Ridurre gli sprechi è certamente un imperativo etico ed economico, specie in tempi di crisi. Tempi in cui la
competizione per l’accesso e lo sfruttamento dei fondi pubblici, a livello
globale, si fa sempre più accesa. Si avverte la necessità di ripensare a un
modello economico efficiente, sostenibile, capace di tradurre l’impegno
profuso, in ogni settore, alla lotta agli sprechi (anche quelli alimentari).
Certo, tutti propositi lodevoli, ma che incontrano serie difficoltà quando si
prova ad attuarle sul territorio, specie quello degli enti locali; come il caso
del nostro amato Comune nebroideo, che non si candida affatto per questo
progetto, anzi, è sordo all'appello.
Ebbene si, il governo della comunità cesarese è stato capace di impegnare la somma di euro 2.000,00 per la realizzazione di un rinfresco che seguiva un meeting sulle opportunità della Pac (determina n. 60 del 01/04/2014). Tutto nella norma, d'altronde si ragiona meglio a stomaco pieno, magari inserendo qua e là una battuta sulle elezioni europee del prossimo mese, data la presenza di un'unica figura istituzionale in campo europeo, in corsa per l’assemblea legislativa dell’U.E.
Quello che stupisce e incuriosisce è
la somma impegnata, a fronte dei pochi partecipanti al meeting.
Cercando di far chiarezza, torniamo
indietro di una settimana circa, al 25 marzo. Tutto era pronto per l’incontro,
erano attesi esperti di politiche agricole comunitarie, politici regionali e
provinciali e studiosi, con la partecipazione di numerosi operatori agricoli (è
quello che si legge nella deliberazione di Giunta municipale n. 20 del 24 marzo
2014). Ma dove erano questi professionisti, esperti, rappresentanti dei
cittadini? Di certo non nel luogo deputato all'incontro, per intenderci l’Aula
Consiliare.
Progetto mal riuscito, vista la
scarsa partecipazione popolare e non solo.
Assenti i “padroni di casa”,
Presidente del Consiglio in testa, i consiglieri e parte della giunta.
Speranze mal riposte? A
giudicare dai risultati la risposta non può che essere positiva.
Eppure gli ingredienti per la
riuscita dell’incontro c’erano tutti: il rilancio e la crescita economica e
sociale del territorio, la divulgazione di normative atte a far superare la
criticità e le problematiche settoriali al fine di un concreto sviluppo
economico e sociale, la presenza sul territorio di centinaia di imprese dedite
alle diverse attività agricole, che traggono da esse sostentamento economico.
La vicenda ha del grottesco, se si
paragona la difficoltà di arrivare a fine mese di molte famiglie con lo
sperpero di denaro operato dai gestori della cosa pubblica. Un vergognoso
schiaffo a chi con fatica cerca di arrivare a fine mese. La crisi è per pochi,
roba da cittadini comuni; la politica ne è immune. Solo che qui la posta in
gioco la mette ciascun cittadino.
L’episodio appare imbarazzante, non
solo per il fatto intrinseco, visto l’evidente uso “discutibile” delle risorse
pubbliche, ma anche e soprattutto per il modo disinvolto in cui si opera,
rappresentazione tragica di un metodo errato di gestione della cosa pubblica.
Il nostro centro dovrebbe imparare a
trovare la forza e il coraggio per reagire ai fatti, ritrovare l’orgoglio per
fronteggiare le criticità e la difficoltà poste da un “non proficuo” lavoro
dell’amministrazione.
E’ l’ora di pretendere un ritorno ai
valori etici. Non è mai troppo tardi.
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