Almeno una volta nella vita, buona parte degli acquedolcesi hanno"incartato", saldato, colorato e ballato in un gruppo in maschera..
I più piccoli spesso giocano a fare minuscoli carri e sono bravissimi con la cartapesta.
Quest'anno saranno circa 500 le persone direttamente coinvolte nella realizzazione dei Carri e delle rispettive coreografie che tra meno di una settimana sfileranno per la 47ma edizione del "Carnevale dei Nebrodi" che viene realizzato col patrocinio del Comune con la preziosa collaborazione della Società Operaia "La Marina", una delle Associazioni più prestigiose del paese e sicuramente la più affollata e antica.
(nell'immagine due giovani carristi a lavoro- Gruppo "Paparazzi"
A lavoro per la realizzazione delle opere ci sono tantissimi giovani che stanno facendo in queste ore grandissimi sacrifici e meritano un particolare apprezzamento e incoraggiamento. Il lavoro "invisibile" è anche quello di sarti e ballerini, disegnatori e artisti abilissimi a modellare l'argilla..Sempre più numerosa la partecipazione di "carristi-donne"che imparano velocemente a saldare e "incartare", termine tecnico che, per chi non lo sapesse, indica la stesura degli strati di carta che a lavorazione completata formeranno la cartapesta.
(Le donne sono sempre più presenti tra i carristi e spesso organizzano anche le coreografie,da sempre curate dalle ragazze)
Fare il Carro è lavoro complicato, pieno di "ricette segrete", che richiede grande passione e capacità creativa, ma anche molta prudenza e pazienza. E' importante la figura dei carristi più anziani che coordinano i gruppi di lavoro e trasmettono tecniche e segreti di lavorazione.
I carri non sono solo creazioni maestose e coloratissime che si muovono con lentezza tra migliaia di spettatori, ma sono sopratutto capolavori di ingegneria che richiedono abilità e conoscenze elettroniche, tecniche e artistiche.. Un buon carro per avere successo deve essere ben rifinito e colorato, arricchito da movimenti e accompagnato da una buona coreografia.Ma è fondamentale la coesione del Gruppo.
Sono imposti limiti alle dimensioni? La risposta è si!
La lunghezza deve essere compresa tra i 9 e i 13 metri, la larghezza tra i 3 e i 4 metri. L' altezza (esclusi i movimenti) è compresa tra i 4,5 e i 5,5 metri. Tali misure potranno essere estese (includendo il movimento delle figure) fino ad un’altezza massima di 10 metri, una lunghezza di 17 metri ed una larghezza di 6 metri.E così i "pupi" si alzano e si abbassano, si inginocchiano o sbucano da altre creazioni per poter oltrepassare le barriere dei cavi e dei fili della luce. La regola legata alle dimensioni è imposta dal Comune e si è resa necessaria per evitare anche danni a persone o cose e perché spesso nella storia alcuni carri hanno avuto problemi a transitare lungo le strade creando rallentamenti all’intera sfilata.
La lunghezza deve essere compresa tra i 9 e i 13 metri, la larghezza tra i 3 e i 4 metri. L' altezza (esclusi i movimenti) è compresa tra i 4,5 e i 5,5 metri. Tali misure potranno essere estese (includendo il movimento delle figure) fino ad un’altezza massima di 10 metri, una lunghezza di 17 metri ed una larghezza di 6 metri.E così i "pupi" si alzano e si abbassano, si inginocchiano o sbucano da altre creazioni per poter oltrepassare le barriere dei cavi e dei fili della luce. La regola legata alle dimensioni è imposta dal Comune e si è resa necessaria per evitare anche danni a persone o cose e perché spesso nella storia alcuni carri hanno avuto problemi a transitare lungo le strade creando rallentamenti all’intera sfilata.
Il Carnevale di Acquedolci è una tradizione importante seguita da tutti i paesi del comprensorio.
