Tradizioni: Il 14 Maggio la 525^ Fiera Storica di Acquedolci.

E' uno degli appuntamenti fieristici tra i più antichi di Sicilia.
La Fiera, una tradizione da difendere ed incentivare anche con piccoli acquisti.
Il 14 Maggio la Fiera compie 525 anni. E' una delle più antiche del Meridione d'Italia.
di AcquedolciPolitica
Gli Acquedolcesi, anche coloro i quali si trovano lontani in tutto il mondo, associano il 14 Maggio ad un evento tradizionale. La ricorrenza della "Fiera di Maggio". Un grosso mercato che si snoda nel centro del paese e che precede di pochi giorni la festa in onore di San Giuseppe. Anticamente il grande evento fieristico, abbinato alla Fiera del Bestiame, richiamava migliaia di visitatori che facevano ottimi affari.
La Fiera di Maggio è una delle fiere storiche di Sicilia tra le più antiche del Meridione d'Italia. Documentata nella "Collezione Delle Leggi e de' Decreti Reali del Regno Delle Due Sicilie" a cura di Domenicantonio Vacca risalente al 1841, è citata in numerosi documenti. Il complesso normativo ci interessa perchè parla delle autorizzazioni per lo svolgimento della Fiera annuale nel Villaggio di Acquedolci, facente parte all'epoca del territorio di San Fratello, nella Val Demone ricadente nella Provincia di Messina del Regno delle Due Sicilie.

Questo documento è doppiamente importante perchè a proposito della fiera di Acquedolci vengono richiamate disposizioni ancora più antiche emanate nel luglio del 1813 da Ferdinando I di Borbone. Nel Villaggio di Acquedolci, nei gironi 14 e 15 maggio, già 200 anni fa si svolgeva una grande fiera del bestiame abbinata ad un grande mercato delle cose che si snodava lungo l'attuale via del Carricatore, la via Vecchia Marina nei pressi della Chiesa di San Giuseppe alla Torre e risaliva tutto il borgo fino alla contrada Buonriposo e alla via Risorgimento. Ma per trovare l' origine di questo evento tradizionale bisogna tornare indietro al 1499 allorquando Antonio Giacomo Larcan (1) , Barone del feudo di “Sancti Philadelphi et Acquidulchi”, ottenne dall'impero spagnolo la licenza per istituire la Fiera nei pressi del caricatore, un piccolo porticciolo che sorgeva in località Buffone. Il 14 maggio di 525 anni fa si svolgeva ufficialmente la prima Fiera del bestiame e dei cavalli e solo qualche anno dopo fu affiancata da rivenditori di pani di zucchero e filati, pesce secco e formaggi, grano e frutta, olio e sale,articoli per le campagne e vestiario da lavoro. La Fiera di Acquedolci divenne famosa per la commercializzazione della seta che veniva prodotta alla locale gualchiera. In epoca più recente il biografo Salvatore Emanuele ci descrive questo importante appuntamento commerciale.
"Arrivavano dalle più lontane contrade della terra sanfratellana, dal Passo dei Tre, dalle contrade confinanti con Caronia.. giungevano dai paesi a est: Sant’Agata, Militello, Tortorici, Naso e San Marco d’Alunzio. Erano bovi da lavoro, vacche da latte, muli, asini e cavalli che giungevano da ogni dove. Lungo le strade era una infinita esposizione di ogni bendiddio. La Fiera era importante! I venditori di quadrupedi, da tiro o da basto, giungevano di mattino presto, prima ancora del levar del sole e si dirigevano, passando per l’unica via della Marina Vecchia, dietro al Castello Cupane, direttamente sulla spiaggia renosa del mare, sul limitare della verde contrada denominata «'u Buffuni», e ad ovest fino alle "Pianelle" dove si trovavano rivenditori di capre e pecore . Tutta la spiaggia si riempiva ed era quello il luogo delle contrattazioni. Sul far della sera del giorno precedente, il 13 di maggio, erano arrivati stanchi dai più lontani luoghi, branchi di armenti, piccoli greggi di ovini, caprette da latte e neri maialini dei Nebrodi, suini di "bauna muzina" (di buona razza) come dicevano a San Fratello. Rimanevano tutta la notte negli ampi spazi, tra le case sparse del costruendo paese, a brucar l’erbetta della fresca primavera. Dalla strada Nazionale a fin sopra il dirupo sopra la stazione ferroviaria, era tutta una mescolanza di bestie d’ogni genere che giunti alla meta, nell’attesa del giorno novello vi giacevano tutta la notte ad aspettare che l’alba sorgesse e gli affari incominciassero.
Di solito, nel silenzio della notte, oltre allo sbuffar delle locomotive del treno e lo stridio dei freni delle carrozze, altro non si sentiva.Ma la notte che andava dal 13 al 14 di maggio, oltre allo zuf …zuf del treno, si sentivano i ragli degli asini in calore che i loro proprietari tenevano separati dalle femmine. Durava tutta la mattinata il periodo della contrattazione, dopo di che i pastori ed i bovari riconducevano le mandrie nel loro luogo di abitanza. Rimanevano fino a sera inoltrata le bancarelle dei venditori di generi vari per la casa e l’abbigliamento, dei dolciumi e dei giocattoli, delle stoviglie e dei vocianti caliari che con la grande cesta poggiata sull’addome e trattenuta da una cinghia passante per il collo del caliaro, vendevano a misura la loro merce di croccante calia e semi di zucca salati e tostati "a simenza".“Caura, caura la calia bedda, mezza lira mezzu litru….Accatativi la calia bella e bona, caura caura…”.Noi ragazzi, aprendo ben bene la bocca della tasca laterale dei calzoni, ce la facevamo riempire di calia dicendo al caliaro: "chinu chinu, senza arrubari" .
I caliari erano tutti provenienti dal paese di Naso. E poi, sulle bancarelle, dolci e profumati tutù, piccoli "cubetti" di pasta dolce alla vaniglia interamente cosparsi di spessa glassa di cioccolato e torroni e mandorlati di deliziosa squisitezza".
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Note
(1)Larcan Antonio figlio e successore di Giovanni, questi d’Antonio seniore e costui figlio di Ruggerotto a cui (il feudo) fu concesso dal Re Martino, dietro la seconda ribellione di Federico d’Aragona al quale dello stesso Re era stato donato.
Regi Privilegio 
7 agosto 1398 – Cancelleria 1398 libro 7 e 1452 libro 2 foglio 743. 
12 novembre 1396 – Cancelleria 1396 libro 5

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