Acquedolci:84 anni fa la dedicazione della Chiesa Madre alla Beata Vergine Assunta

Da 84 anni punto di riferimento e guida spirituale al servizio della Comunità  di Acquedolci.
La Chiesa ha svolto un ruolo importantissimo nella storia del paese, Autonomia  compresa!
Costruita in tempi  record a spese dello Stato Italiano, subito  dopo la frana del'22, questo importantissimo edificio monumentale con annesso Palazzo Canonico, è stato progettato dall'ing.Giovanni Giordano che fu  allievo dell'arch. Ernesto  Basile.

(nell'immagine di Benedetto Rubino la posa della Prima Pietra della Chiesa di Acquedolci) 

La Chiesa Madre è uno degli ultimi gioielli del Liberty siciliano.
L'edificio venne ultimato nel 1928,aperto al culto nei primi mesi del 1929. Il progetto iniziale venne elaborato già nel 1925 e approvato nel '26  subendo alcune modifiche strutturali ed architettoniche.Costo dell'opera appaltata dal Provveditorato delle OO.PP.Per la Sicilia fu di appena 700mila lire, una somma  enorme per l'epoca.La Chiesa sorge su una piccola collinetta nel cuore della contrada denominata Cruzzuluddu e rappresenta uno dei punti centrali attorno al  quale si svilupperà l'intero abitato pianificato negli anni venti del secolo scorso. L' impianto scelto per l'edificio religioso è a tre navate con coro e abside e due ordine di cappelle laterali. Il prospetto ha due ordini di colonne in stile neoclassico che si ispira a modelli tipici dell'architettura tardo rinascimentale, sullo stesso stile del Palazzo del Comune. Un modello architettonico che nel complesso risulta sobrio ed elegante. La manodopera che venne utilizzata dalla ditta Stagnini Domenico fu in larga misura locale e diede occasione di lavoro a  molti sfollati.
Tre navate,esposizione monumentale con il prospetto rivolto a nord che si affaccia su una piazza grandiosa e suggestiva. 
L'edificio domina la via Duomo col suo caratteristico Campanile, torre civica e simbolo identitario del paese. 


"..Fecit mihi magna, qui potens est.."
La bellissima e  significativa frase non ha riferimenti di gratitudine al regime,come erratamente ipotizzato da alcuni, ma è  la citazione di un versetto del Magnificat che ritroviamo nel capitolo I del Vangelo di Luca e che va correttamente tradotto "..Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente..". Il riferimento al Magnificat,con il quale Maria loda e ringrazia il Signore perché si è benignamente degnato di liberare il suo popolo, è un omaggio  al culto per la Madonna.
(nell'immagine  di Federico Latteri  la navata centrale  con volta a botte)
Vetrate istoriate, un prezioso pulpito, un Organo prestigioso comperato dai fedeli, statue lignee intagliate ad Ortisei in rinomate botteghe,opere d'arte in cartapesta eseguite da cartapestai leccesi.
(nell'immagine di Salvino Fidacaro, la statua in cartapesta di "Maria Santissima Addolorata"che reca la firma di Luigi Guaggi, uno dei cartapestai più rinomati al mondo)
Chi entra  nell'edificio ammira il Crocifisso maestoso di Scuola Palermitana, salvato dalla frana del '22 proprio dagli sfollati. In questo luogo ogni oggetto parla della storia del paese . La Chiesa Santa Maria Assunta, sede della Parrocchia San Benedetto il Moro, venne gravemente danneggiata da due granate che il 4 agosto 1943, durante i bombardamenti Alleati, la ferirono in pieno causando il danneggiamento  del Campanile e dell'Orologio Civico, oltre al crollo di una parte consistente della volta a botte e la perdita del prezioso lampadario donato dalla famiglia RiccaSalerno. L'edificio venne  riparato velocemente dai residenti ma la vicenda dei bombardamenti fu alla base della polemica per i danni bellici. Nei decenni successivi interventi di restauro a più riprese hanno  restituito  splendore agli eleganti bassorilievi in gesso, con putti e cherubini immersi in ricami con motivi floreali, che arricchiscono la Cornice della Navata Centrale. L' Abside è impreziosito da due  eccellenti  dipinti risalenti al 1928 ed opera dello sconosciuto pittore Sergio Pinna. La Chiesa di  Acquedolci  è sicuramente  uno degli esempi di  architettura religiosa tra i più interessanti del '900 siciliano del nostro territorio.
(il Santissimo Crocifisso custodito nella Chiesa Madre B.V. Assunta di Acquedolci- foto Laura Montagno)

