ACQUEDOLCI:85 anni fa la dedicazione della Matrice.

STORIA
Da oltre 85 anni punto di riferimento per i fedeli acquedolcesi. Il Campanile è "Torre Civica", cioè Simbolo identitario. La grande Campana della "torre civica" si chiama "Acquedolci" e venne rifusa  dopo la guerra. Il Campanile è il più alto della Diocesi.
La Chiesa Madre ha svolto un ruolo importantissimo nella storia del paese, Autonomia  compresa!
(nell'immagine: Chiesa Madre dell'Assunta e Piazza Duomo negli anni '60 del secolo scorso)

E' uno degli ultimi esempi architettonici del Liberty siciliano. Progettato dall'ing. Giovanni Giordano allievo dell'arch. Giovan Battista Basile,il progetto fu anche criticato da alcuni.
La prima pietra venne collocata nel 1926, l'edificio venne ultimato nel 1928 dopo aver subito alcune varianti al progetto iniziale redatto nel 1925. Venne aperta al culto immediatamente nel 1928, con l'arrivo del Santissimo Crocifisso proveniente dalla omonima Matrice sanfratellana. Costo delle opere appaltate dal "Provveditorato delle OO.PP. Per la Sicilia" fu di 708mila lire, una somma enorme per l'epoca. La Chiesa sorge su una piccola collinetta denominata "Cruzzuluddu", nel cuore dell'abitato di Acquedolci e rappresenta uno dei punti centrali attorno al quale si è sviluppato l'intero abitato pianificato negli anni venti del secolo scorso. L' impianto scelto per l'edificio religioso è a tre navate con coro e abside e due ordini di cappelle laterali. Il prospetto ha due ordini di colonne in stile neoclassico-eclettico che si ispira a modelli tipici dell'architettura tardo rinascimentale, sullo stesso stile del Palazzo del Comune. Un modello architettonico che nel complesso risulta sobrio ed elegante. La presenza delle Piazze Libertà e Duomo valorizzano la monumentalità di questo  edificio. La manodopera che venne utilizzata dalla ditta Stagnini Domenico fu in larga misura locale e diede occasione di lavoro a molti sfollati.
Ultimato in tempi record a spese dello Stato Italiano, subito dopo la frana del'22, l'edificio monumentale fa parte di un complesso assieme al Palazzo Canonico che  è la sede della Parrocchia San Benedetto il Moro.
(nell'immagine di Benedetto Rubino: la posa della Prima Pietra della Chiesa di Acquedolci) 
Lo stile è Neoclassico-Ecclettico.
Tre navate,esposizione monumentale con il prospetto rivolto a nord che si affaccia su una piazza grandiosa e suggestiva. 
All'interno un prezioso Pulpito ligneo ottocentesco, il Crocifisso settecentesco,statue lignee ed in cartapesta, l'affresco con San Benedetto e la "Dormitio Mariae".
"..Fecit mihi magna, qui potens est.."
La bellissima e significativa frase non ha riferimenti di gratitudine al regime, come erratamente ipotizzato da alcuni, ma è  la citazione di un versetto del Magnificat che ritroviamo nel capitolo I del Vangelo di Luca e che va correttamente tradotto "..Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente..". Il riferimento al Magnificat, con il quale Maria loda e ringrazia il Signore perché si è benignamente degnato di liberare il suo popolo, è un omaggio  al culto per la Madonna e riecheggia come un messaggio carico di speranza per un popolo di "disastrati" che vedono  in quella chiesa uno dei primi  punti di riferimento. 
(nell'immagine  di Federico Latteri  la navata centrale  con volta a botte)
La Chiesa  custodisce alcune opere d'arte e tra loro alcune provengono dalla Chiesa Matrice che  sorgeva a San Fratello prima della frana. 
Il Santissimo Crocifisso è quello che venne  portato in salvo dagli sfollati la notte dell'8 gennaio del 1922. 
(nell'immagine di Salvino Fidacaro, la statua in cartapesta di "Maria Santissima Addolorata"che reca la firma di Luigi Guaggi, uno dei cartapestai più rinomati al mondo)
Chi entra nell'edificio ammira il Crocifisso maestoso di Scuola Palermitana,recentemente restaurato e posto all'altar maggiore. La scultura lignea risale a metà '700 e venne salvata dalla frana del '22 proprio dagli sfollati. Riparata dai danni, la Parrocchia Santa Maria Assunta in San Fratello, ne faceva dono alla nuova Chiesa costruita in Acquedolci sul finire degli anni '20. Oggi il visitatore che entra nella Chiesa di Acquedolci si renderà conto che ogni oggetto racconta la storia del paese nel corso dell'ultimo secolo. Il biografo Salvatore Emanuele, classe 1924, annota alcuni momenti del giorno in cui avvenne la dedicazione della Chiesa (15 marzo 1931):"Avevo sette anni in quel giorno di festa della inaugurazione della bella Chiesa Madre. Assistetti alla funzione religiosa stretto all’omero dalla mano di mia madre e, seppur fanciullo mi commossi intensamente. Fu festa grande, e grandiosa fu la gratitudine dell’ancor piccolo popolo acquedolcese. A fine cerimonia, mentre le 5 campane della torre campanaria suonavano lungamente a distesa, uscendo all’aperto, dal disotto della breve scalinata, con mamma e papà alzammo gli occhi in alto per rimirare ancora una volta quella imponente facciata. Io, che avevo di già imparato a leggere, lessi la scritta in nero che ancora in alto sovrasta il coronamento architettonico: FECIT MIHI MAGNA, QUI POTENS EST, ne chiesi il significato ai miei genitori, non me lo seppero dire. Ma io non demorsi, lo chiesi poi all’eccellenza letteraria del Professor Benedetto Rubino. Egli per farmi ben capire il significato delle parole mi disse:'È stato il Signore Iddio a farmi tanto grande'.
