni è lo strumento più idoneo per superare l'attuale frammentarietà dei Comuni Italiani, in quanto, comporta la costituzione di un unico ente, nel quale sono aggregate tutte le risorse umane, strumentali e finanziarie, al fine di ottenere non solo l'ottimizzazione dei servizi esistenti, ma anche talvolta il loro ampliamento”. Quindi, tutti i paesi italiani, compresi i piccoli paesi siciliani, che non raggiungano la soglia minima stabilita dalla nuova riforma dovranno “fondersi” con i Comuni vicini e fino a raggiungere almeno i 5 mila abitanti.
Ma la proposta di legge nazionale che deciderà sul futuro dei “piccoli” comuni crea non pochi malumori tra i rappresentanti delle città siciliane coinvolte. Tra i sindaci sul piede di guerra, Giuseppe Lo Verde, primo cittadino del comune di Polizzi Generosa: “Abbiamo aderito alla proposta lanciata dall’associazione nazionale piccoli comuni (Anpci, ndr) perché non si può abrogare per legge la storia, le tradizioni e l’identità di intere comunità. Ritengo per questo che la fusione fra i comuni vicini sia un completo fallimento”. Ed aggiunge: “Nelle nostre comunità abbiamo già sperimentato l’accorpamento dei comuni tramite i Gal, i patti territoriali e le agenzie di sviluppo locale come Sosvima, ma i risultati non sono stati ottimali, proprio per le difficolta e l’unicità di ciascuna realtà municipale, e per questo – ha concluso – riteniamo la proposta di legge nazionale illogica e che creerà maggiori difficoltà per le popolazioni coinvolte, rispetto agli annunciati benefici”. Dello stesso avviso anche il sindaco di Bompietro, Luciano Di Gangi, che non risparmia critiche nei confronti dei parlamentari nazionali firmatari della proposta di legge: “Questa riforma è senza alcuna logica, fatta da persone sconsiderate che non conoscono le realtà dei piccoli comuni. Infatti, con questa riforma si vuole smantellare l’unico organismo che è in grado di gestire e controllare il territorio”. Ed aggiunge: “Delegittimando i sindaci si vuole così disgregare il territorio, proprio per questo – ha concluso Di Gangi – intendiamo avviare contestazioni in tutti le città siciliane coinvolte, a partire dal prossimo incontro pubblico che è fissato per il 10 marzo nel comune di Castellana Sicula”. 
Le conseguenze nei Comuni nebroidei..
I Comuni con meno di 5 mila abitanti dovrebbero essere assorbiti dai Comuni vicini più popolosi o comunque dovrebbero accorparsi tra loro. Stando così le cose la geografia politica del nostro territorio ne uscirebbe stravolta. Il pensiero corre immediatamente a San Fratello che, stando agli ultimi rilevamenti ISTAT, ha una popolazione inferiore ai 3700 residenti. L'antica cittadina sarebbe accorpata ad Acquedolci che da 5800 residenti passerebbe di colpo a quota 9500 e nei prossimi anni rischia di vedere cambiare addirittura il sistema elettorale per l'elezione del Sindaco che avverrebbe con il sistema Proporzionale e non più con il Maggioritario. Il nuovo sindaco dovrebbe essere perciò eletto da liste che garantirebbero la rappresentatività di delegazioni sanfratellane, una situazione capovolta rispetto a quello che avveniva circa 50 anni fa quando Acquedolci era ancora Frazione. Ma non è finita qui. Stando alle modifiche allo studio del legislatore, Caronia, che al suo interno vive il dualismo dei due centri (Montagna e Marina) potrebbe aggregarsi con Santo Stefano, perchè entrambi non superano i 4.500 residenti ciascuno. L'alternativa potrebbe essere addirittura una scissione del territorio comunale caronese (tra i più vasti e difficilmente gestibili d'Italia) con accorpamento delle Contrade Torre del Lauro- Buzza-Fughetto-Badetta che sono attualmente in larga misura sanfratellane e acquedolcesi, le quali verrebbero assegnate alla competenza territoriale di Acquedolci e la restante parte del paese che formerebbe una nuova municipalità derivante dall'accorpamento di Santo Stefano (4650 ab.) con Caronia (3350 ab.). Se ci spostiamo dal versante orientale della costa tirrenica ritroveremmo Sant'Agata che con i suoi 12600 residenti si vedrebbe accorpare Alcara Li Fusi (1970 ab.) e Militello Rosmarino (1300 ab.) passando a 16 mila abitanti senza conseguenze sul sistema elettorale. Si accorperebbero Torrenova (4390 ab.) e San Marco d' Alunzio (2000 ab.), con Caprileone (4500 ab.) con la conseguenza della possibile modifica del sistema elettorale dal Maggioritario al Proporzionale, specialmente se nell'accorpamento verrebbe coinvolta anche Longi (1470 ab.). A Tortorici (6430 ab.) verrebbe accorpato sicuramente San Salvatore di Fitalia (1320 ab.) e probabilmente Castell'Umberto (3140 ab.); Capo d'Orlando (13250 ab.) ritornerebbe dopo 90 anni ad essere Comune unico con Naso (3809ab.). Ad una Municipalità ex novo potrebbero dare vita Galati Mamertino (2600 ab.), San Salvatore di Fitalia e Longi.

(E.C.)

fonti:
leccenews24.it
livesicilia.it
ilmattinodisicilia.it
segretaricomunalivighenzi.it
demo.istat.it

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