ARTE SPIRITUALE: Ad Acquedolci la bellezza in un mosaico di padre Marko Ivan Rupnik.

Si tratta del primo grande capolavoro dell'artista gesuita in provincia di Messina.
Ad Acquedolci la Comunità di religiosi e laici che segue Rupnik in giro per il mondo nella realizzazione delle opere d'arte spirituale.
Chiesa Madre: Un mosaico di Rupnik per la cappella del Battistero.
Il Centro Aletti di Roma ha installato un' opera straordinaria, tripudio di oro e colori che indicano allo spettatore la prospettiva della Fede Cristiana.
Ci sono pietre provenienti da tutto il mondo e ogni colore ha un significato teologico preciso, una metafora dell'umanità chiamata alla Vita in Comunione .
Si tratta dell'unica grande opera attualmente esistente in Provincia di Messina, una delle poche in Sicilia. La raffigurazione è simile al mosaico della Cattedrale spagnola di Santo Domingo Dela Calzada.
di Enrico Caiola
fonti: 
centroaletti.com -Roma
Parrocchia San Benedetto il Moro Acquedolci
foto:Saverio Gugliotta
9 Ottobre 2019, quando le campane annunciano mezzogiorno e in anticipo rispetto al previsto, il portone della Chiesa Madre di Acquedolci si chiude, per oltre un giorno. Per 36 ore tutto rimane sospeso. La Chiesa di Acquedolci rimane chiusa al pubblico per un tempo sufficiente a consentire agli artisti della Comunità del Centro Aletti di Roma di mettere in posa uno degli ultimi capolavori firmati Marko Ivan Rupnik. Dimensioni tutto sommato modeste se paragonate ai grandi capolavori che il grande artista ha disseminato in tutto il mondo. Il contenuto teologico è però altissimo ed in pochi metri quadrati si ritrova un concentrato di arte spirituale pura. L'elaborazione dell'opera, oltre ad essere di raffinatissima fattura, è curata nei dettagli. In uno spazio limitato, appena dodici metri quadrati, sono riassunti interi capitoli di Sacra Scrittura,una storia che ha stimolato la teologia lungo i millenni e prodotto intere enciclopedie di liturgia e spiritualità. Vi parliamo di una opera d'arte di rilevanza mondiale, un capolavoro nel quale la bellezza e la teologia,la pietra ed il colore si mettono in comunione per trasmettere amore e avvicinare lo spettatore a Cristo, Signore della Vita che trionfa alla fine della storia, una storia che per mezzo di un grande sacrificio salva un'umanità confusa e peccatrice.
In paese la voce corre velocemente e la notizia della realizzazione dell'importante mosaico dell'artista, teologo e sacerdote gesuita, si diffonde tra la popolazione. Commenti positivi ed entusiasmo giungono anche da fuori paese sopratutto tra il clero diocesano che indica nel mosaico di Acquedolci un riferimento unico e di altissimo valore per la trasmissione della fede. Ad Acquedolci l'opera straordinaria viene mostrata tra lo stupore mentre ancora l'autore la contempla soddisfatto ed i suoi collaboratori scattano le ultime foto prima di andare via. Quelle immagini saranno pubblicate sul sito ufficiale del Centro Aletti, visualizzato da migliaia di visitatori da  tutto il mondo e, chissà, magari finiranno su pubblicazioni e libri editi dalla casa editrice LIPA che fa riferimento al Centro Studi diretto da Marko Ivan Rupnik.  Ma è la meraviglia del popolo, lo stupore della gente comune che sorprende. C'è chi contempla l'opera in silenzio, chi si traccia col segno della croce, chi porta in chiesa amici e parenti. Sono i semplici fedeli a comprendere immediatamente il messaggio: "è la Gerusalemme celeste, è il Paradiso, dove vince Gesù per sempre" spiega l'anziana nonna alla nipotina. L'arte e la bellezza sembrano avere raggiunto lo scopo di promozione del sentimento di amore che avvicina al divino. L'opera sembra immediatamente entrata nell'affetto popolare della gente di Acquedolci tutt'altro che indifferente. Non è un mosaico qualunque, è il "nostro mosaico" e da oggi, questo gioiello dell'arte contemporanea, entra a far parte del patrimonio artistico della comunità acquedolciana che in questo modo si lega ad un circuito mondiale legato alla spiritualità divulgata dal Centro Aletti di Roma. 
