'coraggio', ‘franchezza’, ‘libertà di parlare’..
Papa Francesco difende la libertà di ciascun credente a non avere "paura di dire le cose".
Nelle ultime ore il Governo Turco si è indignato con il Santo Padre per frasi definite "calunniose" e Ankara ha avviato una crisi diplomatica accusando Francesco di "fare politica".
(Fonte: ANSA.it)
Nelle ultime ore il Governo Turco si è indignato con il Santo Padre per frasi definite "calunniose" e Ankara ha avviato una crisi diplomatica accusando Francesco di "fare politica".
(Fonte: ANSA.it)
Il Papa usa la parola "genocidio" per definire il massacro degli armeni di cento anni fa, compiuto dall'impero ottomano allora sotto il governo dei "Giovani turchi". Anzi, mette in parallelo "il primo genocidio del XX secolo" con le altre due "grandi tragedie inaudite" del '900, "quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo". E le sue parole, pronunciate nella solenne messa in San Pietro per il centenario del "martirio" armeno, irritano fortemente le autorità turche, che ad Ankara convocano immediatamente il nunzio apostolico per esprimere il loro "disappunto".
Parresìa: "Una parola che si può tradurre ‘coraggio’, ‘franchezza’, ‘libertà di parlare’, ‘non avere paura di dire le cose’ …E’ una parola che ha tanti significati, nell’originale. La Parresìa, quella franchezza … E dal timore sono passati alla ‘franchezza’, a dire le cose con libertà”.
Il vero cristiano non ha paura di dire le cose
Fonte: Avvenire.it
Il vero cristiano non ha paura di dire le cose
Fonte: Avvenire.it
Il cammino della Chiesa è quello della “franchezza”, “dire le cose, con libertà”. E’ quanto affermato da Papa Francesco alla Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha quindi ribadito che, come sperimentarono gli Apostoli dopo la Risurrezione di Gesù, solo lo Spirito Santo è capace di cambiare il nostro atteggiamento, la storia della nostra vita e darci coraggio.
“Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. Papa Francesco ha svolto la sua omelia, partendo da questa affermazione di Pietro e Giovanni, tratta dagli Atti degli Apostoli, nella Prima Lettura.
Parlare con franchezza, senza timore
Il Pontefice rammenta che Pietro e Giovanni, dopo aver compiuto un miracolo, erano stati messi in carcere e minacciati dai sacerdoti di non parlare più in nome di Gesù, ma loro vanno avanti e quando tornano dai fratelli li incoraggiano a proclamare la Parola di Dio “con franchezza” e chiedono al Signore di volgere “lo sguardo alle loro minacce” e concedere “ai suoi servi”, “non di fuggire”, “di proclamare con tutta franchezza” la Sua Parola:
“Anche oggi il messaggio della Chiesa è il messaggio del cammino della franchezza, del cammino del coraggio cristiano. Questi due, semplici – come dice la Bibbia – senza istruzione, hanno avuto il coraggio. Una parola che si può tradurre ‘coraggio’, ‘franchezza’, ‘libertà di parlare’, ‘non avere paura di dire le cose’ … E’ una parola che ha tanti significati, nell’originale. La parresìa, quella franchezza … E dal timore sono passati alla ‘franchezza’, a dire le cose con libertà”.
Francesco si è poi soffermato sul brano del Vangelo odierno che racconta il dialogo “un po’ misterioso fra Gesù e Nicodemo”, sulla “seconda nascita”, sull’“avere una nuova vita, diversa dalla prima”.
Annunciare Cristo, senza fare “pubblicità”
Il Papa sottolinea che anche in questa storia, “in questo itinerario della franchezza”, il “vero protagonista” è “proprio lo Spirito Santo”, “perché è Lui l’unico capace di darci questa grazia del coraggio di annunciare Gesù Cristo”:
“E questo coraggio dell’annuncio è quello che ci distingue dal semplice proselitismo. Noi non facciamo pubblicità, dice Gesù Cristo, per avere più ‘soci’ nella nostra ‘società spirituale’, no? Questo non serve. Non serve, non è cristiano. Quello che il cristiano fa è annunziare con coraggio e l’annuncio di Gesù Cristo provoca, mediante lo Spirito Santo, quello stupore che ci fa andare avanti”.
Il vero protagonista di tutto questo, ha ripreso, è lo Spirito Santo. Quando Gesù parla sul “nascere di nuovo”, ha detto, ci fa capire che è “lo Spirito che cicambia , che viene da qualsiasi parte, come il vento: sentiamo la sua voce”. E, ha proseguito, “soltanto lo Spirito è capace di cambiarci l’atteggiamento”, di “cambiare la storia della nostra vita, cambiare la nostra appartenenza”.