 (nella foto: Dipinto dell'Abside. la Madonna delle Grazie consegna il Bambino a San Benedetto il Moro)
 I sacerdoti e la  storia..
Affidata inizialmente alle cure dei parroci delle parrocchie sanfratellane Santa Maria Assunta e San Nicolò di Bari di San Fratello, che si alternarono nell'amministrazione, fu al centro  di polemiche interne al clero sanfratellano. Il vescovo mons. Rossi dedicò l'edificio sacro acquedocese alla Beata Vergine, conferendo il titolo di "parrocchia rurale".L'ente divenne perciò la quarta Parrocchia sanfratellana e, dal 1938 sede di Arcipretura, titolo che di fatto rese la Parrocchia di Acquedolci Ente alla pari  delle potenti Parrocchie collinari che quel titolo di Arcipretura se lo contendevano da secoli.

(nell'immagine:L'antica Chiesa di Santa Maria.L'edificio venne raso al suolo dalla frana dell'8 gennaio del 1922)
Con gli anni la Chiesa di  Acquedolci è diventata sede parrocchiale prestigiosa, che guida una delle parrocchie più popolose della Diocesi di Patti. Acquedolci in questo momento storico guida  il Vicariato Foraneo di S. Agata M.llo.
Nel marzo del 1931 S.E. Mons.Antonio Anastasio  Rossi, durante una visita pastorale, verosimilmente  in occasione dell'amministrazione del sacramento  delle cresime, consacrò la Chiesa alla B.V. Assunta, stesso nome  dell'antica matrice sanfratellana  inghiottita dalla frana del'22. La Chiesa Madre Santa Maria Assunta, questo il titolo corretto, è erroneamente chiamata  Chiesa di San Benedetto. L'errore è stato probabilmente alimentato dal diverso nome della Parrocchia dedicata al patrono di Acqueodolci San Benedetto il Moro e da quel dipinto dell'abside che sembra indicare l'originaria intenzione di voler dedicare questa  chiesa all'illustre  concittadino, primo santo di colore della Chiesa Cattolica.

San Fratello e Acquedolci.. un unico paese scisso in  due  realtà. 
La Chiesa di Acquedolci ha avuto un ruolo decisivo nelle vicende storiche del paese.
Le campane scandiscono la vita della Comunità e hanno suonato l'allarme poco prima dei  bombardamenti per consentire alla popolazione di  abbandonare il paese.
Il 12 novembre 1969 il suono a distesa annunciava al popolo l'ottenimento dell'Autonomia da San Fratello fortemente  sostenuta dal parroco Di Paci. Il suono delle campane ha anche accolto l'arrivo in paese dell'urna con la  reliquia del corpo del patrono San Benedetto.
Nel 1938 era in pieno cantiere il completamento della delocalizzazione sanfratellana che progettava tra le altre cose lo spostamento della sede comunale dal paese di collina al nascente centro in riva al mare con la modificazione del nome del Comune in Acquedolci di San Fratello.  Il provvedimento prefettizio per la ridefinizione della denominazione  di Comune e Frazione venne siglato dal Commissario Prefettizio e sottoposto alla firma del Re D'Italia Vittorio Emanuele III in data 4 aprile 1941 (per coincidenza la data  coincide con la festa liturgica di San Benedetto). Ma tutto si bloccherà a causa dello scoppio della  Guerra. 
Nel 1938 il Vescovo decise perciò di fare chiarezza e risolvere i numerosi problemi creatisi a proposito della gestione della Parrocchia Rurale acquedolcese. La concreta impossibilità che sullo stesso Comune vi fossero due Enti Religiosi omonimi,dato che la parrocchia Santa Maria rifiutava di trasferire la sede in Marina, convinse il vescovo a praticare anche un  tentativo  di riunificazione con la dedicazione della Parrocchia al "compaesano" San Benedetto il Moro.
La scelta purtroppo complicò  ancora di più la difficilissima convivenza. L'idea  di creare  una nuova Arcipretura autonoma e sganciata dal litigioso clero sanfratellano, di certo ha avuto ripercussioni di rilievo e condizionato anche le vicende autonomistiche nei decenni successivi. 

Ad appena 15 anni dalla sua apertura al culto,la chiesa viene bombardata e ferita.