Acquedolci è un paese di circa seimila residenti che vivono all'interno di un piccolo territorio che coincide con un'unica parrocchia, dedicata a San Benedetto il Moro, un santo figlio di schiavi vissuto in questa terra, vissuto nel XVI secolo. Nel 1922 una terribile frana distrusse il paese di San Fratello e migliaia di sfollati si trasferirono in pianura, avevano perso ogni cosa e il primo edificio ad essere costruito fu la Chiesa. Gli sfollati avevano ritrovato un riferimento.La Chiesa ed il suo campanile è Acquedolci. Da quasi cento anni la Chiesa Madre è il riferimento per la fede degli abitanti e di chi si sente legato a questo paese. 
Entrando nell'edificio aperto al culto nel 1928 e dedicato nel '31 alla Beata Vergine Assunta, bisogna recarsi alla Cappella del Battistero che si trova nella navata ovest nei pressi dell'altare della "Dormitio". E' un luogo suggestivo e carico di fascino, dove è stato recentemente ricavato il Battistero con l'antico Fonte Battesimale in marmo bianco risalente ai primi anni dello scorso secolo. A questo punto l'osservatore ha innanzi un vero e proprio tripudio di oro e colori che lascia senza parole. L'impatto visivo è forte ma la bellezza non è l'unico aspetto che incanta. Quello che viene trasmesso dallo splendido mosaico appena ultimato e da ogni singola pietra che lo compone, esprime sopratutto la spiritualità dell'autore e offre la possibilità di meditare circa la prospettiva finale del credente. 
Il Mosaico del Battistero di Acquedolci è davvero un capolavoro artistico che concentra in pochi metri quadrati concetti di altissima teologia attraverso le immagini e attraverso l'essenzialità di una complessa simbologia, trasmettendo una fede concreta nell'ottica cristologica. In questa opera ogni forma ha un significato preciso. 
"L’essenzialità aiuta alla concentrazionespiega padre Rupnik- e diventa una sorta di pedagogia per la comprensione dei misteri. Il gesto si fa pulito, essenziale e perciò evidenzia con maggior forza ciò che vuole indicare. In questo modo per colui che guarda, quest’arte diventa anche una purificazione dei sensi, rende sobri i sentimenti e purifica la mente, perché tiene conto di una intelligenza spirituale fondata nel dogma". 
Colore e arte, bellezza e teologia per trasmettere e rinvigorire la fede. Non si rischia di lasciarsi "distrarre" da incrostazioni devozionali che nei secoli hanno in un certo senso alterato il messaggio originale delle Sacre Scritture: "tutto ciò che è riassunto nell'amore rimane in Cristo per la Risurrezione" ci augura padre Marko con una dedica in un libro. E' lui che personalmente segue i lavori di istallazione dei pezzi, impasta il cemento e presiede la Santa Messa del mattino per la Comunità del Centro Aletti in Trasferta ad Acquedolci. Ci sono voluti mesi per progettare e realizzare questa opera d'arte, poche ore per istallarla. Il commento su questi blog appare limitato per spiegarla nella sua reale essenza e questo approfondimento è espresso nella consapevolezza di non essere assolutamente all'altezza di spiegare il significato di questo bellissimo mosaico che ci lascia positivamente interdetti per la meraviglia. Acquedolci diventa adesso punto di riferimento dell'arte musiva contemporanea con questo capolavoro artistico che è una delle poche opere presenti in Sicilia, sicuramente la prima e più imponente realizzazione della provincia di Messina.
Facciamo conoscenza con l'equipe di laici e religiosi guidati dal sacerdote sloveno. La Comunità Aletti è un Centro Studi con sede a Roma. Si studia l’impatto tra la fede cristiana e le dinamiche culturali del nostro tempo. Al Centro Aletti, la missione che Rupnik guida con la Compagnia di Gesù, si persegue lo scopo di creare un luogo di incontro e di riflessione interculturale. Rivolto a studiosi e artisti di ispirazione cristiana del centro ed est Europa. Una occasione concreta di incontro tra gli artisti dell'est ed loro colleghi dell’ovest, una sperimentazione inedita nel panorama artistico mondiale.
Un esempio di sintesi tra Oriente ed Occidente che si esprime in opere d'arte straordinarie che l'atelier d'arte e architettura del Centro Studi realizza per i più grandi santuari e luoghi di culto della cristianità. Dalla Città del Vaticano alla Spagna e alla Francia e ancora Portogallo,Malta,Libano,Panama,Brasile,StatiUniti,Australia...le opere di Rupnik sono rinomate e disseminate in tutto il mondo dando vita ad un vero e proprio itinerario di fede che coinvolge tutto il pianeta.
