Riflessioni estive... di padre Enzo Smriglio-parroco

Notizie allarmistiche sul caldo: "Stiamo attenti non solo ai cambiamenti climatici, ma ancor prima ai “cambiamenti” comunicativi che spesso generano (è il caso di dire!) un vero e proprio ‘clima di paura’ ".
Riflessioni estive…
«(…) questo clima che infligge sei mesi di febbre a quaranta gradi; li conti Chevalley, li conti: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Settembre, Ottobre; sei volte trenta giorni di sole a strapiombo sulle teste. (…) Lei non lo sa ancora, ma da noi si può dire che nevica fuoco, come le città maledette della Bibbia…».
a cura di padre Enzo Smriglio-parroco di Acquedolci
Pensando alle notizie sul tempo (dal punto di vista climatico) che stanno riempiendo i titoli dei giornali e i servizi di tutti i telegiornali in questi ultimi giorni, mi è ritornato in mente questo brano del “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Si tratta di una simpatica descrizione del clima nella Sicilia del 1860.
«…La Sicilia, l’ambiente, il clima, il paesaggio. (…) questo clima che infligge sei mesi di febbre a quaranta gradi; li conti Chevalley, li conti: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Settembre, Ottobre; sei volte trenta giorni di sole a strapiombo sulle teste. (…) Lei non lo sa ancora, ma da noi si può dire che nevica fuoco, come le città maledette della Bibbia…».
Questa pagina de “Il Gattopardo” fa pensare e, nello stesso tempo, fa sorridere, se si pensa a quel vero e proprio bombardamento di notizie relative al caldo e che nella stragrande maggioranza dei casi finiscono solo per allarmare.
Mi verrebbe allora di fare una analogia. Come si parla di “bombe a grappoli” assai pericolose e crudeli per le conseguenze terribili che generano dove arrivano; così credo che si possa parlare, nello stesso tempo, anche di “allarmi a grappoli”.
Qualche esempio: «il giorno più caldo di sempre», «ondate di calore che si abbattono sull’Europa meridionale». Oppure, in riferimento alle previsioni: «La prossima settimana sono previste temperature record», «saranno superati i 50 gradi», «arriva Caronte». E a seguire interviste altrettanto “terroristiche” a scienziati, climatologi, che pontificano su tutti i mezzi di comunicazioni su queste ormai strane e sempre più frequenti ondate di caldo.
Da comune cittadino, di media intelligenza, mi chiedo: se fossimo a novembre, potrei pure capire questo ‘clima’ d’allarme. Ma se penso che siamo quasi nella terza decade del mese di luglio, e quindi in piena estate, mi convinco che in questo periodo dovrebbe fare più notizia un eventuale e brusco calo delle temperature.
Un tempo, come si può ben considerare nella citazione del Gattopardo, c’era la rassegnata considerazione che così va la natura: in estate c’è caldo, e si possono raggiungere anche temperature molto elevate; mentre in inverno c’è freddo e non è affatto improbabile che si raggiungano temperature piuttosto basse.
Allora bisogna stare molto attenti all’uso delle “parole”. Infatti, se si parla di “estate” ognuno di noi pensa alla stagione calda. Basta sostituire, invece, il termine “estate” con espressioni come “ondate di calore” e subito si avverte che si sta verificando qualcosa di imponderabile, di anormale e per conseguenza necessariamente nocivo.
A pensarci bene, la stessa cosa capita nella stagione invernale. Infatti, chi si azzarda a parlare più di nubifragio, anche se violento? Oggi questo termine è generalmente sostituito da quell’altra terrificante e assai diffusa espressione: “bomba d’acqua”.
In questo stato di cose credo allora che faremmo bene tutti quanti a riflettere su una saggia considerazione attribuita ad un filosofo e scrittore britannico di origine irlandese (Edmund Burke) del ‘700 che sosteneva come «nessuna passione priva la mente così completamente delle sue capacità di agire e ragionare quanto la paura».
Stiamo attenti allora non solo ai cambiamenti climatici, ma ancor prima ai “cambiamenti” comunicativi che spesso generano (è il caso di dire!) un vero e proprio ‘clima di paura’. E la paura, come si sa, è sempre una cattiva consigliera!

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