Il coraggio, una grazia che viene dallo Spirito Santo
E’ lo Spirito, ha ripreso, “a dare questa forza a questi uomini semplici e senza istruzione” come Pietro e Giovanni, “questa forza di annunziare Gesù Cristo fino alla testimonianza finale: il martirio”:
“Il cammino del coraggio cristiano è una grazia che dà lo Spirito Santo. Ci sono tante strade che possiamo prendere, anche che ci danno un certo coraggio. ‘Ma guarda che coraggioso, la decisione che ha preso! E guarda questo, guarda come ha fatto bene questo piano, ha organizzato le cose, che bravo!’: questo aiuta, ma è strumento di un’altra cosa più grande: lo Spirito. Se non c’è lo Spirito, noi possiamo fare tante cose, tantolavoro , ma non serve a niente”.
La Chiesa, ha soggiunto Francesco, dopo Pasqua “ci prepara a ricevere lo Spirito Santo”. Per questo, è stata la sua esortazione finale, adesso, “nella celebrazione del mistero della morte e della Risurrezione di Gesù, possiamo ricordare tutta la storia di Salvezza” e “chiedere la grazia di ricevere lo Spirito perché ci dia il vero coraggio per annunciare Gesù Cristo”.
Parlare con franchezza, senza timore
Il Pontefice rammenta che Pietro e Giovanni, dopo aver compiuto un miracolo, erano stati messi in carcere e minacciati dai sacerdoti di non parlare più in nome di Gesù, ma loro vanno avanti e quando tornano dai fratelli li incoraggiano a proclamare la Parola di Dio “con franchezza” e chiedono al Signore di volgere “lo sguardo alle loro minacce” e concedere “ai suoi servi”, “non di fuggire”, “di proclamare con tutta franchezza” la Sua Parola:
“Anche oggi il messaggio della Chiesa è il messaggio del cammino della franchezza, del cammino del coraggio cristiano. Questi due, semplici – come dice la Bibbia – senza istruzione, hanno avuto il coraggio. Una parola che si può tradurre ‘coraggio’, ‘franchezza’, ‘libertà di parlare’, ‘non avere paura di dire le cose’ … E’ una parola che ha tanti significati, nell’originale. La parresìa, quella franchezza … E dal timore sono passati alla ‘franchezza’, a dire le cose con libertà”.
Francesco si è poi soffermato sul brano del Vangelo odierno che racconta il dialogo “un po’ misterioso fra Gesù e Nicodemo”, sulla “seconda nascita”, sull’“avere una nuova vita, diversa dalla prima”.
Annunciare Cristo, senza fare “pubblicità”
Il Papa sottolinea che anche in questa storia, “in questo itinerario della franchezza”, il “vero protagonista” è “proprio lo Spirito Santo”, “perché è Lui l’unico capace di darci questa grazia del coraggio di annunciare Gesù Cristo”:
“E questo coraggio dell’annuncio è quello che ci distingue dal semplice proselitismo. Noi non facciamo pubblicità, dice Gesù Cristo, per avere più ‘soci’ nella nostra ‘società spirituale’, no? Questo non serve. Non serve, non è cristiano. Quello che il cristiano fa è annunziare con coraggio e l’annuncio di Gesù Cristo provoca, mediante lo Spirito Santo, quello stupore che ci fa andare avanti”.
Il vero protagonista di tutto questo, ha ripreso, è lo Spirito Santo. Quando Gesù parla sul “nascere di nuovo”, ha detto, ci fa capire che è “lo Spirito che ci
Il coraggio, una grazia che viene dallo Spirito Santo
E’ lo Spirito, ha ripreso, “a dare questa forza a questi uomini semplici e senza istruzione” come Pietro e Giovanni, “questa forza di annunziare Gesù Cristo fino alla testimonianza finale: il martirio”:
“Il cammino del coraggio cristiano è una grazia che dà lo Spirito Santo. Ci sono tante strade che possiamo prendere, anche che ci danno un certo coraggio. ‘Ma guarda che coraggioso, la decisione che ha preso! E guarda questo, guarda come ha fatto bene questo piano, ha organizzato le cose, che bravo!’: questo aiuta, ma è strumento di un’altra cosa più grande: lo Spirito. Se non c’è lo Spirito, noi possiamo fare tante cose, tanto
La Chiesa, ha soggiunto Francesco, dopo Pasqua “ci prepara a ricevere lo Spirito Santo”. Per questo, è stata la sua esortazione finale, adesso, “nella celebrazione del mistero della morte e della Risurrezione di Gesù, possiamo ricordare tutta la storia di Salvezza” e “chiedere la grazia di ricevere lo Spirito perché ci dia il vero coraggio per annunciare Gesù Cristo”.
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