Ancor oggi a distanza di tant’anni il ricordo di tanto mi emoziona ancora profondamente."
(nella cartolina d'epoca:Interno della Chiesa Madre appena aperta al culto-foto Benedetto Rubino)
L'edificio gravemente danneggiato dalle bombe,venne riparato velocemente dai residenti ma la vicenda dei bombardamenti fu alla base della polemica per i danni bellici. Nei decenni successivi interventi di restauro a più riprese hanno restituito splendore agli eleganti bassorilievi in gesso, con putti e cherubini immersi in ricami con motivi floreali, che arricchiscono la Cornice della Navata Centrale. L'Abside è impreziosito da due eccellenti dipinti risalenti al 1928 ed opera del pittore Sergio Pinna. La Chiesa di Acquedolci è sicuramente uno degli esempi di architettura religiosa tra i più interessanti del '900 siciliano del nostro territorio.
(nell'immagine: La chiesa ed il Campanile privo di Orologio e con i segni dei bombardamenti. La foto risale a fine anni '60)
(il Santissimo Crocifisso custodito nella Chiesa Madre B.V. Assunta di Acquedolci- foto Laura Montagno)
 I sacerdoti e la  storia..
Affidata inizialmente alle cure dei parroci delle parrocchie sanfratellane Santa Maria Assunta e San Nicolò di Bari di San Fratello, che si alternarono nell'amministrazione, fu al centro  di polemiche interne al clero sanfratellano. Il vescovo mons.Rossi dedicò l'edificio sacro acquedocese alla Beata Vergine, conferendo il titolo di "parrocchia rurale".L'ente divenne perciò la quarta Parrocchia sanfratellana e,dal 1938 sede di Arcipretura, titolo che di fatto rese la Parrocchia di Acquedolci Ente alla pari delle Parrocchie collinari che si contendevano il titolo di Arcipretura.
(nell'immagine:L'antica Chiesa di Santa Maria.L'edificio venne raso al suolo dalla frana dell'8 gennaio del 1922)
Nel marzo del 1931 S.E.mons.Antonio Anastasio Rossi, durante una visita pastorale, verosimilmente  in occasione dell'amministrazione del sacramento  delle cresime, consacrò la Chiesa alla B.V. Assunta, stesso nome  dell'antica matrice sanfratellana  inghiottita dalla frana del'22.
(nell'immagine:S.E.Antonio Anastasio Rossi, Vescovo di Patti dal 1930 al 1931)
La Chiesa Madre Santa Maria Assunta, questo il titolo corretto, è erroneamente chiamata Chiesa di San Benedetto. L'errore è stato probabilmente alimentato dal diverso nome della Parrocchia dedicata invece al patrono di Acqueodolci San Benedetto il Moro e da quel dipinto dell'abside che sembra indicare l'originaria intenzione di voler dedicare questa chiesa all'illustre  concittadino, primo santo di colore della Chiesa Cattolica.
(nella foto: Dipinto dell'Abside. la Madonna delle Grazie consegna il Bambino a San Benedetto il Moro)
San Fratello e Acquedolci.. fino al 1969  un unico paese scisso in  due  realtà. 
La Chiesa di Acquedolci ha avuto un ruolo decisivo nelle vicende storiche acquedolciane.
Le campane scandiscono la vita della Comunità e hanno suonato l'allarme poco prima dei  bombardamenti per consentire alla popolazione di  abbandonare il paese.
la notte del 12 novembre 1969 il suono a distesa annunciava al popolo l'ottenimento dell'Autonomia da San Fratello fortemente sostenuta dal parroco Di Paci. Il suono delle campane ha anche accolto l'arrivo in paese dell'urna con la reliquia del corpo del patrono San Benedetto.
A fine anni trenta del secolo scorso era in pieno cantiere il completamento della delocalizzazione sanfratellana che prevedeva,tra le altre cose,lo spostamento della sede comunale dal paese di collina al nascente centro in riva al mare con la modificazione del nome del Comune in Acquedolci di San Fratello. Il provvedimento prefettizio per la ridefinizione della denominazione  di Comune e Frazione venne siglato dal Commissario Prefettizio e sottoposto alla firma del Re D'Italia Vittorio Emanuele III in data 4 aprile 1941 (per coincidenza la data coincide con la festa liturgica di San Benedetto). Ma tutto si bloccherà a causa dello scoppio della  Guerra.
(nell'immagine: uno degli originari progetti della Chiesa) 
Nel 1938 il Vescovo Angelo Ficarra decise perciò di fare chiarezza e risolvere i numerosi problemi creatisi a proposito della gestione della Parrocchia Rurale acquedolcese. La concreta impossibilità che sullo stesso Comune vi fossero due Enti Religiosi omonimi,dato che la parrocchia Santa Maria rifiutava di trasferire la sede in Marina, convinse il vescovo a praticare anche un tentativo di riunificazione con la dedicazione della Parrocchia al "compaesano" San Benedetto il Moro.
La scelta purtroppo complicò  ancora di più la difficilissima convivenza. L'idea  di creare  una nuova Arcipretura autonoma e sganciata dal litigioso clero sanfratellano, di certo ha avuto ripercussioni di rilievo e condizionato anche le vicende autonomistiche nei decenni successivi.
Ad appena 15 anni dalla sua apertura al culto,la chiesa viene bombardata e rischia di essere distrutta.
Il sagrato si trasforma in campo di battaglia durante la Guerra Mondiale, mentre la 29^ Panzergrenadier Division tedesca batte la ritirata.