Padre Rupnik è seguito da validissimi collaboratori, tra loro artisti,ricercatori, studiosi di arte e teologia, tutti religiosi e laici della Comunità del centro Aletti ciascuno esprime storia e cultura del proprio paese di origine. Ad Acquedolci ha lavorato al mosaico della Chiesa Madre uno staff internazionale.
Tra gli artefici della messa in posa dell'opera lo spagnolo padre Oscar Gutierréz Gonzales ed il portoghese padre Marco Cunha. Ci sono anche laici come l'artista slovena Eva Osterman e l'italiana Manuela Viezzoli assistente di Direzione e del Mosaico del Centro Aletti. In tutto l'equipe internazionale a lavoro nella Parrocchia di San Benedetto il Moro è composta da dodici elementi guidati dallo stesso Rupnik che in tuta da lavoro impasta personalmente il cemento e applica le componenti del mosaico che si incastrano nel disegno. L'opera realizzata si prefigge di contribuire ad una "purificazione dei sensi". E' esattamente da questo concetto di purificazione che bisogna partire. Non va assolutamente tralasciato che ci troviamo in uno dei luoghi più sacri della Chiesa di Acquedolci: il Battistero. Questo luogo è il luogo della rinascita ad una vita nuova, ad una esistenza nella quale l'acqua del battesimo purifica dal peccato e offre alla creatura che viene battezzata l'opportunità della salvezza eterna. La prospettiva finale del cristiano non è la morte, sconfitta per sempre da Cristo trionfante (l'Agnello), ma la Vita Eterna in Dio. In questa ottica, chiamato ad una nuova vita potenzialmente santa, il battezzato ha una prospettiva salvifica rappresentata da "Cieli nuovi e Terra nuova" con un chiaro riferimento all'Apocalisse di San Giovanni Apostolo.
Per comprendere l'opera realizzata per Acquedolci, bisogna perciò partire dalla Scrittura, nello specifico dobbiamo leggere attentamente il capitolo 21 dell'Apocalisse di San Giovanni che sviluppa il concetto anticipato all'inizio del libro dove si legge: "Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve."
Tema: Il trionfo dell'Agnello nella Gerusalemme Celeste ,Con Maria e Giovanni Battista.
Luogo: Battistero della Chiesa Santa Maria Assunta- Acquedolci Sicilia, Italia.
«Ecco, sono compiute! Io sono l’Alfa e l’Omèga, il Principio e la Fine. A colui che ha sete io darò gratuitamente da bere alla fonte dell’acqua della vita. Chi sarà vincitore erediterà questi beni; io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio.[...]”».
Sono i versi del capitolo ventunesimo dell'Apocalisse di San Giovanni Apostolo. Il Mosaico di Acquedolci rappresenta proprio questa visione prospettica finale della fede cristiana, mentre tutto scompare e gli elementi "antichi" si dissolvono. Lo spettatore medita innanzi alla raffigurazione della "piazza della città" celeste, dove  sul trono si manifesta l'Agnello che è Cristo. La raffigurazione che maestosa si innalza al di sopra del Fonte Battesimale dove la fede ha inizio e la Chiesa accoglie i nuovi figli, suscita in chi crede un'analisi che lo proietta al fine ultimo della fede cristiana: la santità.
In pochi metri quadrati è concentrata tutta la fede del credente, la rappresentazione dell'inizio e della fine, l'Alfa e l'Omèga,la redenzione di tutti gli uomini senza distinzioni, la consegna della storia nella pienezza del padre, la tenerezza espressa dal volto della Beata Vergine, la mitezza dell'Agnello che ha salvato l'uomo e lo ha santificato. L'opera d'arte ritrae sulla sinistra Maria, Madre Dio e Madre della Chiesa,che sta al fianco del figlio nella gloria. Cristo è raffigurato nell'Agnello sacrificale (si scorge la ferita sul collo) e sorregge con Maria il Libro che simboleggia tutta la storia dell'uomo. A destra il Battista mentre innalza una conchiglia nell'atto di aspergere attingendo alla Fonte della Vita che scaturisce dall' Agnello. Tra tasselli in lamina d'oro zecchino, pietre preziose e semplici sassi, la scena sembra prendere vita circondata dalla raffigurazione della "Città Santa, la Gerusalemme nuova.." mentre discende dal cielo, da Dio, "pronta come una sposa adorna per il suo sposo"(Ap.21,1-8) nel giorno della festa. "Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose" (Ap. 21,19), si scorgono i colori delle pietre che richiamano il diaspro, lo zaffiro e la sardonice, I tasselli in oro raffigurano invece la regalità che avvolge l'immagine del Santo Luogo. Ma l'oro rappresenta anche la fedeltà, la fedeltà del popolo al suo Signore in trionfo. La grande sfera rossa è metafora di perfezione, infinito e divinità, nella parte alta a destra simboleggia Dio da cui tutto discende. "Noi non vediamo il volto del Padre-ricorda spesso nei propri scritti padre Rupnik- ma lo conosciamo attraverso la sua opera, cioè la creazione e redenzione, la sua mano che opera". L'opera più grande assieme alla creazione è perciò la redenzione, che è il soggetto del mosaico del Battistero. L'intera immagine di salvezza è racchiusa in una figura a forma di mandorla, simbolo della vita che inizia, simbolo di un grembo materno che dà origine ad una vita nuova in Cristo Gesù. 