Una delle sfilate tra le più spettacolari e,per questo motivo, tra le più seguite e partecipate della Provincia e della Costa Tirrenica. Ogni anno sono decine di migliaia i visitatori che affollano il Corso Italia e la via Ricca Salerno. Il Carnevale Acquedolcese, assieme a quello di Termini Imerese, si contese nel 1998 il "terzo posto" in Sicilia, subito dopo i grandi nomi di Acireale e Sciacca. Il merito fu di grandi organizzatori come Nino Catania, Ugo Bonfiglio e Mario Damiano che seguirono a proprie spese la formazione di alcuni carristi ad Acireale..
(nell'immagine il carro "Poker mania"- anno 2001)
Ma qual'è la vera storia di questo Carnevale? Perchè appassiona migliaia di ragazzi?
Dietro ciascun carro c'è un lavoro faticoso, una grandissima fantasia, la credibilità dei suoi realizzatori, lo spirito di squadra di numerose compagnie di amici.Per carnevale tanti "paesani" ritornano ad Acquedolci..perchè il Carnevale è una festa che fa parte dell'identità del paese e CARNEVALE è anche sinonimo di piatti tipici, di dolci e di usanze che ruotano attorno alla manifestazione.Tantissime famiglie,a causa del coinvolgimento diretto dei familiari, cambiano per qualche settimana il proprio ordinario stile di vita.
Carnevale è per prima cosa una occasione di socializzazione che fa sicuramente crescere il paese.
"Fare il Carro Assieme" per un acquedolcese significa condividere momenti indimenticabili di amicizia e complicità con altri compaesani con i quali spesso si rimane legati da fortissimi sentimenti di amicizia.
(nell'immagine momenti di festa tra carristi della compagnia "Lo Zodiaco", una delle associazioni guidate dai Carristi più anziani.)
(.. e la festa nei capannoni del gruppo "Iri BELLI" )
"Ad Acquedolci c'è il Carnevale e si fa festa in tutta la città.." così recitava il ritornello di una famosa canzoncina che negli anni '90 accompagnò un carro dedicato alla Spagna.
Feste in maschera e qualche "Veglione" e poi decine di Carri, come lo "Zodiaco" che prese in giro gli appassionati di oroscopi e "Il Veliero dei Pirati" che fece sognare ai più piccoli storie a bordo di bellissimi vascelli. Nel 1999 "L'india Misteriosa" sfilava quando Clinton tra cori di piccolissime Cheerleader acquedolcesi venne "..mandato in Paradiso" nonostante lo scandalo Lewinsky avesse fatto parlare male mezzo mondo.
Inizio del secolo con "Millennium" e temi a sfondo biblico come l'elegante "Adamo ed Eva".. Dalla via Ricca Salerno sono passati "L' Antico Egitto" col suo faraone e la "Cina con Fulole"..ogni anno (o quasi) opere d'arte in cartapesta,"Bellezza e Vanità" di grandi sacrifici e di instancabile lavoro per generazioni di carristi.
La creatività tutta acquedolcese metafora di un popolo che ha costruito dal nulla un paese ed ha creato una tradizione che fu "terza in sicilia" e che oggi rimane apprezzatissima nella Provincia e conquista l'entusiasmo dei più piccoli immersi ad ammirare i colossi rumorosi che sfoggiano colori e movimenti sempre inediti.
Ma le radici di questo Carnevale sono più antiche della convenzionale "prima edizione" che si fa risalire al 1967, anno nel quale alcuni giovani diedero vita ai primi Veglioni ed alle prime "sfilate di mascherine".
(nell'immagine "miss carnevale 1968" nella Sala Consiliare del Comune- Foto Nuccio Rubino)
(nell'immagine "miss carnevale 1968" nella Sala Consiliare del Comune- Foto Nuccio Rubino)
Negli anni '20 del secolo scorso i "carri" si facevano con dei carretti trainati da cavalli.
Dopo la frana del ’22 si diffuse tra la popolazione degli sfollati e degli abitanti del Borgo della Vecchia Marina l’usanza di abbellire con piumaggi e stoffe colorate alcuni carretti sui quali gruppi di persone suonavano e cantavano.
