Il Gip del Tribunale di Patti, Maria Pina Scolaro, vista la richiesta del pubblico ministero Rosanna Casabona, ha fissato per il giorno 1 Ottobre 2014 l’udienza preliminare a carico di Calogero Beringheli e Gaspare Sceusa, nella qualità rispettivamente di commissario straordinario e dirigente dell’area tecnica del Consorzio autostrade siciliane , in relazione all’incidente mortale avvenuto sulla A20 Palermo-Messina la sera del 21 Gennaio 2011, nel quale persero la vita il 54nne ex maresciallo dei Carabinieri Sebastiano Zingales ed il figlio 19enne Gaetano.
Beringheli e Sceusa sono imputati di omicidio colposo in concorso per negligenza, imprudenza ed imperizia. Nel particolare dell’incidente mortale costato la vita al maresciallo di Acquedolci ed al figlio, l’accusa è quella di aver omesso l’apposizione delle barriere a protezione del muro di sostegno e della canaletta di deflusso nella galleria Scafa di Capo d’Orlando, nel punto in cui l’autovettura condotta da Zingales andò a sbattere dopo aver perso il controllo a causa dell’asfalto reso viscido dalla pioggia. Il ragazzo, seduto sul sedile passeggero anteriore, rimase incastrato tra le lamiere contorte dell’abitacolo nella vettura ribaltata, mentre il padre fu sbalzato dal sedile di guida ed il suo corpo fu ritrovato a 16 metri di distanza dall’automobile stessa. L’inchiesta sull’incidente mortale era stata in un primo momento archiviata dalla Procura quindi fu la denuncia presentata dall’avvocato Massimiliano Fabio, difensore di fiducia della vedova del maresciallo Zinagales e della figlia maggiore, a far riaprire il caso. La procura di Patti diede disposizione per l’esecuzione di una nuova perizia tecnica corredata da due supplementi a completamento della documentazione già acquisita, consistente nei rilievi della Polizia stradale di Sant’Agata Militello e dei Vigili del Fuoco, giunti sul posto dopo l’incidente. In base a quella perizia, dunque, il Pm ha ipotizzato che adeguate barriere di protezione sul muro di sostegno e sulla canaletta di scolo avrebbero attutito l’impatto del veicolo ed impedito il ribaltamento della vettura.
Beringheli e Sceusa sono imputati di omicidio colposo in concorso per negligenza, imprudenza ed imperizia. Nel particolare dell’incidente mortale costato la vita al maresciallo di Acquedolci ed al figlio, l’accusa è quella di aver omesso l’apposizione delle barriere a protezione del muro di sostegno e della canaletta di deflusso nella galleria Scafa di Capo d’Orlando, nel punto in cui l’autovettura condotta da Zingales andò a sbattere dopo aver perso il controllo a causa dell’asfalto reso viscido dalla pioggia. Il ragazzo, seduto sul sedile passeggero anteriore, rimase incastrato tra le lamiere contorte dell’abitacolo nella vettura ribaltata, mentre il padre fu sbalzato dal sedile di guida ed il suo corpo fu ritrovato a 16 metri di distanza dall’automobile stessa. L’inchiesta sull’incidente mortale era stata in un primo momento archiviata dalla Procura quindi fu la denuncia presentata dall’avvocato Massimiliano Fabio, difensore di fiducia della vedova del maresciallo Zinagales e della figlia maggiore, a far riaprire il caso. La procura di Patti diede disposizione per l’esecuzione di una nuova perizia tecnica corredata da due supplementi a completamento della documentazione già acquisita, consistente nei rilievi della Polizia stradale di Sant’Agata Militello e dei Vigili del Fuoco, giunti sul posto dopo l’incidente. In base a quella perizia, dunque, il Pm ha ipotizzato che adeguate barriere di protezione sul muro di sostegno e sulla canaletta di scolo avrebbero attutito l’impatto del veicolo ed impedito il ribaltamento della vettura.
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