"A colui che ha sete io darò gratuitamente da bere alla fonte dell’acqua della vita. Chi sarà vincitore erediterà questi beni; io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio" (Ap.21). 
La morte è sconfitta per sempre assieme alla sofferenza e non c'è più traccia delle lacrime, ormai asciugate dal Padre Misericordioso : "io esulterò di Gerusalemme- scrive il profeta Isaia- godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia. Non ci sarà più un bimbo che viva solo pochi giorni, né un vecchio che dei suoi giorni non giunga alla pienezza.". 
Nell'opera del Rupnik è raffigurato il momento conclusivo dei tempi,l'esperienza nella quale l'intera storia dell'umanità, ormai resa santa, è consegnata dal Redentore al Padre.
Una visione dell'arte spirituale che richiama le origini teologiche della Chiesa: Ad Acquedolci è presente una lettura pura dell'Arte teologica.
Va detto che tutte le immagini del grande artista si ispirano alla prima epoca bizantina, allorquando la ricerca dell’estetica, cioè della perfezione artistica, della bellezza, si ispiravano alla teologia ed ai misteri della fede. In quelle epoche, la raffigurazione artistica, era considerata bella quando era impregnata della rivelazione e della comunicazione dei misteri della fede. Nelle opere dell'artista non c'è spazio per le superfetazioni devozionali, quelle raffigurazioni che lui stesso definisce "distrazioni per decorazioni solo formali". Concentrando l’attenzione sull’essenziale dell’immagine,si punta tutto sulla comunicazione del contenuto che in questo modo si rende presente. L'arte liturgica non è arte narrativa, ma "arte che serve la presenza del mistero". Si afferma la "priorità della comunicazione spirituale, teologica, per creare le condizioni di una piena partecipazione alla liturgia. In questo modo si giunge velocemente a quella semplicità che permette al gesto e alla figura di comunicare con forza ed energia il loro messaggio. Le figure, le immagini sono comunicazione del contenuto della fede. Dicono la dottrina, il dogma, svelano la teologia"(fonte: centroaletti.com)
Gli spazi decorativi tra le figure o di sfondo, non vogliono esprimere significati precisi ma hanno il compito di contribuire a "creare quello stato necessario nel cuore affinché siamo in grado di accogliere queste parole che ci sono comunicate dalle figure". Guardando il mosaico del Battistero, come generalmente accade per tutti i mosaici realizzati dall'artista Rupnik, non ci si stanca mai di osservare e scoprire. L'osservazione genera nuove intuizioni e nuovi messaggi che si ricollegano alle Scritture. "L'osservatore- scrive l'artista- ricerca sempre qualcosa e sarà sempre attirato da qualcosa. E così il ruolo degli spazi non figurativi assume la funzione di “occupare” l’occhio, di "rubare l’attenzione". Lo spettatore comincia a sperimentare un clima, uno stato d’animo bello, buono, disponibile, si crea-ricorda l'artista- una disposizione che lo rende in grado di capire e accogliere il discorso, la figura. I flussi della materia, di luce, di colori, di sole, di pietre servono per creare un clima, per creare uno stato d’animo, qualcosa di bello per l’occhio, qualcosa che piace guardare. Se questi spazi decorativi sono veramente armonia, cioè concordia dei diversi elementi, agiscono sull’uomo come qualcosa di vivo, perché le cose unite sono sempre espressione di una realtà viva. La concordia e l’armonia sono espressione dell’amore, perché solo l’amore è capace di creare la comunione dei diversi.". E' questo un concetto rivoluzionario e attuale: concordia e armonia sono il riassunto dell'amore e questo crea la comunione dei diversi.
Il Colore: Protagonista della meraviglia.