L'intera piazza venne trasformata su ordine del generale tedesco Fries in un campo minato, nel tentativo disperato di sbarrare la "Linea dell'Etna" agli anglo-americani. Una postazione tedesca si era impiantata nel Palazzo del Comune. Il parroco dell'epoca da quanto emerge dal le cronache dello stesso Di Paci, pare abbia trattato segretamente con gli americani che garantirono di non distruggere il paese e di riparare gli eventuali danni causati (ma in realtà gli americani se ne andranno lasciando Acquedolci tra le macerie). Tra le minacciose flotte navali con i cannoni puntati contro Acquedolci(San Fratello) e pronte a sparare dal mare e le postazioni tedesche disseminate sul Monte e pronte a rispondere al fuoco, per alcune ore ci furono in gioco circa 4mila acquedolcesi ed il rischio della distruzione totale. 
(Immagine storica: la Chiesa dopo i bombardamenti del '43)
In quella situazione drammatica, nel mezzo del fuoco incrociato, fu importantissima il ruolo svolto dalla Chiesa di Acquedolci. Il suono delle campane all'alba del 4 agosto del 1943, intimò alla popolazione di abbandonare il paese. In migliaia si rifugiarono nella Grotta di San Teodoro ed esposero i lenzuoli bianche che segnalavano alle navi la presenza dei civili. Altri cittadini fuggirono nelle campagne. I bombardamenti furono pesantissimi e la Chiesa venne danneggiata nella volta, nel Campanile che si lesionò e perse alcune campane, la parte posteriore dell'edificio era irriconoscibile e per alcuni anni fu impossibile entrare in chiesa dal Portone centrale perchè non esisteva più la bella scalinata in marmo progettata dal Giordano. Quello che la guerra si lascia alle spalle  è un paese bombardato con la sua  chiesa gravemente danneggiata. Per riparare gli squarci nel tetto dell'edificio intervennero i cittadini di Acquedolci in particolare alcuni muratori e falegnami donarono il proprio lavoro.
(nell'immagine la chiesa appena aperta al culto  nell'anno 1928. Si nota la  grande scalinata in marmo distrutta dai bombardamenti del '43)
In 85 anni i sacerdoti Vicari sono stati 13, 7 i Parroci dei quali solamente 4 hanno ricoperto il ruolo di Arciprete. 
6 vicari e due arcipreti sono "sanfratellani".Tra i parroci arcipreti ci sono anche un santagatese e un acquedolcese. 
Nelle immagini gli arcipreti Antonino Di Paci, Savatore Gagliani e Luigi Santoro.

Cronotassi dei sacerdoti nella storia della Chiesa di Acquedolci:
1929-1931:sac.Luigi Todaro (vicario cooperatore)
1931 sac. Antonio Valenti (vicario cooperatore)
1935 sac. Basilio Salanitro (vicario cooperatore)
1938 sac. Filadelfio Versaci (parroco arciprete) 
1940 sac. Antonio Di Paci (parroco arciprete).
1949 sac. Calogero Consolo (vicario cooperatore) 
1950 sac. Cirino Savio (vicario cooperatori)
1950 sac. Orazio Sapienza (vicario cooperatore).
1953 sac. Gaetano De Maria (vicario parrocchiale)
1972 sac. Salvatore Gagliani (parroco arciprete) 
1978 sac. Giuseppe Gaglio (vicario parrocchiale)
1984 sac. Vincenzo Vitanza (vicario parrocchiale)
1996 sac. Luigi Carucci (vicario parrocchiale)
1999 sac. Gioacchino Cusimano (vicario parrocchiale)
2010 sac. Luigi Santoro (parroco arciprete)
2014 sac. Cirino Lo Cicero (vicario parrocchiale)


(E.C.)

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