Giappone, tre anni dopo lo tsunami si sentono ancora gli effetti

Sono passati ormai tre anni dall'11 marzo 2011, il giorno in cui al largo della costa della regione di T?hoku, nel Giappone settentrionale, si verificò il sisma, di magnitudo 9,0 e successivo tsunami, considerato il più potente mai misurato in Giappone e il settimo a livello mondiale.


Un evento catastrofico, di cui ancora conserviamo memoria, per le immagini di devastazione e distruzione che per settimane avevano monopolizzato le televisioni e i giornali di tutto il mondo.
PROFONDE RIPERCUSSIONI, IN PARTICOLARE A FUKUSHIMA. Se oggi si torna a parlare dell'argomento è perché l'evento sta ancora avendo delle profonde ripercussioni sulla popolazione nipponica colpita. Ci riferiamo in particolare, al disastro di Fukushima Dai-ichi, una serie di quattro distinti incidenti occorsi presso l'omonima centrale nucleare a seguito del terremoto e maremoto.
SHOCK EMOTIVO ANCORA VIVO. Oggi, infatti, episodi acuti di stress ed altre malattie legate a questa catastrofe hanno determinato la morte di 1.656 persone nella prefettura di Fukushima, superando la cifra di morti direttamente legate a infortuni causati dal disastro. Un funzionario della prefettura ha detto che molte persone "hanno subito tali drastici cambiamenti nelle loro vite, trovandosi impossibilitati a fare progetti per il futuro o a tornare a casa, che si sono raggiunti livelli di stress davvero elevati”.
OVER 60. Circa 136.000 persone sono infatti ancora sfollate tra Fukushima, Miyagi e Iwate, le prefetture che hanno sostenuto il danno più grave a partire dall'11 marzo 2011.
Circa il 90 per cento di coloro che sono morti per “cause indirette” erano di età superiore ai 66 anni, riportano le statistiche della Reconstruction Agency, pubblicate nel mese di settembre.
MANCANO ALLOGGI E OSPEDALI. Allarmata da questi dati la prefettura di Fukushima prevede di intensificare la vigilanza sui residenti evacuati in alloggi temporanei, in stretta collaborazione con le agenzie comunali, nel tentativo di limitare questo tipo di decessi. A incidere psicologicamente e fisicamente sugli individui non è solo la mancanza di un alloggio proprio – confermano le autorità e gli psicologi - ma anche la (inevitabile) disorganizzazione di centri di cura ed ospedali, l'inadeguatezza dei rifugi, una mancanza di attenzione iniziale delle autorità. Molto elevato anche il tasso di suicidio, soprattutto tra gli over 60.
INTERPELLATO IL MINISTERO DELLA SALUTE. Dal momento che gli effetti della catastrofe naturale e nucleare sono ancora così forti, anche il Ministero della Salute è stato interpellato: l'urgenza – ha fatto sapere – sono alloggi e funzionalità delle strutture sanitarie.
"Fonte casaeclima.com"

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