Il rosso indica il divino. Rossa è la sfera che raffigura la pienezza di Dio che ruota attorno a questa simbolica mandorla. Rosso è il colore che circonda l'Agnello, che raffigura Cristo liberatore dalla schiavitù del peccato.Tendenti al rosso sono alcuni tasselli che impreziosiscono la Gerusalemme Celeste,quasi ad indicare il divino che ormai si è concretizzato nella nuova Umanità redenta; il blu simboleggia invece l'umano, "un fiume d'acqua viva limpida come cristallo.."(Apocalisse cap 22,1) che sgorga dalla Fonte della Vita che ha origine dal trono di Dio e dell'Agnello è raffigurato con pietre dalla tonalità chiara, che procedendo verso il basso accentuano i colori che si fanno più blu, perchè la salvezza rivolta agli esseri umani li purifica rendendo gli esseri umani redenti umanità nuova. Anche il grembo di Maria è di una tonalità di azzurro e simboleggia la creatura umana grazie alla quale il mistero dell'incarnazione si è reso possibile, mentre il manto è rosso a ricordare la purezza divina della Beata Vergine, Madre di Dio e creatura umana perfetta piena di Spirito Santo; poi c'è il verde che simboleggia il Creato, nell'opera questo verde circonda le mani del Battista e potrebbe indicare questa "creazione" di una umanità nuova che nasce dal Battesimo. Verde scuro è anche il mantello del "precursore di Cristo". Il bianco è ovunque, raffigura lo Spirito che pervade ogni essere, ogni angolo del creato, dalle sfere più alte della volta celeste alle pietre, fino al bianco purissimo dei ciottoli che formano il manto lanoso dell'Agnello; l’oro, simbolo di santità e fedeltà di Dio, espressione di perfezione e luminosità. La Gerusalemme Celeste è santa e fedele al suo Dio e brilla nel giorno della vittoria finale, realizzatasi attraverso la redenzione di Cristo. 
Nel mondo trasfigurato, tutto parla ormai della Gloria di Cristo che trionfa e si mostra in aspetto di Agnello nella Gerusalemme celeste, dove il sole è scomparso e non è più la luce. Ormai l'Agnello posto al centro della raffigurazione risplende e illumina tutto, perchè è esso stesso "luce del mondo"
Le Pietre: simbolo dell'Umanità che nella Comunione compone la bellezza, ritrova l'amore e sperimenta la santità. 
Padre Rupnik utilizza materiali diversi dalle pietre e marmi o graniti, agli smalti (cioè una miscela fatta artificialmente solo per i mosaici). Le pietre provengono da ogni parte del mondo e concretamente rendono l'opera una espressione di quel concetto di "concordia e armonia riassunto dell'amore" del quale avevamo accennato in precedenza e che sta alla base dell'attività formativa del Centro Aletti. La diversità concretizza la comunione, come i diversi artisti che hanno lavorato all'opera si sono messi insieme in una comunione tra diversi finalizzata alla realizzazione di un progetto comune di bellezza, così anche le pietre diverse e provenienti da ogni angolo della Terra compongono un'opera comunitaria. Il travertino chiaro viene ad esempio dall’Italia, l'onice dal lontano Afghanistan, il travertino rosso giunge dalla Turchia, quello bianco dalla Grecia. Ci sono pietre provenienti dal SudAmerica e dalle Indie. Pietre diverse, grandezze diverse, tagli diversi, non c'è nulla che sia identico all'altro,diverse per misura e qualità: alcune opache altre lucide, alcune povere, altre ricche e preziose, semplici e di colori intensi o pastello. 
La metafora è chiara, l'intera opera è frutto di una umanità di diversi e questa diversità trova nella comunione e nella condivisione, occasione di dare vita ad un'unica opera di bellezza che concorre a costruire l'amore e in questo "riassunto d'amore- del quale scrive Rupnik- rimane in Cristo per la Risurrezione" .
Con Rupnik la materia si trasforma in scenario della rivelazione dell’amore di Dio.
Nel mosaico la materia esprime la sua forza, la sua vita con la sua volontà di partecipare alla comunione delle persone. "Perciò-spiega l'autore- la materia sulle pareti esprime il suo dinamismo e il suo orientamento verso il volto. Quando la materia vive è luminosa, quando è luminosa è entrata nell’amore ed è diventata corpo. Quando un corpo si mette a servizio dell’amore si concentra nel volto e il volto rimane una memoria perenne". Ed è appunto un'opera perenne quella di Acquedolci, un capolavoro prezioso che va attentamente studiato e compreso perchè possa ispirarci tutti ad una crescita concreta della fede costruita attraverso la bellezza che trasmette l'amore che ci avvicina al divino e ci consente, uscendo fuori da questo edificio, la possibilità di cominciare a costruire  da subito un'umanità migliore.

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