Il sagrato si trasforma in campo di battaglia durante la Guerra Mondiale, mentre la 29^ Panzergrenadier Division  tedesca batte la ritirata.
L'intera piazza venne trasformata su ordine del generale tedesco Fries in un campo minato, nel tentativo disperato di sbarrare la "Linea dell'Etna" agli anglo-americani. Una postazione tedesca si era impiantata nel Palazzo del Comune. Il parroco dell'epoca da quanto emerge dal racconto dello stesso Di Paci, pare abbia trattato segretamente con gli americani che garantirono di  non distruggere il paese e di riparare gli eventuali danni causati (ma in realtà gli americani se ne andranno lasciando Acquedolci tra le macerie). Tra le minacciose flotte navali con i cannoni puntati  contro Acquedolci (San Fratello) e pronte a sparare dal mare e le postazioni tedesche disseminate sul Monte e pronte a rispondere al  fuoco, per alcune ore ci furono in gioco circa 4mila acquedolcesi ed il rischio  della distruzione totale. 
In questa situazione drammatica, nel mezzo del  fuoco incrociato, interviene la Chiesa di Acquedolci. Il suono delle campane all'alba del 4 agosto del 1943, intimò alla popolazione di abbandonare il paese. In migliaia si rifugiarono nella Grotta di San Teodoro, altri fuggirono nelle campagne. I  bombardamenti furono pesanti. La Chiesa venne danneggiata nella volta, nel Campanile che si lesionò e perse alcune campane, la parte posteriore dell'edificio era irriconoscibile e per  alcuni anni  fu impossibile  entrare in chiesa dal Portone  centrale perchè non esisteva  più la bella scalinata in marmo progettata dal Giordano.
(nell'immagine la chiesa appena aperta al culto  nell'anno 1928. Si nota la  grande scalinata in marmo distrutta dai bombardamenti del '43)
In 84 anni i sacerdoti Vicari sono stati 13, 7 i Parroci dei quali solamente 4 hanno ricoperto il ruolo di Arciprete. 
6 vicari e due arcipreti sono "sanfratellani".Tra i parroci arcipreti ci sono anche un santagatese e un acquedolcese. 
Nelle immagini i parroci Di Paci, Gagliani e Santoro.



I sacerdoti nella storia della Chiesa di Acquedolci:
1929-1931:sac.Luigi Todaro (vicario cooperatore)
1931 sac. Antonio Valenti (vicario cooperatore)
1935 sac. Basilio Salanitro (vicario cooperatore)
1938 sac. Filadelfio Versaci (parroco arciprete) 
1940 sac. Antonio Di Paci (parroco arciprete).
1949 sac. Calogero Consolo (vicario cooperatore) 
1950 sac. Cirino Savio (vicario cooperatori)
1950 sac. Orazio Sapienza (vicario cooperatore).
1953 sac. Gaetano De Maria (vicario parrocchiale)
1972 sac. Salvatore Gagliani (parroco arciprete) 
1978 sac. Giuseppe Gaglio (vicario parrocchiale)
1984 sac. Vincenzo Vitanza (vicario parrocchiale)
1996 sac. Luigi Carucci (vicario parrocchiale)
1999 sac. Gioacchino Cusimano (vicario parrocchiale)
2010 sac. Luigi Santoro (parroco arciprete)
2014 sac. Cirino Lo Cicero (vicario parrocchiale)

Commenti

  1. Avevo sette anni in quel giorno di festa della inaugurazione della bella Chiesa Madre. Assistetti alla funzione religiosa stretto all’omero dalla mano di mia madre e, seppur fanciullo mi commossi intensamente.
    Fu festa grande, e grandiosa fu la gratitudine dell’ancor piccolo popolo acquedolcese.
    A fine cerimonia, mentre le 5 campane della torre campanaria suonavano lungamente a distesa, uscendo all’aperto, dal disotto della breve scalinata, con mamma e papà alzammo gli occhi in alto per rimirare ancora una volta quella imponente facciata. Io, che avevo di già imparato a leggere, lessi la scritta in nero che ancora in alto sovrasta il coronamento architettonico: FECIT MIHI MAGNA, QUI POTENS EST, ne chiesi il significato ai miei genitori, non me lo seppero dire. Ma io non demorsi, lo chiesi poi all’eccellenza letteraria del Professor Benedetto Rubino. Egli per farmi ben capire il significato delle parole mi disse: “È stato il Signore Iddio a farmi tanto grande”.
    Ancor oggi a distanza di tant’anni il ricordo di tanto mi emoziona ancora profondamente.
    Grazie! Furianoblog, grazie Enrico per avermi procurato questa bella emozione.
    Salvatore Emanuele - Firenze

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  2. Grazie a Te, Salvatore, per le notizie ed i ricordi che condividi con tutti noi. Sono esperienze che arricchiscono il patrimonio delle nostre conoscenze al servizio della memoria storica della nostra Comunità.
    Colgo l'occasione, in vista della ricorrenza del 19 marzo , di esprimere anche a te che sei un pò come uno dei "papà" della memoria storica del nostro paese, i miei più sinceri e gioiosi sentimenti di gratitudine e affetto. Apprezziamo in tanti il tuo vivo interessamento per la nostra Acquedolci.
    Enrico Caiola.

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