Di questa festa di altri tempi, abbiamo solo qualche foto sbiadita scattata da Benedetto Rubino e alcuni ricordi narrati da Salvatore Emanuele che in uno dei suoi scritti annota:"Dai miei ricordi infantili, il Carnevale ad Acquedolci è sempre esistito. Negli anni '20 del secolo scorso la sfilata era di carretti siciliani con a bordo suonatori di chitarre e mandolini; di maschere tradizionali v'erano soltanto quelle di Arlecchino, Balanzone, Pulcinella; tutti gli altri con una semplice maschera di cartapesta.
I festosi carretti siciliani erano tirati da splendidi cavalli impennacchiati vistosamente con piume e lustrini colorati, trasportavano suonatori strimpellanti le melodie del tempo.
A tratti lanciavano confetti colorati sulla folla che lungo la strada si assiepava per godere della fantasia colorata e musicale e, di qualche danzatore che si esibiva sopra l'asfalto ..Qualche gustosa satira veniva concertata dai burloni, che a quei tempi non mancavano, per prendere in giro qualche personaggio da mettere benevolmente in ridicolo.”
Alcuni elementi della locale Banda Musicale animavano le danze che si svolgevano durante i pomeriggi nei rioni del piccolo borgo..
La vera tradizione di Acquedolci era quella di organizzarsi in grandi comitive ricoperti con lenzuoli bianchi e maschere in cartapesta per andare a ballare alle feste che si svolgevano in magazzini e casolari. Per potere partecipare alle "ballate" la comitiva di "mascherine" doveva far riconoscere almeno uno dei suoi componenti.
Vestito bianco e maschera in Cartapesta..
La Maschera Ufficiale del Carnevale si chiama "DOROTEO",fattezze da "simpaticone" di mezza età rigorosamente vestito con una veste bianca e una tunica verde,colori di Acquedolci,per scettro ha una canna da Zucchero, reca tra le mani una maschera di cartapesta. E' una immagine che va valorizzata perchè interpreta benissimo il Carnevale di Acquedolci e richiama con dovizia di particolari i simboli identitari del paese.
Questa immagine è stata ideata e realizzata da Giuseppe Agnello nell'ambito dell'edizione del Carnevale 2004 organizzato dal Ferrari Club di Acquedolci.
(E.C.)
Era il tempo dei lampioni a petrolio. Aliberti venne dalla vicina Sant'Agata ad impiantare una centralina con motori ad olio pesante e a nafta per illuminare fievolmente le case e le strade di Acquedolci e San Fratello. Ad ogni spirar di vento nelle linee aeree palificate i cavi tesi a forza di braccia umane si lambivano e uno scoccar di scintilla faceva si che ritornasse ad accendersi il lume a petrolio. Tempi di disagi sereni e povertà diffusa, tranne che nelle agiate famiglie sanfratellane; era il tempo di quando il ricco possidente agricolo che portava l'ingiuria "u drueri" andava a controllare le donne raccoglitrice delle olive e, notando che avevano tralasciato di raccattarne una, le redarguiva; e le donne rispondevano: "Ma cosa vuole che siano due olive fra tanta e tanta abbondanza. E lui, ribatteva: un'oliva e un'altra ancora producono un grano d'olio.
RispondiEliminaGli innamorati, per non poter avere denari per il matrimonio facevano la cosiddetta che spesso veniva concertata con le famiglie a fin di bene economico, inscenando una diatriba. Questa, non sempre, ma spesso diventava una satira carnascialesca. Altri tempi... pensieri canuti di giovanile etade.
Un sincero ringraziamento al caro e stimato Salvatore Emanuele che con i suoi ricordi condivisi con tutti noi, sta permettendoci di ricostruire la storia del paese di Acquedolci, del territorio e delle tradizioni che ancora oggi si rinnovano grazie ad i giovani. Ai ragazzi impegnati alla costruzione dei Carri porgiamo saluti carichi di affetto e ammirazione e li ringraziamo per quello che di grande stanno facendo per portare alto il nome del proprio paese.
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